Recensione di Loredana Cescutti
Autore: Luana Troncanetti
Editore: Frilli
Genere: Noir
Pagine: 208 p., R
Anno di pubblicazione: 2019
Sinossi. Ernesto vive un rapporto ormai logoro con la moglie depressa, il suo taxi è teatro di storie che si intrecciano a un delitto nella Roma “bene”. La vittima è uno scultore di fama internazionale, pochissimi avevano accesso all’appartamento dove viene ritrovato cadavere e nessuno ha un movente valido per torturarlo a morte. L’ispettore Paolo Proietti, a capo dell’indagine, intuisce che sta per sollevare un verminaio. La verità lo lascerà schifato, esausto e fragile come mai un poliziotto dovrebbe sentirsi. É un malessere che conosce fin troppo bene, lo rivive negli incubi che lo angosciano a quattordici anni di distanza da un caso in cui si è lasciato coinvolgere troppo. Ernesto e Paolo sono fratelli senza un filamento di DNA in comune, condividono tutto fin dal giorno in cui si sono incontrati sui banchi delle scuole superiori. Tutto, tranne un segreto che ciascuno nasconde all’altro: il poliziotto per non giocarsi il distintivo, il tassista perché è impossibile confessare al suo amico cosa lo torturi da giorni. Il silenzio viaggia nel mondo degli artisti malati, viziati e viziosi, e in quello dei ricordi che fanno male da morire, nella paura di non essere più abbastanza o di non averci provato a sufficienza, protegge i mostri e offende gli innocenti. Si spezzerà, poi, nella voce di una giustizia sommaria che non regala pace o reale assoluzione dai peccati, ma dignità a quanti sono costretti a macchiarsi le mani di sangue.
“Roma non la capisci se la respiri brevemente…”
Recensione
Ogni libro ha il dono e il potere di colpirti per un motivo particolare. Ti lusinga, ti irretisce, ti ammalia, ti racconta fatti fantastici, ti permette di vivere avventure mirabolanti, si prodiga di complimenti e per farla breve, non la smette più di raccontare. Di parlare.
In questo caso però tutto sarà diverso e il libro non farà nulla di tutto ciò che ho detto o meglio, a conquistarvi e a incuriosirvi non saranno le parole, bensì gli innumerevoli e densi silenzi. Tutti i non detti contenuti al suo interno, che assumeranno le sembianze di qualcosa di potente. E quando i silenzi del romanzo finiranno per colpirti, preparati, lettore, perché riceverai schiaffi in pieno viso e non avrai il tempo, in nessun modo, di difenderti.
“I silenzi di Roma” è carico di parole NON dette, di occasioni mancate, di rimpianti che trafiggono cuore e anima, di paura di ritornare a vivere e ancora sono ricchi di bugie e talvolta, anche di voglia di annullamento e di desiderio e bisogno di scomparire per sempre, così da non avvertire più quel pungolo nel cuore, che mantiene continuamente in vita quel dolore.
“Si appanna un po’, questo è vero. Ma è impossibile disorientare un dolore o accecarlo, chissà, lanciandogli contro una manciata di anni. Disinnescarlo con una sfilza di giorni fotocopiati, tutti con la stessa didascalia in calce al foglio: io ricordo tutto. Ha finto di guarire dalle sue ferite… ha fatto tutto ciò che doveva, incluso mentire.”
Paolo Proietti è questo, è la brutta copia di sé stesso, di ciò in cui crede, di ciò in cui ha sempre creduto, ma è bastata una disattenzione e la sua vita è cambiata per sempre. E’, in sostanza, un uomo che come un funambolo cerca di andare avanti, di giorno in giorno, ma non vivendo bensì celandosi dietro un distintivo e un carattere scontroso, perché ha paura di far soffrire ancora, chi potrebbe avvicinarsi troppo a lui.
“La sua lucidità di ispettore è innegabile almeno quanto l’opacità di uomo non solo sentimentalmente ottuso, ma anche superstizioso. Contraddizioni oscure, capitano persino ai migliori.”
Assieme a Ernesto, amico fidato, ci ritroveremo a viaggiare in un taxi, alla scoperta dei lati nascosti di una città sempre in allerta, mai completamente assopita, che è ricca di luoghi dove andare a nascondersi, per ritrovare sé stessi nella più completa tranquillità, pur non essendo mai realmente soli.
