Recensione di Sabrina De Bastiani
Autore: Valeria Corciolani
Editore : Amazon Publishing
Genere: thriller
Anno edizione: 2021
Pagine: 301 p., Rilegato
Sinossi. Né movente né testimoni per la nuova indagine di Jules Rosset e una Alma sempre più riluttante
All’alba di un giorno di maggio, il corpo di un uomo viene trovato tra i binari della stazione di Chiavari, dilaniato dal treno merci delle 4.43. Quando l’ispettore Jules Rosset si prepara a seguire l’iter richiesto nei casi di suicidio, qualcosa di stonato lo mette in allarme. A complicare la situazione c’è l’Alfonsina, ricoverata in un centro di riabilitazione cardiologica dopo un piccolo intervento. In uno slalom vorticoso tra vedove aspiranti investigatrici, prostitute sensibili e formiche anarchiche, grazie allo sguardo risolutivo di Alma Jules arriverà alla verità. Ma le ultime settimane hanno scavato in lui un crepaccio tra il “prima” e l’“adesso”: adesso che ha ripreso in mano la sua vita, adesso che Alma ha fatto la sua scelta, adesso che lui non sa più quello che vuole. Forse ha solo bisogno di tempo, perché, si sa, il tempo fa le pietre, e perciò saprà anche smussare gli spigoli, spazzare i dubbi e arrotondare le attese.
RECENSIONE
Ne “Il tempo fa le pietre” come nei precedenti volumi, conosciuti dai tantissimi affezionati ed appassionati lettori, come quelli della serie di Alma e Jules, a proposito, eccoli …
“ (…) be’, devo ammettere che sei stato l’imprevisto migliore che mi potesse capitare, sì.”
“Lo pensi sul serio?” si volta Jules. “No, perché pure per me è così, ma se lo dici solo per farmi piacer ..”
“ (…) l’ho detto perché lo penso, ma se preferisci me lo rimangio e bon.”
Jules fa di no con la testa e molla il suo sorriso sghembo.”
Valeria Corciolani mutua il titolo del suo romanzo da un proverbio che, si scoprirà leggendo, è di fatto il core business della vicenda sia umana che investigativa.
La serie, perlomeno allo stato attuale dei progetti dell’Autrice, finisce qui, ma il proverbio no.
Il tempo fa le pietre, si dice infatti, ma poi le divora.
Così va a chiudersi la massima, e trovo ciò quanto mai pertinente e suggestivo, applicato alle pagine che ci consegna Corciolani.
Con il tempo, infatti, si sedimentano i rapporti, come roccia da granelli di sabbia, con il tempo si costruiscono legami così come edifici.
Ed è questo che la scrittura sensibile, deliziosamente ironica e veracemente profonda di Valeria Corciolani ha fatto con il tempo. Ha costruito una serie che, volume dopo volume, si è fatta pietra, nel senso più bello e ampio che può rivestire questo termine.
La pietra che raccogli sulla sabbia alla fine dell’estate, che ti ha innamorato per la sua forma, o per come è screziata, o per la particolare levigatezza, la stringi nel pugno e la conservi nel cassetto, portandotela comunque dentro, come questo romanzo ed i suoi abitanti.
Ma poi le divora, si diceva pocanzi.
E qui entro nel merito del narrato.
Si divorano queste pagine, tanto che dipanare la matassa di un suicidio così pieno di ombre da assomigliare, troppo, ad un delitto, toglierà il fiato, invogliando, come accade ai personaggi, a sedere su uno scoglio fronte mare, respirare salsedine e sbrigliare le idee e le congetture, il cervello è ancora lì che macina a elaborare il tutto, stimolate da una trama frizzante come un buon rosso vivace, il cui bouquet si svela poco a poco e porta alla fine, sorpresi ed appagati dalla piega degli eventi che ha saputo ideare e gestire Corciolani.
Lasciandoci una volta di più armati di certezze invincibili.
Ossia che occorra sempre dare retta ad Alfonsina, che Carlo Messi sia un uomo maiuscolo, che La Rouge sia uno dei personaggi femminili, anzi dei personaggi punto, più meravigliosamente umani, e grondanti umanità non scontata, che abbia mai letto.
Che Alma e Jules ci mancheranno forte. Tanto che, anche se qui li salutiamo a parole, poi, dopo tre passi ci blocchiamo, facciamo dietrofront, ci pariamo davanti a loro e senza preavviso li agguantiamo abbracciandoli stretti …
Jules rimane senza fiato, l’unico contatto intimo con Alma è stato qualche pat pat di consolazione sulla spalla e niente di più, infatti ricambia goffo e imbarazzato, travolto dal moto di affetto e commozione che sente tracimargli dal petto e , porca vacca, pure dagli occhi inopportuno e ingestibile…”
(…) e niente, forse Alma ci conosce meglio di quanto vogliamo ammettere noi stessi, ecco.
Valeria Corciolani
Valeria Corciolani è nata e vive a Chiavari, con marito, due figli, un geco e un gatto di nome Elwood, in onore del personaggio dei Blues Brothers. Laureata in Belle Arti, lavora come grafica/illustratrice e conduce corsi nelle scuole per avvicinare i bambini all’arte e alla creatività. Si occupa di fotografia, allestimenti e complementi di arredo in eco-design. Zitta zitta, si mette a scrivere e nel 2010 pubblica per Mondadori il suo primo romanzo, Lacrime di coccodrillo (riproposto da Emma Books). Nel 2012 si cimenta con il racconto Il Gatto, l’Astice e il Cammello (Antologia “Giallo Panettone”, Mondadori, ora Emma Books) e si diverte così tanto che ne scrive un altro, Mephisto (Antologia “Animali noir”, Falco Editore). Con Emma Books pubblica Il morso del ramarro (finalista al Premio internazionale di letteratura Città di Como 2015), il racconto Pesto dolce – la ricetta della possibilità e La mossa della cernia. In Il tempo fa le pietre tornano la colf e l’ispettore che hanno conquistato i lettori in Acqua passata, Non è tutto oro, A mali estremi, E come sempre da cosa nasce cosa e Peggio per chi resta (Amazon Publishing).
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