Il delitto




di vico San Domenico Maggiore


Recensione di Claudia Cocuzza


Autore: Lidia Del Gaudio

Editore: Fanucci

Collana: Nero Italiano

Genere: Thriller

Pagine: 304

Pubblicazione: 23 settembre 2021

Sinossi. Napoli 1940. Alla vigilia dell’entrata dell’Italia in guerra, dentro la bolla di normalità irreale che avvolge la città, due eventi segnano il lavoro del commissario Alberto Sorrentino, da poco stabilitosi nella nuova sede della Questura: l’arresto di un giovanissimo borseggiatore, tra la cui refurtiva spicca un ciondolo prezioso a forma di croce, e l’omicidio cruento di un ricco chirurgo, imparentato con la nobiltà napoletana e ammanigliato con pezzi grossi del partito fascista. I casi, all’apparenza molto distanti, condurranno il commissario, a sua volta segnato da una storia personale in bilico tra ricerca d’amore e voglia di solitudine, verso un’unica indagine, fino a certi locali interrati di vico San Domenico Maggiore connessi in qualche modo alla leggendaria figura del Principe di Sansevero. Alla luce degli interrogatori meticolosi che fondano il suo metodo d’indagine, nel mentre condivide ipotesi investigative con l’amico cronista e notti insonni con la donna più vera che abbia mai conosciuto, insensibile a qualsiasi sollecitazione del regime, Sorrentino arriverà alla soluzione del mistero in maniera inaspettata, ricavandola da un contesto di dolore, violenza e prevaricazione. Lo stesso al quale la guerra imminente sembra preludere.

Recensione

Eccoci di nuovo insieme, io e il commissario Alberto Sorrentino.

Ci eravamo conosciuti pochi mesi fa.

Allora era stato prestato alla Questura di Napoli, sua città d’origine, da cui era scappato per mettere chilometri tra sé stesso e i brutti ricordi; oggi lo ritrovo, a pochi anni dalla sua prima indagine letteraria, dopo un avanzamento di carriera ‒ ma Sorrentino ai titoli non ci fa troppo caso, quindi, se continuiamo a chiamarlo “commissario”, vi assicuro che non si offende ‒ e il trasferimento a Napoli, proveniente da Civitavecchia.

Siamo nel 1940, l’Italia sta per entrare nella Seconda Guerra Mondiale.

Si respira un’aria di attesa, angosciosa e angosciante: Sorrentino che dalla finestra del suo nuovo ufficio guarda l’affaccendarsi frenetico della gente per strada, come se, continuando a fare quello che ha sempre fatto, potesse tenere lontano dalla città ciò che è stato già deciso e accadrà, è emblematico dello stato d’animo di Napoli e dell’Italia intera in quei giorni. Mussolini ha annunciato grandi novità, ha parlato di “destino” e di “decisioni irrevocabili”: il popolo sa benissimo cosa lo aspetta, negli occhi ancora l’orrore della Grande Guerra, ma, finché può, fa di tutto per non pensarci.

Questo è il clima in cui Sorrentino, refrattario per sua natura alle costrizioni e antifascista convinto, si trova a sbrogliare le fila del suo nuovo, complicatissimo caso.

In realtà i casi sono due. Uno sembra una cosa da poco: un ragazzino è colto in flagrante durante un tentativo di furto alla stazione; l’altro si rivela subito oscuro, torbido: un facoltoso medico viene assassinato e il cadavere brutalmente deturpato.

I due fatti, a prima vista indipendenti, si scoprono in realtà collegati.

Sorrentino è costretto a fare un tuffo nel passato, e il lettore con lui: dal 1940 torniamo indietro a fatti accaduti alla fine del XIX secolo, e questo viaggio è carico di magia: con l’aiuto dell’affascinante esperta in storia dell’arte, Marinella Varriale, Alberto scopre segreti e leggende che ruotano attorno alla figura del principe di Sansevero e che, in qualche modo, hanno a che fare con la sua indagine.

