Recensione di Loredana Cescutti
Autore: Eloìsa Dìaz
Traduzione: Annalisa Carena
Editore: Piemme
Genere: Giallo
Pagine: 300 p., R
Anno di pubblicazione: 2021
Sinossi. Una giovane donna scomparsa nel nulla. Un’Argentina divisa tra passato e futuro. Un giallo forte e intenso, come l’amato café cortado dell’ispettore Alzada. È il 19 dicembre del 2001, e per l’ispettore Joaquín Alzada quella non sarà una giornata come le altre. L’Argentina è stravolta da una delle crisi economiche più gravi di sempre, e per le strade di Buenos Aires, tra i manifestanti che minacciano di raggiungere la Casa Rosada e le forze di polizia dispiegate per fermarli, dilaga il caos. In quel clima di fervore, per l’ispettore è impossibile non ripensare ai terribili giorni del 1981, quando il regime militare portava via gli oppositori politici dalle loro case, ‘desaparecidos’ in una notte, mentre le ‘Madres’ si riversavano in Plaza de Mayo. Alzada, all’epoca un promettente giovane poliziotto, aveva provato sulla propria pelle il dolore di vedersi portare via qualcuno che si ama, e non poter fare niente per impedirlo. Gli anni sono passati e Joaquín, ormai prossimo alla pensione, ha imparato a rimanere a galla, andando avanti a testa bassa. Ma quando inizia a indagare sulla scomparsa della rampolla di una delle famiglie più ricche della città, grazie all’aiuto del giovane collega Orestes Estrático e ai geniali suggerimenti della moglie Paula (è lei, si ripete sempre Joaquín, che avrebbe dovuto fare la detective), Alzada scopre che dietro quel mistero si nasconde qualcuno di potente, uno di quelli considerati intoccabili. E, questa volta, l’ispettore non ha intenzione di restare in silenzio. Sullo sfondo di una Buenos Aires ribollente di rabbia e passione, Eloísa Díaz ci presenta Joaquín Alzada: scontroso, irascibile, non esattamente amante delle regole, costretto a fare i conti con un passato in sospeso e un mondo che cambia – ma, forse, non poi così tanto.
“La persona scomparsa è un’incognita. Non ha entità. Non è: non è morta e non è viva.”
(Jorge Videla – dittatore argentino in carica dal 1976 al 1981)
Recensione
“Sparire a Buenos Aires” è un libro di un certo peso, poiché per l’appunto è un romanzo, quindi la storia in sé, l’indagine è un qualcosa di costruito dall’autrice ma, è tutto ciò che si muove attorno che arriva in tutta la sua realtà ancora mai dimenticata.
Questo libro è un pezzo di storia, vero, reale, vissuto, un resoconto di ciò che è successo in un luogo di cui tanto si è parlato e dove molti dei nostri antenati hanno cercato rifugio e una vita migliore, più ricca più prosperosa e la voce della Dìaz, attraverso la sua scrittura, ci riporta con la memoria proprio nel momento in cui le cose hanno invece, hanno preso una piega completamente diversa, dove parlare era pericoloso, agire era un qualcosa di inaudito e dove anche pensare ad alta voce, poteva decretare la fine di un essere umano e della sua intera famiglia.
“Meno di cinquant’anni prima, l’Argentina aveva rappresentato la terra promessa per tanti immigrati europei ansiosi di lasciarsi la miseria alle spalle senza guardarsi indietro. Ora la situazione si era rovesciata, e chiunque potesse dimostrare di avere un parente – un dimenticato prozio galiziano, nel caso di Alzada – chiedeva un visto e andava via.”
“1981” e “2001”, due anni diversi ma che per l’Argentina rimangono indelebili nella memoria. Il primo perché racconta dei “desaparecidos” di cui tutti noi abbiamo sentito parlare, di cui tanto si è detto ma purtroppo dove ancora non tutto si è saputo mentre il 2001, sarà ricordato come un anno di profonda crisi economica che si trasformerà di pari passo nell’ennesima crisi sociale per l’Argentina. Ancora una volta, il paese verrà colpito dalla povertà, dalla miseria e tutto sommato anche a livello di leggi tutto apparirà un po’ confuso, a partire dalla percezione diffidente nei confronti della polizia, non completamente pulita e cristallina negli intenti e dove non si potrànutrire fiducia in nessuno, si ripiomberà nella paura di raccontare, proprio perché malcontento e sfiducia ormai avranno di nuovo preso il sopravvento su tutto.
