A tu per tu con l’autore
Do il benvenuto a Patrizia Gariffo a nome della redazione di ThrillerNord.
Ciao, Patrizia, e grazie per aver accettato il nostro invito.
“Ogni cosa torna” è il tuo secondo romanzo. È un giallo sui generis, almeno questa è stata la mia impressione. Secondo me hai volutamente preferito concentrarti sulla caratterizzazione dei personaggi e meno sulla costruzione della trama gialla. Ti va di raccontarci la sua genesi?
L’idea di “Ogni cosa torna” è nata in una sera d’agosto del 2017. Da tempo avevo in mente la storia di Emma, una donna che ha sacrificato la sua felicità e quella degli altri all’altare dell’ambizione e della ricchezza. Desideravo che questo romanzo fosse ambientato in Sicilia e che chi lo leggesse potesse vederne la bellezza attraverso le pagine. In quei giorni mi trovavo in un posto incantevole che incarna la magia e il fascino della Sicilia: San Vito Lo Capo, località turistica conosciuta ormai da milioni di persone. Così San Vito Lo Capo è diventato San Vittorio Siculo e là si sono intrecciate le vite di Bianca, Nicola, Don Luigi, Emma, Alina, Cecilia.
Chi sono i tuoi autori di riferimento?
Non ho un autore di riferimento né uno scrittore preferito. Se proprio dovessi farti un nome, ti direi Gabriel Garcia Marquez e, ultimamente, ho letto Fabio Stassi (anche lui di origini siciliane) e la sua serie dedicata a Vince Corso, un biblioterapeuta che si ritrova sempre coinvolto in qualche caso strano e misterioso. Mi è piaciuto molto.
Un appunto sulla tua scrittura: sei abilissima nel portare il lettore avanti e indietro nel tempo e a farlo passare dal punto di vista di un personaggio a quello di un altro, anche all’interno della stessa scena. Questo mi spinge a chiederti se quello che scrivi sia pianificato o sei una scrittrice impulsiva.
Sono una scrittrice impulsiva. Non pianifico nulla. Io, in realtà non solo io, ma anche qualcuno molto più importante di me, Stephen King, ritengo che le storie siano dentro di noi e, quando meno ce l’aspettiamo, escano da sole perché hanno l’esigenza di farsi raccontare. Noi abbiamo l’esigenza di raccontarle e forse anche di liberarcene. Nel suo “On Writing” King scrive: “La mia profonda convinzione sulla creazione di storie è che fondamentalmente esse si costruiscono da sole. Il compito dello scrittore è trovare loro un posto in cui crescere (e poi trascriverle, naturalmente)”. E io sono d’accordo con lui: personaggi e storie si scrivono da soli.
Come si sente un’autrice siciliana, che scrive gialli ambientati in Sicilia, al cospetto di mostri sacri della nostra letteratura recente che si sono adoperati con lo stesso genere? Intimidita oppure onorata?
Sinceramente né l’una né l’altra. Io non mi sento una scrittrice di gialli. Se devo essere sincera quando ho iniziato a scrivere “Ogni cosa torna” non pensavo di scriverne uno, è venuto fuori via via. Io avevo in mente la storia di Emma, che poi si è scritta da sola. E qua torna Stephen King.
Ho letto la tua biografia. La tua tenacia mi ha conquistata. Vorrei che raccontassi ai nostri lettori il percorso che ti ha portato a essere l’autrice e la giornalista che sei.
Diciamo che non mi sono mai arresa e sono una persona caparbia e testarda. Dopo essermi laureata in Lettere Classiche mi sono guardata intorno e mi sono detta che l’unica cosa che volevo fare era scrivere. Ho iniziato come giornalista, per caso, spaziando tra gli argomenti più vari, e ho preso il tesserino. Nel 2017 ho iniziato a scrivere per “Repubblica”, dove mi occupo di disabilità. Con il tempo, però, ho capito che non volevo raccontare solo le storie degli altri, ma anche le mie. Così, ho scritto due romanzi: “Messi vicini per caso” (ed. LFA Publisher, 2017) e “Ogni cosa torna” (ed. bookabook, 2020), quello che amo di più.
Patrizia Gariffo
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