Recensione di Laura Salvadori
Autore: Sandrine Destombes
Traduzione: Maurizio Ferrara
Editore: Rizzoli
Genere: thriller
Pagine: 320
Anno di pubblicazione: 2020
Sinossi. “Signora, scenda dall’auto”. Sono due ore che il tenente Perceval Benoit della gendarmeria di Crest, villaggio storico nel cuore della Drôme, aspetta seminascosto nella boscaglia che qualcuno superi i limiti di velocità. Adesso la Peugeot 205 è ferma davanti a lui, finalmente, e questa scena esatta, unita agli istanti immediatamente successivi, rimarrà per sempre impressa nella mente di Benoit. La conducente, infatti, invece di ubbidire all’ordine, ingrana la marcia e si dà alla fuga, ma al primo tornante sfonda il guardrail e precipita in un fossato. Per lei, la morte è istantanea, ma l’altra passeggera, una bambina di otto anni di nome Léa, è ferita gravemente e portata all’ospedale. Di lì a poco, nello stesso bosco, a poche centinaia di metri, il corpo di un uomo viene rinvenuto sulla sponda del fiume Drôme. Una vittima sconosciuta, una bambina in coma, un cadavere privato degli occhi: è questo il macabro elenco del rapporto che Benoit consegna alla squadra di esperti della gendarmeria nazionale, arrivati nella cittadina per fare luce sul caso – anzi, su quei casi apparentemente scollegati tra loro, che in comune sembrano avere soltanto un luogo: il monastero di Crest, sorta di eremo staccato dal mondo, dove da anni la sessantenne Joséphine Ballard offre riparo e conforto alle sue ospiti, tutte donne spezzate, gravate da un passato doloroso, vegliando su di loro al pari di un’agguerrita mamma aquila. La scrittrice lanciata nell’universo del nero francese da Michel Bussi conferma le sue abilità narrative dando forma a un’indagine dall’architettura complessa in cui l’assolata campagna francese si tinge ancora una volta di sangue.
Recensione
Volendo dire subito cosa mi ha colpito di questo romanzo di Sandrine Destombes è l’atmosfera.
Quella che si respira, quella si percepisce, quasi profumata e non mancante di fascino. Flautata, leggera, luminosa. Come lo è la Francia stessa e la sua lingua, musicale e leggiadra, che si assapora nei nomi dei personaggi e delle località. “Nel monastero di Crest” non poteva che essere ambientato qui, dentro ad una campagna sonnolenta, nella quale si stenta davvero a immaginare scene di morte e di aberrazione. Tra foreste, strade deserte e piccoli centri dove tutti si conoscono, dove sembra non accadere mai nulla.
Questo lo sa bene Percival Benoit, un gendarme alle prime armi, che sognava una carriera adrenalinica agli apici dei servizi speciali e che si ritrova, invece, a controllare il traffico stradale, rintanato dietro un cespuglio in attesa che qualche automobilista si decida a superare i limiti di velocità.
Sarà che è abituato a starsene un po’ in disparte, anche a causa del nome pomposo e improbabile che si ritrova a portare. E anche perché Percival Benoit in vita sua di drammi ne ha già vissuti abbastanza e porta appresso un peso che diventa sempre più opprimente.
E poi, Percival, è un mite. La sua bontà e il suo candore sono incisi sulla sua pelle e in paese, a Crest, questo lo sanno tutti e non mancano spesso di farglielo notare, con battutine ammiccanti e sarcastiche, che Benoit, tuttavia, incassa senza ribellarsi troppo, consapevole che il suo contegno debba essere pari alla divisa che indossa con ammirevole orgoglio.
Ma quel giorno di primavera, nel bel mezzo del ponte del Primo Maggio, Benoit ancora non sa quale tempesta si stia per scatenare, quando alza la paletta per fermare una Peugeot 205 che procede a stento sull’asfalto deserto. Sarà a partire da questo evento apparentemente privo di alcuna rilevanza che Benoit vivrà un’incredibile avventura, che lo porterà a lavorare a strettissimo contatto con un corpo speciale di Polizia, gli “Esperti” e a cercare di agguantare finalmente il sogno di diventare uno di loro.
Inutile dire che per me Percival Benoit diventerà immediatamente l’anima del romanzo. Un personaggio adorabile, costruito senza tralasciare niente. Che mi ha conquistata immediatamente con la sua ingenuità, la sua freschezza e il suo desiderio di mettersi in luce.
Benoit rimarrà in cima alle mie preferenze per tutto il romanzo, che, a dire il vero, non annoia affatto: la trama è così articolata, i colpi di scena così frequenti e gli interrogativi non mancano.
Si legge e ci si interroga continuamente su chi sia il responsabile di quelle morti e soprattutto su quale sia il movente. E mentre quest’ultimo aspetto si rende via via sempre più chiaro, trovare il killer sarà difficile, perché la matassa da sciogliere si fa sempre più intricata.
Insomma, un vero giallo che Sandrine Destombes domina sempre, con la sua penna arguta, fantasiosa e fluida.
Il disegno che si andrà formando sarà decisamente sorprendente e, non lo nascondo, non privo di un certo fascino! E a lettura finita, vi garantisco che vi scapperà un sorriso! Sempre che siate appartenenti al genere femminile!
Non conoscevo questa autrice e ne sono rimasta favorevolmente colpita!
L’accostamento che viene fatto con Michel Bussi, che l’ha lanciata verso il successo, è quanto mai azzeccato, proprio per la capacità dell’autrice di creare trame complesse ma, al tempo stesso, perfettamente coerenti e intrise di una loro musica incantatrice.
Una menzione speciale, torno a dire, va al personaggio di Percival Benoit, davvero ben pensato e ottimamente costruito. Benoit è il tipico personaggio un po’ strampalato, che si accosta alla scena con titubanza ma ne diventa, indiscutibilmente, l’attore principale, proprio per i suoi piccoli difetti e per le sue amabili insicurezze. Lo adorerete, ne sono certa e spererete, con me, in un suo futuro coinvolgimento nei prossimi romanzi di Sandrine Destombes.
Dunque, nella speranza che questa brillante autrice francese accolga il mio modesto suggerimento, vi lascio alla lettura, consapevole di avervi dato ben pochi appigli riguardanti la trama.
Ma del resto, con una trama così articolata, basta un niente per rovinare la sorpresa di questo racconto serrato da cui non sai mai cosa devi aspettarti.
Sandrine Destombes
Sandrine Destombes è nata a Parigi nel 1971. È autrice di romanzi polizieschi e con I gemelli di Piolenc, suo quinto romanzo, si è guadagnata il prestigioso premio VSD RTL 2018 per il miglior thriller francese, presieduto da Michel Bussi.
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