A cura di Fiorella Carta
La leggenda del pianista sull’oceano è un film del 1998 diretto da Giuseppe Tornatore, tratto dal monologo teatrale Novecento di Alessandro Baricco.
Trama
Lingua originale: inglese
Paese di produzione: Italia
Anno: 1998
Durata: 165 min
Genere: drammatico
Regia: Giuseppe Tornatore
Soggetto: dal monologo teatrale Novecento di Alessandro Baricco
Sceneggiatura: Giuseppe Tornatore
Produttore: Francesco Tornatore
Distribuzione in italiano: Medusa
DistribuzioneFotografia: Lajos Koltai
Montaggio: Massimo Quaglia
Effetti speciali: Renato Agostini, Franco Ragusa
Musiche: Ennio Morricone
Scenografia:Francesco Frigeri
Costumi: Maurizio Millenotti
Interpreti e personaggi
Tim Roth: Danny Boodman T.D. Lemon Novecento
Pruitt Taylor Vince: Max Tooney
Mélanie Thierry: ragazza
Heathcote Williams: Dr. Klauserman
Bill Nunn: Danny Boodman
Clarence Williams III: Jelly Roll Morton
Peter Vaughan: negoziante
Niall O’Brien: capitano di porto
Gabriele Lavia: contadino friulano
Harry Ditson: capitano Smith
Vernon Nurse: maestro Fritz Hermann
Norman Changer: discografico
Angelo Di Loreta: il cuoco
Alberto Vasquez: macchinista messicano
Kevin McNally: senatore Wilson
Easton Gage: Novecento a 4 anni
Cory Buck: Novecento a 8 anni
Michael Supnick: trombonista della band
Roger Monk: macchinista irlandese
Recensione
Il cammino del racconto di Baricco dal teatro è approdato in libreria prima e al cinema poi. Tutte le volte che decido di riguardare questa pellicola prendo quel prezioso, piccolo monologo e lo tengo in mano, lo apro e leggo in silenzio, doppiata dal narratore del film, da quel trombettista romantico che racconta i suoi anni a fianco del miglior pianista al mondo.
Una fotografia meravigliosa, una musica indimenticabile di un maestro che ci ha lasciato da poco, Ennio Morricone, un eredità preziosa la sua che regala al film note sublimi, un viaggio che trascina mente e anima in una storia che Tornatore magicamente riporta sullo schermo senza cambiare una virgola, senza sbavare la magia dei momenti, le epifanie del finale
Tim Roth in grande spolvero, un Novecento coerente, eccentrico, malinconicamente pensieroso e sbadato, innocente.
Una storia in mezzo ad altre mille che inseguono il sogno Americano, che affrontano un viaggio di speranza, lasciando una terra per un’altra, mentre Danny Boodman T. D. Lemon Novecento la terra non la toccherà mai, perché il mare è il suo elemento, la musica il suo rifugio. Una musica unica, maestosa, che parla alle emozioni. E la scena finale, quel monologo che racchiude paure, infinità e metafore della vita, in cui Novecento si ostina a rimanere sul Virginian nonostante il suo segnato destino, ha in sé tutto il percorso del personaggio, che per sé non ha deciso alla sua nascita, ma lo fa nella sua morte, coerentemente impaurito dalla vastità di qualcosa che non può abbracciare con lo sguardo.
Interpretazioni uniche, scene poetiche o dissacranti, come il duello con Morton, rendono vivo ogni momento. Luci sfavillanti e lusso in prima classe, con facce impostate, fasulle e imbellettate e l’allegria e la speranza della terza classe che con Novecento suona e balla senza remore, accogliendolo come una famiglia.
Un cinema d’autore in ogni campo quindi, vincitore di svariati premi, vanto italiano ( a parer mio uno dei pochi contemporanei) e storia da riguardare ogni tanto, per tornare a sognare, per vedere con gli occhi di chi il mare non lo ha mai visto dalla Terra.