La costruzione della trama gialla è magistrale, l’intreccio è un rompicapo a cui chi legge non può non appassionarsi, un po’ come i rebus che tanto alla vittima piaceva risolvere e in cui ci imbatteremo più volte nel corso della narrazione; la soluzione del caso arriva come una doccia fredda, lasciando sbalordito lo stesso Sorrentino, che si interrogherà sulla differenza tra giustizia secondo la Legge e quella secondo la morale.

Come già nel romanzo d’esordio della Del Gaudio, Napoli si svela agli occhi del lettore man mano che Sorrentino l’attraversa, su e giù per piazze, vie e viuzze, come se fossimo insieme a lui e ne respirassimo gli odori, avvertissimo sulla pelle il tepore dei primi giorni di giugno e ci lasciassimo stupire dalle tinte pastello del tramonto sul Golfo.

Ho trovato il registro linguistico del tutto appropriato al periodo storico e all’ambientazione; la scrittura, elegante senza essere pomposa, favorisce l’immersione del lettore nella vicenda. Personalmente, riesco ad apprezzare meglio una storia quando non è urlata, quando mi risparmia il turpiloquio, quando risulta pacata, gentile, ma non per questo mi fa mancare la tensione e i colpi di scena. Ecco, di Lidia amo questa sua attitudine, che ne dimostra e sottolinea la maestria: l’ho avvertito ne “Il delitto di via Crispi n.21” e questo secondo episodio me ne ha dato la conferma.

Passando dal piano investigativo a quello personale, anche qui il Sorrentino che ho ritrovato è cresciuto: risolto il dramma che lo aveva costretto a scappare da Napoli, seppure rimanga una ferita aperta, trova il coraggio di abbandonarsi all’amore di una donna eccezionale, Elisa ˗ anche lei con il suo bel bagaglio di sofferenza sulle spalle ˗, e addirittura scopre di desiderare qualcosa che solo poco tempo prima non avrebbe mai preso in considerazione: diventare padre.

Questo sarà un divario tanto grande da separare le strade di Elisa e Alberto?

Per il momento sembra di no, ma aspetto il prossimo episodio per scoprire come affronteranno questo ostacolo e la guerra che sta per travolgerli.

Concludo con quella che per me è una vera chicca: come per il cinegiornale Luce che chiude “Il delitto di via Crispi n.21”, il cameo dell’evento storico riportato attraverso le parole del tempo mi commuove e raggela nello stesso tempo.

“«…Combattenti di terra, di mare, dell’aria! Camicie nere della rivoluzione e delle legioni! Uomini e donne d’Italia, dell’Impero e del regno d’Albania! Ascoltate! …Un’ora segnata dal destino…batte nel cielo della nostra patria…L’ora…l’ora delle decisioni irrevocabili…La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli…»

Strinse Elisa ancora più forte, le parole del discorso divenute lontane, disperse nell’etere, e non trovò altra ribellione, in quel momento […] se non opporre quell’unico gesto. Allungò la mano, girò la manopola e spense.”

Buona fortuna, Alberto.

Spero di ritrovarti presto.

A cura di Claudia Cocuzza  

www.facebook.com/duelettricisottountetto/

 

Lidia Del Gaudio


Napoletana, laureata in lettere e filosofia. Ha lavorato nell’ambito della direzione Risorse Umane per una grande azienda di servizi. Ama musica e libri, in particolare il genere noir e il mistery/horror, la cinematografia di Hitchcock, i romanzi di King. Ha frequentato il Centro per le Arti e i Mestieri del Cinema, partecipando al “Old Movies Project”, a cura di Valerio Caprara e Giuseppe Cozzolino. Pubblica una raccolta di racconti e due romanzi, uno dei quali finalista alla manifestazione “Un libro per il cinema di Roma nel 2017”, al “Premio al Garfagnana in giallo” per il miglior racconto 2015 e vincitrice nel 2017 del “Gran Giallo di Cattolica”; nel 2018 si classifica seconda al Premio Scerbanenco. Il delitto di via Crispi n. 21 è il suo romanzo d’esordio nella collana Nero Italiano.

 

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