Il libro delle case




Recensione di Francesca Marchesani


Autore: Andrea Bajani

Editore: Feltrinelli

Genere: Narrativa

Pagine: 256

Pubblicazione: Febbraio 2021

Sinossi. A quante parti di noi siamo disposti a rinunciare per continuare a essere noi stessi? E soprattutto: dove abbiamo lasciato ciò che non ci siamo portati dietro? Quali case lo custodiscono in segreto o lo tengono in ostaggio? Per raccontare la vita di un uomo, l’unica possibilità è setacciare le sue case, cercare gli indizi di quel piccolo inevitabile crimine che è dire “io” sapendo che dietro c’è sempre qualche menzogna. Il libro delle case è la storia di un uomo – “che per convenzione chiameremo Io” –, le amicizie, il matrimonio nel suo rifugio e nelle sue ferite, la scoperta del sesso e della poesia, il distacco da una famiglia esperta in autodistruzione. La storia di Io salta di casa in casa, su e giù nel tempo, ciascuna è la tessera di un puzzle che si compone tra l’ultimo quarto del millennio e il primo degli anni zero: è giovane amante di una donna sposata in una casa di provincia, infante che insegue una tartaruga in un appartamento di Roma mentre dalla tv si rovesciano le immagini di Aldo Moro sequestrato e del corpo di Pasolini rinvenuto all’Idroscalo; è marito in una casa borghese di Torino, bohémien in una mansarda di Parigi e adulto in carriera in un albergo londinese; ragazzo preso a pugni dal padre in una casa di vacanza, e studente universitario buttato sopra un materasso; poi semplicemente un uomo, che si tira dietro la porta di una casa vuota. Costruito come una partita di Cluedo o un poliziesco esistenziale, Il libro delle case è un viaggio attraverso i cambiamenti degli ultimi cinquant’anni, nelle sue geografie, nelle sue architetture reali così come in quelle interiori, i luoghi da cui veniamo e quelli in cui stiamo vivendo, le palazzine di periferia degli anni sessanta, lo sparo che cambia il corso della storia, e il bacio rubato dietro una tenda. In un romanzo unico per costruzione, poesia e visionarietà, Bajani traccia il grande affresco di un’educazione sentimentale a metri quadri.

Recensione

Andrea Bajani, candidato al premio Strega con questo romanzo, che più che un libro è un insieme di immagini, quasi di fotografie. Tento di spiegarmi meglio, la prima particolarità di questo romanzo è che non ci sono nomi di persona.

I nomi sono in base alla funzione che svolgono i personaggi rapportandosi a Io, il protagonista. C’è Moglie, Madre, Sorella, Padre, e molti altri. Io ripercorre, non in ordine cronologico, la sua storia non attraverso gli eventi che ha vissuto ma nelle case dove hanno avuto luogo, con tanto di piantine catastali.

Un modo non convenzionale di raccontare una storia ma che, in un periodo storico, in cui siamo costretti a rimanere in casa per salvaguardare noi stessi e gli altri, ci fa capire quando una casa, quattro mura, possano in realtà diventare molto di più, a volte quasi tutto.

Come un regista Io ci racconta, per esempio, di una cena solamente attraverso i piedi sotto al tavolo, come se fossero loro i veri protagonisti che fanno conversazione.

Non risparmia anche gli avvenimenti di cronaca come il sequestro di Moro e il ritrovamento del corpo di Pasolini, ma come dicevo prima, senza usare i loro nomi solamente l’epiteto “Prigioniero” o “Poeta”.

Come ci ricorda questo libro e come sappiamo bene tutti, nelle nostre case possono accadere cose meravigliose e anche cose orribili. E poi cos’è “casa”?

Può anche essere una cabina del telefono o un ascensore, quando devi raccontare una storia.

A me questo libro ha fatto riflettere e ricordare. Ho cambiato poche case nella mia vita, per ora solo quattro, ma effettivamente sono rimasta molto affezionata a tutte, come se fossero protagoniste un po’ anche loro, di quello che facciamo succedere dentro come se fossero il letto del fiume dei nostri ricordi.

 

 

Andrea Bajani


Andrea Bajani è autore di romanzi e racconti, di reportage, opere teatrali e traduzioni dal francese e dall’inglese. Dopo aver collaborato con «L’Indice» e con l’Osservatorio Letterario Giovanile del Comune, è divenuto consulente editoriale per la casa editrice Codice. Nel 2003, per Pequod, esce Qui non ci sono perdenti. Nel 2005 approda a Einaudi con Cordiali saluti, storia di un giovane appena assunto che si trova a dover scrivere lettere di licenziamento che non sembrino tali e a farsi padre dei figli di un licenziato, affetto da tumore e impossibilitato a stare loro vicino. Nel 2006 esce il reportage Mi spezzo ma non m’impiego, viaggio-inchiesta nell’universo dei nuovi lavoratori precari. Del 2007 è il romanzo Se consideri le colpe, che vince i premi Super Mondello, Recanati e il Premio Brancati nonché il Premio Lo Straniero; nel 2008 è seguito il reportage Domani niente scuolaRicordiamo anche Ogni promessa (Einaudi, 2010) con il quale vince il Premio Bagutta; La mosca e il funerale (Nottetempo, 2012), Mi riconosci (Feltrinelli 2013), La vita non è in ordine alfabetico (Einaudi 2014), Un bene al mondo (Einaudi 2016), la raccolta poetica Promemoria (Einaudi 2017) e Il libro delle case (Feltrinelli 2021). Ha preso parte a diverse antologie fra cui Lettere In-chiostro (1999). Per il teatro è autore di Miserabili, di e con Marco Paolini, e di 18mila giorni. Il pitone, con Giuseppe Battiston e Gianmaria Testa. È autore dell’audiodramma La gentile clientela (Feltrinelli 2013). Suoi articoli sono pubblicati su giornali nazionali ed esteri come «La Stampa, «l’Unità», «il manifesto», il supplemento domenicale de «Il Sole 24 ore», «Libération».

 

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