Luana Troncanetti scrive e incide ogni parola e ogni sentimento di questa sua storia. Una volta divenuti tuoi, questi silenzi non riesci più a dimenticarli e la colpa, se così si può dire, è tutta da ricercare nella passione che si nasconde dentro la scrittura di quest’autrice, che viene sprigionata attraverso le sue parole e, per il modo sapiente in cui lo fa.
Non illude, non regala, non abbellisce ciò che la vita, di suo, sappiamo non regalare mai a noi, senza farcelo pagare a caro prezzo in seguito.
Lei racconta di vite che si sono trovate davanti ad un bivio obbligato, difronte al quale, con lo stesso sentimento di dovere, si sono trovati costretti ad accettare ogni cosa, privati del diritto di scegliere.
Questi incroci, però, pesano e rovinano, si diffondono come un cancro nella mente e nel cuore e corrompono ogni cosa, anche la più bella. Ti tormentano, si prendono gioco di te fino a toglierti ogni resistenza, fino a farti venire meno la voglia di vivere.
Concederti di sopravvivere, potrebbe già essere troppo.
Temi importanti, ha scelto di mettere sul piatto Troncanetti, che non danno l’illusione di un’immediata soluzione, perché vi sono malesseri difficili da sradicare e spesso, sono sofferenze con le quali, in qualche modo, continuiamo a dare un senso, giorno dopo giorno, alle nostre esistenze.
Una scrittura che scotta come il fuoco e, che gela come il ghiaccio e questo è un merito per Luana, perché riesce a restituire ogni minima sensazione a lettore che prosegue imperterrito nella lettura, impaurito ma curioso, ben conscio che le scoperte successive potrebbe essere ancora più dure ma anche, che comunque lo stile e la pienezza delle sue parole finiranno per avvolgerlo come un grande abbraccio.
L’autrice ha dato vita a dei personaggi, per i quali avverti il forte senso di solitudine che chi per un motivo chi per l’altro, si portano addosso e che, li attraversa come un colpo di vento freddo dalla finestra, che andrà a causare loro ancora più male. Nel contempo però, vedi anche che ci provano in tutti i modi ad uscirne, e chissà che un po’ alla volta, nonostante la malinconia camuffata da battute beffarde fra amici e sfottò, magari non riescano a riemergere, anche aiutandosi, dal baratro che seppur per motivi diversi, condividono.
Apro e chiudo una parentesi che col lato noir non ha nulla a che vedere, ma quando parla di cibi, Troncanetti mi ha fatto venire l’acquolina in bocca e mi sembrava, di essere io quella che stava mangiando di gusto, avvertendone l’aroma, gli odori e i sapori.
Il dolore ti infila in una pelle diversa, ti riveste di volti sconosciuti, scolpisce lineamenti estranei finché non ti smarrisci in un’immagine oscura.”
A Paolo e a Ernesto dico: “Spero di leggervi presto!”
A voi che spero mi abbiate letta con piacere, semplicemente auguro buona lettura.
Luana Troncanetti
Luana Troncanetti: è nata e vive a Roma. Ama spaziare dalla scrittura ironica al noir. Pubblicazioni: Dal 2010 a oggi ha partecipato a numerose raccolte per Giulio Perrone, contribuito all’antologia Hai voluto la carrozzina? per Fabbri Editori, scritto umorismo per Comix, Homo Scrivens e Cento Autori. Fra le sue opere su Amazon, figurano due raccolte di racconti brevi: Gabbie e Agrodolce (già pubblicato nel 2016 da L’Erudita – Giulio Perrone editore). È fra gli scrittori che hanno collaborato alla Staffetta Letteraria Bimed 2017/2018, un meraviglioso progetto di narrazione collettiva che coinvolge studenti di ogni ordine e grado in storie scritte a più mani. Aprile 2018 – OFF viene pubblicato nell’antologia Delitti al Thriller Cafè – I Buoni Cugini editori (introduzione di Romano De Marco – partecipazione di Piergiorgio Pulixi). Maggio 2018 – Partecipa all’antologia Attesa frammenti di pensiero – Homo Scrivens (a cura di Brunella Caputo) con il racconto breve Bella a metà.
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