La donna che scriveva Haiku




Recensione di Salvatore Argiolas


Autore: Seichō Matsumoto

Traduzione: Maria Carla Dallavalle

Editore: Mondadori

Genere: Racconti gialli

Pagine: 256

Anno di pubblicazione: 2021

 

 

 

 

 

Sinossi. Esiste il delitto perfetto? In queste sei storie magistrali, Matsumoto Seichō esplora i risvolti psicologici dellomicidio, mostrandocelo di volta in volta attraverso gli occhi dellassassino, dellinvestigatore o di chi ne abbia casualmente incrociato il cammino. I protagonisti sono persone dalla vita apparentemente lontana dagli oscuri abissi del crimine: un ricco commerciante, un attore di successo, un autore di romanzi a puntate, un impiegato di banca, una centralinista, il direttore di una rivista culturale Ma il destino ha preparato per ciascuno di loro un incontro fatale con una morte violenta, che li getterà in un vortice di emozioni nel quale non sarà facile mantenere la proverbiale calma nipponica. Pubblicati originariamente tra 1959 e 1965, i racconti di questa raccolta sono densi di atmosfera e costruiti con trame ingegnose e lucidissime: il cuore del mistero non è scoprire chi sia il colpevole, ma come e perché abbia ucciso. Sullo sfondo, il Giappone del Dopoguerra, un Paese ancora in cerca di se stesso, tra tecnologia allavanguardia e fruscianti kimono, treni puntualissimi e infinite cerimonie del tè.

 

Recensione

Friedrich Dürrenmatt scrisse che il giallo, o un certo tipo di poliziesco, è la letteratura dell’inquietudine e questa costituisce anche la cifra stilistica delle opere di Seichō Matsumoto che prima di intraprendere la carriera di scrittore era un giornalista e nella sua narrativa fa emergere una tendenza innovativa verso il realismo che supera gli stereotipi del genere tutti incentrati sulla figura onnisciente e onnipotente del detective per mettere in luce gli strani e decisivi effetti della casualità nella risoluzione dei casi criminali e, attraverso questi, è interessato a mostrare i rapidi cambiamenti avvenuti nel Giappone dopo la conclusione della Seconda Guerra Mondiale.

I protagonisti dei racconti contenuti nel libro La donna che scriveva Haiku ed altre storie non sono infatti investigatori professionisti ma semplici impiegati, centraliniste, medici e comuni cittadini che per pura fatalità si trovano a dover indagare su delitti che li coinvolgono a tal punto da impegnarli a far conoscere la verità dei fatti e a far catturare i colpevoli.

La donna che scriveva Haiku ed altre storie è uno scrigno che raccoglie perle di assoluto valore e dimostra la grande capacità di Matsumoto che elabora tematiche sempre diverse ma egualmente affascinanti per come gestisce le trame ponendo i suoi personaggi a contatto con l’estrema imprevedibilità della vita e allo stesso tempo mette in evidenza i mutamenti della società nipponica che evolve rapidamente verso il futuro pur avendo ancora radici saldamente affondate nel glorioso passato.

Scritti tra il 1957 ed il 1969 questi racconti attestano la grande attenzione di Matsumoto per il versante psicologico del crimine determinando le svolte della trama che spesso mettono il criminale nei guai causati dal suo comportamento indipendentemente dalla sagacia e dalla furbizia che impiega per cavarsela.

Sono sei i racconti raccolti in questo libro che stupisce per l’estrema perfezione di ogni sua parte e che contiene anche Kao” “Il viso, il suo primo racconto giallo subito premiato con il prestigioso premio del club degli scrittori giapponesi di mystery (Nihon tantei sakka kurabu shō).

Questo racconto che divenne anche un film di successo immediatamente dopo la pubblicazione è un perfetto esempio del tessuto narrativo di tutti questi capolavori.

Un attore teatrale colpevole dell’omicidio dell’amante viene selezionato per una breve parte in un film e teme che un amico della vittima, che li ha visti assieme il giorno della morte della ragazza, lo possa identificare nella pellicola che sta per essere proiettata nei cinema e pianifica anche la sua morte, invitandolo con una scusa in un luogo di pellegrinaggio sul monte Hiei molto distante dalla sua città.

Il testimone si insospettisce per la strana proposta e si rivolge alla polizia che tende una trappola al criminale ma il caso vuole che si trovino in un ristorante prima che il piano di cattura possa avere successo, però il ragazzo non riconosce l’assassino che crede di essere in salvo prima del colpo di scena finale che è anche una riflessione sul concetto di realtà e finzione e sul destino, cinico baro che gioca con la vita degli uomini.

A Il viso(Kao), fa da contraltare La voce(Koe) che anche nel titolo giapponese stabilisce una stretta correlazione tra i due racconti e dove ad una persona che non riconosce una faccia dal vivo si contrappone una centralinista che memorizza le tantissime voci che sente al telefono ma poi non riesce ad identificare di persona quella di un uomo che ha chiamato per errore sulla scena di un omicidio ed ha bisogno di risentirla tramite l’apparecchio dando così inizio ad una tragica vicenda.

Realtà, finzione, sensi incrementati dalla tecnologia vengono utilizzati per porre degli interrogativi sulla reale percezione umana e anche sul senso del romanzo deduttivo che viene messo in discussone dalle fatalità che sono indipendenti dalle volontà umane e che portano i personaggi di queste storie nere ad essere fuscelli portati via dal vento malgrado la grande cura che hanno nel voler nascondere i loro misfatti e che riportano anche ai ragionamenti dei personaggi dei romanzi polizieschi di Dürrenmatt , dove

I fatti non tornano come tornano i conti

perché

i fattori di disturbo che si intrufolano nel gioco sono così frequenti che troppo spesso sono unicamente la fortuna professionale e il caso a decidere a nostro favore… E ciò che è casuale, incalcolabile, incommensurabile ha una parte troppo grande…Ma voi scrittori di questo non vi preoccupate. Non cercate di penetrare in una realtà che torna ogni volta a sfuggirci di mano, ma costruite un universo da dominare. Questo universo può essere perfetto, possibile, ma è una menzogna.

come scrive lo scrittore svizzero in La promessauno dei suoi libri più profondi e fortunati e questa è anche la riflessione che suscitano storie come quelle raccontate da Matsumoto in questo imperdibile libro che testimonia il crescente apprezzamento in Italia delle sue opere.

Si notano così immediatamente i diversi livelli di lettura proposti da Seichō Matsumoto, il più famoso scrittore giapponese, chiamato anche il Simenon del Sol Levante, sia per l’estrema prolificità letteraria che per l’interesse comune per la psicologia dei personaggi che emerge con nettezza e che è preminente sull’aspetto dell’identità del colpevole che spesso passa in secondo piano.

La donna che scriveva Haiku e altre storie è il libro che consente a chi conosce Matsumoto di consolidare il giudizio molto positivo sullo scrittore giapponese e che è anche la porta migliore per farlo apprezzare a chi ancora non ha ancora letto niente scritto da lui.

 

 

 

Seichō Matsumoto


(Kytakyushu, Giappone, 1909-1992) esordisce negli anni Quaranta con alcuni racconti storici; dal 1955 si dedica al giallo e nel 1957 pubblica La morte è in orario, poi ripubblicato con il titolo Tokyo Express. Come sabbia tra le dita (1961) è l’altro suo grande successo. Ha scritto più di trecento romanzi ed è considerato “il Simenon giapponese”.

 

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