Recensione di Sara Zanferrari
Autore: Emanuele Trevi
Editore: Neri Pozza
Genere: autobiografico
Pagine: 128
Pubblicazione: 28 maggio 2020
Sinossi. «L’unica cosa importante in questo tipo di ritratti scritti è cercare la distanza giusta, che è lo stile dell’unicità». Così scrive Emanuele Trevi in un brano di questo libro che, all’apparenza, si presenta come il racconto di due vite, quella di Rocco Carbone e Pia Pera, scrittori prematuramente scomparsi qualche tempo fa e legati, durante la loro breve esistenza, da profonda amicizia. Trevi ne delinea le differenti nature: incline a infliggere colpi quella di Rocco Carbone per le Furie che lo braccavano senza tregua; incline a riceverli quella di Pia Pera, per la sua anima prensile e sensibile, così propensa alle illusioni. Ne ridisegna i tratti: la fisionomia spigolosa, i lineamenti marcati del primo; l’aspetto da incantevole signorina inglese della seconda, così seducente da non suggerire alcun rimpianto per la bellezza che le mancava. Ne mostra anche le differenti condotte: l’ossessione della semplificazione di Rocco Carbone, impigliato nel groviglio di segni generato dalle sue Furie; la timida sfrontatezza di Pia Pera che, negli anni della malattia, si muta in coraggio e pulizia interiore. Tuttavia, la distanza giusta, lo stile dell’unicità di questo libro non stanno nell’impossibile tentativo di restituire esistenze che gli anni trasformano in muri scrostati dal tempo e dalle intemperie. Stanno attorno a uno di quegli eventi ineffabili attorno a cui ruota la letteratura: l’amicizia. Nutrendo ossessioni diverse e inconciliabili, Rocco Carbone e Pia Pera appaiono, in queste pagine, come uniti da un legame fino all’ultimo trasparente e felice,quel legame che accade quando «Eros, quell’ozioso infame, non ci mette lo zampino».
Recensione
Uscito nel 2020 per Neri Pozza, Due vite, vincitore del Premio Strega 2021, è un romanzo che azzarderei definire essenziale. Essenziale per la straordinaria rarefazione, poche parole, poche immagini, poche pagine, dove tuttavia trovi esattamente il tutto. Essenziale perché fondamentale: per conoscere di più Pia Pera e Rocco Carbone, i due scrittori protagonisti, morti ambedue prematuramente e ambedue grandi amici dell’autore, e per scoprire un modo sincero quasi impietoso di concepire l’amicizia, di viverla, di serbarla nel ricordo e nella concretezza.
Un romanzo unico nel suo genere, che però genere non ha, biografia, autobiografia, aneddotica, considerazioni, memorie, racconto…tanti generi in uno, srotolati con maestria e delicatezza, con una scrittura così intima e perfetta da farci sentire Pia e Rocco ancora vivi.
E forse (azzardo) è proprio questo che Trevi ha voluto farci provare: sentire quelle due vite, così importanti per lui, altrettanto vive e importanti per noi, due vite palpitanti, due individui così straordinariamente interessanti da diventare archetipi dell’amicizia, della scrittura, delle tragedie nascoste fra le pieghe degli affetti e degli amori, del vivere, del morire.
E il tutto si può, neanche a dirlo, condensarlo con le parole dell’autore stesso, quando, all’incirca a metà del viaggio fra le sue pagine, disvela il tutto:
“Scrivere di una persona reale e scrivere di un personaggio immaginato alla fine dei conti è la stessa cosa: bisogna ottenere il massimo nell’immaginazione di chi legge utilizzando il poco che il linguaggio ci offre. […] Perché noi viviamo due vite entrambe destinate a finire: la prima è la vita fisica, fatta di sangue e respiro, la seconda è quella che si svolge nella mente di chi ci ha voluto bene. E quando anche l’ultima persona che ci ha conosciuto da vicino muore, ebbene allora davvero noi ci dissolviamo, evaporiamo […]
mentre scrivo e fintanto che me ne sto seduto a scrivere, Pia è qui, la sua presenza è ingombrante come quella del tavolo, o della lampada.”
È così che la storia di una, due amicizie, tutto sommato personali (per quanto ci svelino tratti e avvenimenti curiosi per chi abbia amato i due autori protagonisti) diventa con molta naturalezza universale.
E un po’ come tutte le storie, fintanto che ci sarà qualcuno che racconterà di noi, noi resteremo eternamente presenti; fintanto che ci sarà qualcuno che ci ricorderà nel cuore, noi saremo per sempre vivi.
A cura di Sara Zanferrari
Emanuele Trevi
Emanuele Trevi è nato a Roma nel 1964. Collabora al Corriere della Sera e al manifesto. Tra le sue opere: I cani del nulla (Einaudi, 2003), Senza verso. Un’estate a Roma (Laterza, 2004), Il libro della gioia perpetua (Rizzoli, 2010), Qualcosa di scritto (Ponte alle Grazie, 2012), Il popolo di legno (Einaudi, 2015) e Sogni e favole (Ponte alle Grazie, 2019). Con Neri Pozza ha pubblicato Due vite (2020) vincitore della LXXV edizione del Premio Strega nel 2021.
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