Recensione di Salvatore Argiolas
Autore: Tony Hillerman
Editore: HarperCollins Italia
Traduzione: Sara Caraffini
Genere: Giallo etnico
Pagine: 272
Anno di pubblicazione: 2022
Sinossi. Si sta avvicinando il momento di una delle più importanti festività del popolo zuni, quando due ragazzini, Ernesto Cata, di etnia zuni, e George Bowlegs, navajo, scompaiono nel nulla senza lasciare altra traccia che una pozza di sangue. E dato che quel sangue un tempo scorreva nelle vene di uno dei due, il tenente Joe Leaphorn della polizia tribale navajo non può che immaginare il peggio. A complicare ulteriormente le sue indagini, poi, si aggiungono i problemi in un importante scavo archeologico e il furto di una siringa ipodermica. Per non parlare dei rallentamenti dovuti alle singolari leggi e riti religiosi del popolo zuni, che continuano a ostacolare il tortuoso cammino del tenente verso la verità. Leaphorn sa che c’è qualcosa che gli sfugge, un piccolo particolare che gli permetterebbe di sciogliere l’enigma, ma sa anche che, costi quel che costi, non permetterà a un vile assassino di eludere la giustizia o, peggio, di uccidere ancora. Pubblicato per la prima volta nel 1973, Là dove danzano i morti, secondo titolo della serie dedicata a Joe Leaphorn, è un giallo emozionante, vivido e complesso, in cui l’elemento thriller si fonde con la spiritualità dando vita a un quadro suggestivo e realistico della realtà dei nativi americani di oggi senza incorrere in falsi stereotipi o cliché culturali.
Recensione
“La dove danzano i morti” di Tony Hillerman è il secondo atto della serie con il tenente della polizia indiana Joe Leaphorn. Vincitore del prestigioso premio Edgar, dedicato ad Edgar Allan Poe, il romanzo nel 1974 superò titoli come “Un lavoro inadatto ad una donna” di P. D. James e “Complotto di famiglia” di Victor Canning che ispirò l’omonimo film, ultimo lungometraggio girato da Alfred Hitchcock.
I gialli di Tony Hillerman sono ambientati nella Riserva Navajo, la più grande degli USA che occupa una vastissima parte dell’Arizona e si spinge anche in Nuovo Messico e nello Utah e ospita la bellissima Monument Valley, resa celebre da tanti film di John Ford e da “C’era una volta il West” di Sergio Leone.
Questa volta Leaphorn indaga su alcune misteriose morti proprio al confine con la riserva Zuni, popolazione nativa dagli usi e dalla spiritualità molto diversa da quella dei Navajo.
Dovendo trovare l’assassino di uno Zuni e di un Navajo, il tenente deve tener conto della differenza di sensibilità delle due popolazioni per riuscire a ipotizzare una teoria plausibile e convincente. Parallelamente alla trama gialla Hillerman intreccia un tessuto narrativo di grande densità antropologica che intriga per la incredibile profondità mistica di questi popoli conosciuti soltanto attraverso i film western.
Il caso che il tenente Leaphorn è molto complicato perché deve analizzare comportamenti e suggestioni mitologiche di grande complessità, dovendo cercare il colpevole dell’assassinio di un ragazzo Zuni che stava preparando una cerimonia religiosa e di un vecchio ubriacone Navajo padre di un giovane misteriosamente scomparso.
Pur essendo molto esperto Leaphorn dovrà faticare molto per mettere assieme indizi validi, essendo anche ostacolato sia da esponenti dell’FBI sia da poliziotti zuni che non vogliono che si intrometta nei loro affari tribali.
Spesso Hillerman inserisce descrizioni ricche di fascino che illustrano la bellezza di questo angolo americano:
“Alle sue spalle, sopra la parete di arenaria rossa della mesa, una striscia di cielo colma di soffici cirri si protendeva verso sud fino al Messico. A ovest, sopra il Deserto Dipinto, le nuvole erano arrossate dal riverbero del tramonto.” oppure “Ammirò la bellezza, i disegni creati dalle ombre delle nubi, il rosso delle rupi, e ovunque l’azzurro e l’oro e il grigio dell’autunno nelle terre aride.”
Ci sono state delle polemiche dovute al fatto che alcuni nativi accusarono Hillerman di non poter scrivere gialli “etnici” non essendo un nativo ma devo dire che l’autore americano, morto nel 2008, ha sempre trattato con estremo rispetto le credenze e i riti religiosi dei nativi americani ed in definitiva è stato il loro cantore e lo scrittore che ha consentito meglio di tutti, di conoscere la loro vita e i loro problemi.
Tutti i romanzi di Tony Hillerman sono da leggere per la grande cura antropologica che li contraddistingue e per gli ottimi intrecci gialli che intrigano per la loro varietà, avendo una base comune costituita dalla cultura magica Navajo che per l’autore è un perfetto catalizzatore di suspense e mistero, con cui interseca immancabilmente trame criminali dal sapore decisamente realistico.
Tony Hillerman
nato in Oklahoma nel 1925, è stato giornalista e scrittore. Ha ricoperto il ruolo di presidente della MWA, associazione americana degli scrittori di mystery, e nella sua lunga carriera ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti letterari, tra cui l’Edgar Award e il Premio Agatha alla carriera nel 2003. è vissuto ad Albuquerque, in New Mexico, fino alla morte, avvenuta nel 2008. HarperCollins ha già pubblicato Il canto del nemico, primo titolo della serie dedicata a Joe Leaphorn.
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