Recensione di Marcella Labianca
Autore: Sonia Sacrato
Editore: Newton Compton Editori
Collana: Nuova narrativa Newton
Genere: romanzo giallo, noir
Pagine: 179
Pubblicazione: settembre 2021
Sinossi. 22 novembre 1956: le acque del Piave restituiscono il corpo della giovane Virginia. Nonostante dei lividi sospetti sul suo corpo, il medico legale certifica la morte per annegamento. L’ipotesi di omicidio è messa da parte dopo avere ascoltato la sorella della vittima e il caso viene archiviato come suicidio. Sessant’anni dopo. Cloe – una giovane insegnante di storia dell’arte – non riesce a dire di no alla richiesta della madre che vuole il suo aiuto per svuotare la vecchia casa della nonna, Clotilde, morta da poco. Lascia quindi Alba in compagnia di Pablo, il suo gatto, alla volta di Vas, in Veneto. Cloe non ha bei ricordi legati a Vas, né alla nonna: è decisa a tornare ad Alba prima possibile. Ma il paesino ha delle sorprese in serbo per lei. Una triste storia che riguarda la sorella della nonna, che Cloe ignorava. Un incontro con qualcuno che, da piccola, le ha fatto battere il cuore. Ma soprattutto soffitte che celano misteri e che accendono in lei un irrefrenabile desiderio di sapere. Aiutata da un carabiniere in pensione e dall’inconsapevole ma decisivo gatto, Cloe si lascerà travolgere da un’indagine che la porterà a scoperte davvero inaspettate.
Recensione
“Le vecchie case raccontano storie, e a volte segreti inconfessabili”
è il sottotitolo di questa storia, un intrigo con 2 protagonisti : una giovane donna ed il suo gatto.
Non è facile vivere una vita moderna quando le tue radici affondano nella cultura e nella tradizione di un piccolo centro tra le montagne.
Nascosto e protetto dalla natura silenziosa, Vas sembra urlare in tutto il romanzo.
Le urla chiedono di svelare il mistero, chiedono la verità su un brutto episodio accaduto tanti anni prima in questo apparentemente tranquillo borgo ormai popolato da poche anime.
La protagonista Cloe, ha passato la vita fuggendo, dalla sua famiglia, dalle sue origini, da sua nonna.
Dentro di sé serba un segreto inconfessabile, un episodio traumatico che ha segnato tutta la sua esistenza.
Ha sempre avuto difficoltà ad instaurare rapporti duraturi con l’altro sesso, il suo unico e vero compagno è Pablo, il suo amatissimo gatto.
La storia è un intreccio tra la vita che ha faticosamente costruito, la vita che vorrebbe e quella che tutti vorrebbero per lei.
Le consuetudini sono impedimenti alla serenità e tornando forzatamente lì dove è nata percorrerà questo tracciato pieno di ostacoli.
Tiferemo per lei leggendo ogni rigo di questa storia: Cloe, professoressa di storia dell’arte, è nomade per lavoro, cicciottella ed un po’ trasandata ma trasuda sex appeal e sesto senso e nulla sarà più come prima.
“Il cibo, il sesso e la mamma: le tre principali fonti del senso di colpa. Mi lascio cadere sul divano. Pablo sussulta e mi guarda stringendo gli occhi verdi con l’espressione da te possino, imparata durante l’anno alla Garbatella.”
“Ripesco le cuffie dalla tasca frontale della borsa e faccio partire L’aria sulla quarta corda di Bach, eseguita da una straordinaria violinista. Cammino e penso, come quando preparo una mia lezione. Cerco di ricollegare i fili del tempo, del contesto e della combinazione di entrambi. È come parlare di un quadro: non puoi limitarti alla storia personale dell’artista, devi inserire il tutto in una visuale più ampia, come la situazione politica, la vita del tempo, le usanze, la storia stessa dei colori scelti e usati. Può sembrare una parte noiosa della ricerca, ma è sempre stata la materia che ho amato di più. Porre al centro l’opera e poi costruirle attorno, tassello dopo tassello, l’intera scenografia di una vita. Perché l’arte non può prescindere dalla vita. La banalità delle dieci meno un quarto.”
“…camminare mi avrebbe messo in moto la testa. Come diceva Grissom in una puntata di C.S.I.? «Se non puoi chiedere ai vivi, fai parlare i morti».
“Allunga una zampa contro il naso, io gli annuso i gommini per poi fingere di morderlo. È una di quelle cose che facciamo noi, maggiordomi o cameriere di felini: annusare i gommini o infilare la faccia nella pancia pelosa. Quest’ultima attività dovrebbe rientrare nella categoria degli sport estremi, perché se non si calcolano bene tempi e modi si rischia la vita. Chi non ha mai avuto un gatto non può capire.”
A cura di Marcella Labianca
www.facebook.com/ilmiogattolibero
Sonia Sacrato
È nata e vive a Padova, ma è Torino-dipendente da tempo immemore. Appassionata di storia e di musica, ama spesso intrecciarle alle trame in cui talvolta riporta in vita storie dimenticate. Ha pubblicato diversi racconti in antologie e riviste online. “Governante” full-time dei Kiss, tre gattoni nati per delinquere, ma anche fonte costante di ispirazione, nel tempo libero viaggia spesso in compagnia di una coccinella di peluche che le fa da travelblogger.
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