Recensione di Matteo Maggio
Autore: Jeferson Tenório
Traduzione: Sara Cavarero
Editore: Mondadori
Collana: Scrittori italiani e stranieri
Genere: Narrativa
Pagine: 180
Anno di pubblicazione: 2021
Sinossi. Pedro è un giovane di Porto Alegre che, dopo l’uccisione del padre Henrique, insegnante in una scuola serale, per mano di un poliziotto ossessionato dai neri, ripercorre il passato della sua famiglia, legata alle credenze del candomblé, riflettendo sul significato di essere neri in una società fortemente razzista. Il presente si alterna al racconto della vita dei genitori, della loro infanzia e adolescenza, dei loro amori giovanili e del loro matrimonio complicato, naufragato quando Pedro aveva solo un anno. Fallimento dovuto in parte alla gelosia e possessività della madre e in parte all’incapacità del padre di accantonare le questioni razziali. Genitori amati mai però conosciuti fino in fondo, le cui vicende consentono al protagonista di raccontare un paese segnato dalle diseguaglianze razziali e da un sistema educativo e socioeconomico gravemente in crisi. La posta in gioco è la vita di un uomo scosso dalle inevitabili fratture esistenziali della sua condizione di nero nel sud del Brasile, un processo doloroso di resa dei conti, ma anche di redenzione, superamento e libertà. “Il rovescio della pelle” è un romanzo brutale e delicato al tempo stesso, acuto e poetico. Un libro che tratta la complessa questione identitaria, e lo fa coinvolgendo il lettore attraverso un’analisi del complesso rapporto padre figlio nel corso della storia, sia quella del Brasile, sia quella familiare e personale.
Recensione
Forte, diretto ed a tratti brutale. Mi sento di riassumere questo romanzo con i tre aggettivi citati poco fa. E voglio partire proprio da brutale.
Brutale è una società come quella brasiliana, ormai da troppo tempo preda di governi ed amministrazioni locali decisamente pessime, forse una delle società peggio messe dei paesi più popolari al mondo. Ce ne fa una fotografia molto precisa Jeferson Tenório con questo romanzo in terza persona. A parlare (per sé ma anche per tanti suoi connazionali) è Pedro, un ragazzo di Porto Alegre, profondo sud del Brasile, città storicamente famosa sì per il suo mare ma anche per un razzismo a tratti troppo dilagante.
Pedro ripercorre la storia della sua famiglia, dell’approssimazione in cui è cresciuto e di quanto il colore della sua pelle abbia influito sia nella sua vita che in quella, soprattutto, dei suoi genitori.
E’ una sorta di lettera lunga 180 pagine dove lo strazio e l’empatìa nei confronti del protagonista la fanno da padrone. Un agglomerato di situazioni al limite dell’umano come quando racconta che la mamma adottiva della sua si è fatta mettere incinta pur consapevole che il padre non sarebbe stato presente. Una sorta di Don Giovanni dalla personalità alquanto discutibile e dotato di una moralità tra le più basse mai sentite.
Pedro si rivolge per lo più a suo papà, un genitore come tanti, un insegnante dalla vita abbastanza tormentata a partire da un matrimonio naufragato dopo poco tempo. Troppo assuefatto dal razzismo lui, troppo irascibile lei.
Diretto perché il messaggio arriva chiaro e duro. Al lettore non vengono risparmiate diverse stilettate ed è impossibile, alla fine del romanzo, non chiedersi davvero in che tipo di società viviamo. Ed anche non fosse la nostra, come in questo caso, è altrettanto impossibile non provare tonnellate di solidarietà.
Forte perché Tenório non risparmia niente. Racconta tutto ciò che si deve nei più profondi dettagli dello spirito umano, usando un linguaggio semplice che descrive con particolare attenzione tutto quello che hanno passato Pedro, suo papà Henrique e milioni di brasiliani.
Se fosse possibile sarebbe un romanzo da far leggere nelle scuole durante le ore di educazione civica. Potrebbe cambiare la percezione della vita di molti giovani, un pò come ha fatto papà Henrique con i suoi studenti.
Mi permetto, infine, di darvi un piccolo consiglio: al termine della lettura del romanzo ascoltate il brano “Berimbau” di Astrud Gilberto. Vi farà arrivare in pochi istanti nel sud del Brasile. Ed ancora di più vi farà percepire il senso di malinconia e disagio che esprime un libro di questo tipo.
Jeferson Tenório
Jeferson Tenório: è nato a Rio de Janeiro nel 1977. Vive a Porto Alegre dove è dottorando in letteratura presso la Pontificia Universidade Católica do Rio Grande do Sul e professore di portoghese e letteratura nel sistema scolastico pubblico di Porto Alegre. Ha scritto due romanzi, oltre a racconti e testi teatrali. “Il rovescio della pelle” è il suo terzo romanzo.
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