Recensione di Marina Toniolo
Autore: Louise Erdrich
Editore: Feltrinelli
Traduzione: Andrea Buzzi
Genere: narrativa straniera
Pagine: 432
Anno di pubblicazione: 2021
Sinossi. La vita, la fiera identità culturale, gli amori e le lotte sociali di una piccola comunità di indiani nella riserva della TurtleMountain, Nord Dakota, a metà degli anni cinquanta, minacciata da un disegno di legge che vorrebbe smantellare le riserve, in quello che gli indiani considerano l’atto finale dell’estinzione del loro popolo. Thomas Wazhashk, nella sua funzione di presidente tribale, unico personaggio reale insieme al senatore mormone fautore del provvedimento, riuscirà a evitare che la legge venga approvata. Su questo sfondo storico si snodano le vicende della giovane Pixie, cui è affidato il sostentamento della famiglia, delle sue inquietudini sentimentali, dell’insegnante bianco Barnes che si strugge per lei, del pugile Wood Mountain che la corteggia e la attrae. Sarà proprio lui ad accompagnarla a Minneapolis alla ricerca della sorella scomparsa nei meandri della metropoli e probabilmente vittima di loschi figuri con cui anche Pixie, inesperta ma determinata, dovrà fare i conti. Percorso da un umorismo sottile e spiazzante, popolato da personaggi acutamente tratteggiati, fra antichi rituali e irruzioni di magia che però poi trovano sempre il loro punto di caduta nella razionalità, Il guardiano notturno è il ritratto emozionante e indimenticabile di una comunità in lotta per la sopravvivenza nonostante le continue aggressioni legislative, religiose ed economiche.
Recensione
“Si provvederà all’estinzione del controllo federale sulle proprietà della tribù degli indiani chippewa della TurtleMountain negli stati Nord Dakota, Sud Dakota e Montana, e dei suoi singoli membri; ad assistere i suddetti indiani nell’ordinato trasferimento in aree di maggiori opportunità economiche; ed altre finalità”.
Alla metà degli anni 50, ritenuta l’età dell’oro per l’America, fu un’epoca in cui gli indiani toccarono il punto più basso del loro potere: le loro religioni tradizionale furono messe fuorilegge, la loro base territoriale continuamente e illegalmente sottoposta a razzie da compagnie di sfruttamento delle risorse, le loro lingue indebolite dalle scuole governative.
Il senatore Arthur Watkins, un razzista mormone, sotto la spinta del progresso e della richiesta di nuovi territori, propone questo disegno di legge che, di fatto, minaccia l’esistenza dell’intera popolazione nativa.
Ma già nel 1954 la politica fu messa in discussione anche in una conferenza di scienziati sociali, principalmente antropologi, che conclusero che il pensiero che “l’assimilazione degli indiani d’America nel normale flusso della vita americana è inevitabile, che le tribù e le comunità indiane scompariranno” è completamente ingiustificato.
Gli accordi presi con i governi americani nei tempi passati prevedevano che essi potessero avere la loro terra “finchè l’erba sarà verde e l’acqua dei fiumi scorrerà”, ma gli interessi economici anche post bellici hanno fatto sì che il potere cominciasse a guardare con cupidigia la terra restante delle riserve indiane.
Fortunatamente molte tribù si sono unite e, sull’esempio della Turtle Mountain, hanno fatto prevalere i loro interessi sennonché a migliorare la loro situazione sociale. Ma moltissimi altri popoli sono scomparsi: tolta loro la terra hanno dovuto trovare altri posti dove vivere e la loro esistenza correva tra la strada e l’alcolismo.
Questo è un romanzo epico, corale e di una dignità assoluta. Meraviglioso nel descrivere con parole semplici la vita, le usanze, i sogni e le speranze di questi uomini che prima dell’uomo bianco abitavano gli immensi territori. Leggendo si ha la presenza costante di un umorismo sottile, mai sarcastico. Di verità inconfutabili e gigantesche:
“I servizi che il governo rende agli indiani potrebbero essere paragonati a un affitto. L’affitto per l’uso dell’intero paese degli Stati Uniti”.
Come potremmo noi controbattere con logica a questa affermazione?
Intorno alla ricezione della proposta di legge fino all’avvio della delegazione indiana assistiamo anche a varie vicende di uomini e donne unici: Vera che si perde nelle città vittima dello sfruttamento della prostituzione indiana, Pixie che parte alla sua ricerca, alla madre sciamana, ai vecchi dotati della memoria storica che ricordano ancora le praterie ricoperte di ossa di bisonte. E di pugili alla ricerca del riscatto, di ubriaconi molesti, di persone che guardano l’aurora boreale e dicono che sono le anime dei morti che danzano in cielo.
Ho letto di una cultura profonda e intima, che ama l’uomo tanto quanto la natura e che ha delle leggende incredibili spieganti anche la nascita della risata. E questo può essere definito un popolo primitivo, barbaro e degno dell’estinzione? Direi tutto il contrario.
La Erdrich ha una scrittura raffinata, merito anche sicuramente della traduzione e ne consiglio vivamente la lettura, perché il corpo è nulla senza uno spirito e viceversa.
Immenso.
A cura di Marina Toniolo
https://ilprologomarina.blogspot.com/
Karen Louise Erdrich
è una scrittrice e poetessa statunitense. È autrice anche di libri per bambini. I personaggi e gli ambienti delle sue opere sono in prevalenza nativi americani. È un membro iscritto della Turtle Mountain Band of Chippewa Indians, una tribù di Anishinaabeg (noti anche come Ojibwa e Chippewa). La Erdrich è riconosciuta come una delle scrittrici più significative della seconda ondata del Rinascimento dei nativi americani. Nel 2009, il suo romanzo Il giorno dei colombi (The Plague of Doves) è stato finalista al Premio Pulitzer per la narrativa ed ha anche ricevuto un Anisfield-Wolf Book Award. Nel novembre del 2012, ha ricevuto il National Book Award per la narrativa con il romanzo La casa tonda (The Round House). È stata sposata con lo scrittore Michael Dorris ed assieme hanno pubblicato diversi libri. Nel 2021 ha vinto il Premio Pulitzer per la narrativa per il romanzo Il guardiano notturno.
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