Recensione di Giuseppe Tursi
Autore: Anthony Burgess
Traduzione: Marco Rossari
Editore: Einaudi
Genere: narrativa
Pagine: 280
Anno di pubblicazione: 2022
Sinossi. La storia di Alex, della violenza che si porta dentro e di quella del mondo cinico e ottuso che pensa di poterlo curare. Un grande classico contemporaneo, terrificante e meraviglioso.
«Per molti versi il libro sono io: perché quello che scriviamo riguarda molto quello che siamo. E il libro rivela una battaglia interiore con questa idea: quella del male. Non solo il male, ma il pericolo di provare a correggerlo. In linea di massima sono molto scettico riguardo all’uso del potere per cambiare gli altri. Alla fine noi, in quanto esseri umani, dobbiamo scendere a patti da soli con il dilemma del bene e del male, di ciò che è giusto e sbagliato, come di qualsiasi altra cosa. Dio non lo farà al posto nostro. Se un Dio c’è, è un Dio sovrumano: a lui poco importa delle motivazioni umane. Anche se al mondo non ci fossero più esseri umani i principî del bene e del male continuerebbero a esistere. Non credo che tra duemila anni, sempre se esisterà ancora, il mondo sarà meno malvagio, o meno buono. Il conflitto non finisce mai.» (Anthony Burgess)
Prefazione di Martin Amis. A cura di Andrew Biswell. Completano il volume un glossario, un’appendice di testi inediti dell’autore, alcune pagine annotate del manoscritto originale. Nuova traduzione di Marco Rossari.
Recensione
Arancia meccanica è il libro che ha portato alla consacrazione lo scrittore inglese Anthony Burgess, grazie anche alla sua trasposizione cinematografica, diretto dal grande regista Stanley Kubrick.
Arancia meccanica non è un romanzo semplice da leggere, a causa delle scene di “ultraviolenza” presenti già nelle prime pagine del libro.
Dal primo capitolo veniamo proiettati nella vita di Alex, protagonista e voce narrante del romanzo. Quindicenne, amante della musica classica e della violenza. Alex assieme ai suoi drughi (Pete, Georgie e Dim), passa le serate alla latteria Korova, dove i frequentatori bevono latte con aggiunta di mescalina e altre sostanze stupefacenti. Fatto il pieno, vagano per la città compiendo furti, pestaggi, abusi sessuali di una violenza estrema. Burgess non si è risparmiato nel descrivere gli atti di brutalità compiuta da Alex e i suoi drughi.
Il tutto è raccontato dal punto di vista del protagonista, utilizzando un vocabolario molto particolare chiamato nadsat. Infatti, Burgess – che nella sua vita è stato glottoteta, oltre che poeta, drammaturgo, sceneggiatore, giornalista, saggista e traduttore – ha ideato una vera e propria lingua, la quale trae la sua origine da un miscuglio di inglese, russo, e altre lingue inventate dall’autore stesso. Ovviamente in italiano è stato fatto un lavoro di traduzione da parte di Marco Rossari davvero puntiglioso, aggiungendo anche onomatopee e ripetizioni per riuscire a dare un certo ritmo al testo.
“Anche le gazze erano vestite alla novellissima foggia, con parrucche viola e verdi e arancioni sopra il gulliver: ognuna, mi dava l’idea di costare almeno tre o quattro settimane della loro paga, in più avevano il trucco in tinta (ossia l’arcobaleno intorno ai glassi e la brotta pittata in lungo e in largo).”
Al termine della prima serata con Alex capiamo anche quanto il ragazzo sia suscettibile alla bellezza. Nella sua cameretta, mentre i suoi genitori dormono nella stanza di fianco, Alex ascolta Mozart e Bach. Rimane estasiato dalla loro musica celestiale, e proprio in questo momento, si riesce a scorgere un barlume di umanità nel ragazzo.
La vita di Alex cambia per sempre quando, per una rapina andata male ai danni di una vecchia signora, viene incarcerato e accusato di omicidio. Dopo una cura sperimentale, il ragazzo esce di prigione totalmente cambiato, incapace di commettere ogni tipo di violenza. Ed è proprio qui che Burgess vuole fare riflettere i propri lettori: ragionando su quanto sia importante per l’individuo umano il libero arbitrio, il poter scegliere sempre con la propria mente di fare del bene o del male. Una società che devia il pensiero dei propri cittadini, in maniera tale che così non possano più commettere atti di violenza, è nel giusto?
Temi importanti che ancora oggi, a distanza di sessant’anni dalla pubblicazione di questo romanzo, si fa ancora fatica a trovare una risposta.
“Non si chiedono mai quale sia la causa della bontà, e allora perché domandarselo di chi decide di scegliere altro? Se i liudi fanno i buoni è perché a loro piace, e io non mi sognerei mai di interferire con il loro piacere, ma allora vale anche per chi sceglie l’alternativa. Insomma io tendevo solo a fare una scelta diversa. Di più: la cattiveria appartiene all’io, al singolo, a te o a me odinocchi, e quell’io è fatto dal vecchio Pio o Dio che ne ricava grande orgoglio e radoia. Ma il non-io non può accettare la cattiveria, ossia costoro del governo e della giustizia e della scuola non possono permettere male perché non possono permettere l’io.”
Arancia meccanica dopo sessant’anni dalla sua prima pubblicazione rimane un libro attuale -basta osservare ciò che avviene nelle periferie delle nostre città- e porta con sé domande difficili, scomode, ed è per questo motivo che consiglio di leggere questo classico della letteratura contemporanea.
A cura di Giuseppe Tursi
instagram.com/giuseppetursi.libri
Anthony Burgess
(Manchester 1917 – Londra 1993) scrittore inglese. Pubblicista e critico (ha scritto, tra l’altro, una introduzione a Joyce, Ecco ognuno, Here comes everybody, 1965, nt), è noto soprattutto per i numerosissimi romanzi, tra i quali Letti d’Oriente (Beds in the East, 1959), Un’arancia a orologeria (A clockwork orange, 1962 da cui è stato tratto il film di S. Kubrick L’arancia meccanica), Il seme inquieto (The wanting seed, 1962), Visione degli spalti (A vision of battlements, 1965), Gli strumenti delle tenebre (Earthly powers, 1980), Notizie dalla fine del mondo (End of the world news, 1982). Al gusto dell’intreccio e della sperimentazione stilistica e di genere (biografie romanzate, saghe storiche e fantastoriche, satire a sfondo fantascientifico, fino a un cupo remake del romanzo orwelliano 1984), B. associa conservatorismo etico e politico, complicazioni religiose e psicoanalitiche.
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