In questo quadro si collocherà Joaquin Alzada, ispettore di polizia dal carattere ruvido e insopportabile, amante dei libri che raccontano di Montalbano, allergico a certe forme di obbedienza che vanno fuori da quelli che sono i suoi personali principi, ma che di giorno in giorno, dal 1981 cerca di reprimere, quando possibile, pur di condurre una vita monotona e tranquilla con la moglie, sognando il momento dell’attesa pensione, che seppur vicina, a causa della violenta crisi economica rischia di protrarsi nel tempo.
La scrittura di Eloìsa Dìaz è rovente, non risparmia nulla, scatta la fotografia di alcuni fra i momenti più bui e più duri vissuti da questa terra infuocata, dove diritti e pietà verranno meno e ove, veramente in pochi saranno quelli a cui ancora sarà concesso di vivere e comunque, di poterlo fare con quel minimo di dignità, senza doversi abbassare a chiedere, a mendicare o ad accettare forme disottomissione solo per aver diritto ad un pasto e anche e soprattutto, per aver salva la vita.
Perché diciamocelo, lo stesso Alzada ce lo dimostrerà con i fatti, nel 1981 c’erano stati i “desaparecidos” ma nel 2001 non è che le cose andassero tanto meglio. In una società dove chi aveva più potere aveva il diritto di vita e di morte su tutti gli altri, anche se in modo diverso, avevaancora anche il poter di far scomparire chiunque al di sotto della sua cerchia.
“Alzada represse l’istinto di urlare. Nella sua vita aveva imparato a contare un sacco di cose: il numero di litigi che aveva avuto con Paula; il numero di dollari su cui potevano fare affidamento fino alla fine del mese; il numero di cadaveri che aveva visto all’obitorio e in strada; il numero di giorni, poi settimane, poi mesi, poi anni, in cui suo nipote aveva vissuto senza un padre. A differenza di altri argentini, non aveva mai dovuto contare i poliziotti. Questo diceva di lui più di quanto Alzada fosse disposto ad ammettere.”
Con quest’autrice, da subito, ho avvertito un feeling particolare, sia per il modo di raccontare che per come ha sapientemente costruito i suoi personaggi, facendoli aderire perfettamente ai due diversi contesti storici, senza abbellire ciò che non sarebbe risultato credibile e donando loro una certagenuina autenticità.
Non è stato sicuramente semplice raccontare la verità, pur riuscendo a dare un ritmo narrativo tale al romanzo, tanto da renderlo un qualcosa da non voler lasciare e introducendo, qua e là, qualche bolla d’aria, breve ma efficace per dare a noi e ai personaggi almeno lo spazio di un respiro senza però eccedere trasformandolo in un giallo comico che è ben lungi dall’essere.
In conclusione, per me è stata sicuramente una lettura trascinante, che mi ha offerto spunti di riflessione in più sulla storia di una terra in continua evoluzione che speriamo riesca, quanto prima a trovare maggiore tranquillità dal punto di vista sociale e, inoltre, mi ha fatto conoscere un personaggio sopra le righe dove, in questo caso, essere “alternativo” ha un grande valore umanoanche se non può mostrarlo per il bene suo ma soprattutto della sua famiglia.
Chissà però, che nonostante tutto, grazie alla sua caparbietà e alla sua voglia di “reale” giustizia, oltre ad un nuovo possibile e valido alleato, riesca ad ottenere almeno qualche piccolo segnale positivo portando verità a chi la sta cercando.
“… Joaquin era stanco. Cominciava a sentire il peso di tutti i segreti che aveva accumulato in oltre quarant’anni di matrimonio. Se ci fosse stato un modo di tirarli fuori senza turbare il loro delicato equilibrio. Un’offerta all’altare del Dio della convivenza.”
Buena suerte Inspector Alzada!
Eloìsa Dìaz
Eloìsa Dìaz: È nata a Madrid nel 1986 da genitori argentini. Avvocato di formazione, ha vissuto in molti Paesi e studiato alla Columbia University a New York e alla Sorbona a Parigi. Questo è il suo primo romanzo, un debutto che è stato conteso dai principali editori europei e americani, scritto originariamente in inglese – una delle sue tante seconde lingue – e ambientato in quell’Argentina che ha più volte visitato, ma di cui i suoi genitori non hanno mai voluto parlare. Nel corso del 2021 il romanzo sarà pubblicato in Inghilterra, USA, Francia, Spagna, Germania.
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