Recensione di Sara Pisaneschi
Autore: Michel Houellebecq
Editore: La nave di Teseo
Traduzione: Milena Zemira Ciccimarra
Genere: narrativa
Pagine: 752
Anno di pubblicazione: 2022
Sinossi. Bruno Juge è un politico di lungo corso, ministro dell’Economia e uno degli uomini più potenti della scena politica francese che si avvia alle prossime elezioni presidenziali. Ma è anche un uomo solo. Sua moglie lo ha tradito ed esposto a uno scandalo pubblico. Paul Raison è uno dei più stretti consiglieri di Bruno, solo come lui, separato in casa nell’indifferenza della moglie Prudence, fervente ecologista e vegana. Quando un attacco informatico diffonde in rete una serie di violenti video che colpiscono il governo e la stessa persona di Bruno Juge, Paul viene chiamato a collaborare alle indagini della Direzione generale per la sicurezza interna, che suo padre aveva diretto. Mentre difende il paese da pericolosi terroristi digitali, Paul deve affrontare anche i nodi irrisolti della sua famiglia: la fragilità dell’anziano padre, che è disposto a proteggere fino in fondo, il rapporto intenso con la sorella Cécile, contraria a ogni forma di edonismo, la distanza dal fratello minore Aurélien, un artistoide un po’ spiantato. In questa ricerca, a sorpresa, ritrova in Prudence, oltre l’apparente freddezza e distanza, un mondo segreto che ha resistito a tutto. Michel Houellebecq torna a raccontare il nostro tempo con un romanzo impetuoso e fluviale, ancorandoci alla storia di un uomo, Paul Raison, che, di fronte a una minaccia più grande di lui, tenta di ricomporre i pezzi disallineati della propria vita, e si trova a guardare a Prudence, un amore perduto eppure in qualche modo presente, come all’unica isola protetta di una civiltà in pericolo. Dando vita a una storia d’amore fra le più belle e tormentate della sua letteratura.
Recensione
Non avevo mai letto niente di Houellebecq, lo ammetto. Faceva parte di quegli autori che mi hanno sempre un po ‘spaventato. Non ero sicura che fosse nelle mie corde, senza sapere neanche bene il perché. Ho letto molte citazioni e abbondanti recensioni, ma non l’ho mai affrontato personalmente.
Ho capito che è un autore che si ama o si odia. Non ci sono vie di mezzo. Ho sempre letto che è un autore graffiante, destabilizzante.
È un autore che può disturbare. L’unica cosa che accomuna tutti è la consapevolezza di essere di fronte ad una grande penna. Cosa ho trovato io?
Un uomo che non si fa problemi a dire le cose, cose che magari tutti pensano e che nessuno dice. Un essere umano che ci racconta di altri esseri umani che, proprio perché tali, possono concedersi il lusso di essere anche fragili. Uomini e donne che conoscono i loro limiti e che si appoggiano ai loro compagni senza timori o vergogna, quasi con reverenza. Compagni che fanno da corazza e da scudo, anche se a volte questo può non bastare per affrontare il mondo fuori.
Ma andiamo per ordine. Paul Raison, voce narrante del romanzo, è uno dei più stretti collaboratori del ministro dell’Economia francese Bruno Juge. È a lui che Bruno chiede consiglio per ogni cosa importante. Paul è serio, integerrimo, stacanovista e affidabile. Paul ha dedicato l’intera vita al suo lavoro ed è per questo che il suo matrimonio è naufragato. Lui e Prudence abitano sotto lo stesso tetto, ma conducono vite completamente separate. Non hanno rapporti intimi da circa dieci anni e va bene così.
Il lavoro è anche il motivo per il quale vede molto raramente la sua famiglia. La sorella altrettanto affidabile e pia Céline, il fragile e giovane fratello Aurélien e il padre Éduard, ex agente dei servizi segreti in pensione. Manca poco alle Presidenziali del 2027 e Bruno Juge è il candidato più probabile.
Nel frattempo degli attacchi terroristici informatici, e non, preoccupano molto i servizi segreti. Nessuno sa dare un nome e una collocazione al pericolo, sono tutti spettatori inerti di quello che accade. Sanno solo che vanno fermati, in un modo o nell’altro. Houellebecq non fa mistero dei giochi o degli intrighi che ci possono essere dietro una campagna politica così importante, ma non è questo che attira l’attenzione del lettore.
I veri fulcri su cui ruota tutto il romanzo sono tre, a mio avviso: l’amore, la malattia e la morte. O meglio, la paura della morte. Ogni personaggio, a partire dal centralissimo Paul, deve fare i conti con queste grandi tematiche. Paul e Prudence che riscoprono un rapporto di complicità e appagamento a partire dalla malattia del padre di Paul, Èduard, colpito da un ictus all’inizio del romanzo. Lo stesso Èduard che aveva riaperto il cuore ad un’altra donna dopo la sofferenza per la perdita della moglie. Così come Cèline e Aurélien, che trovano una sorta di pace solo all’interno di un rapporto di coppia felice. L’autore non giudica, prende atto. Non si possono capire le dinamiche di un rapporto, le si possono solo constatare.
“Quello che accade all’interno di una coppia è del tutto particolare, non si può applicare ad altre coppie, non è suscettibile di interventi né di commenti, è separato dal resto dell’esistenza umana, diverso dalla vita in generale così come dalla vita sociale comune a molti mammiferi, non lo si può comprendere neppure a partire dalla discendenza che la coppia può avere generato, insomma, è un’esperienza di tutt’altro ordine, per l’esattezza non è nemmeno un’esperienza, ma un tentativo”.
Ma. Ma la vita non va sempre come ci auguriamo noi, purtroppo. La società è gravemente malata, e a volte siamo malati anche noi. In un mondo in cui tutto gira vorticosamente, non è sempre facilissimo prendere del tempo per noi. Non è scontato riuscire a mettere a frutto la famosa frase “fermate il mondo, voglio scendere”.
Lui non si ferma mai, e rischiamo di dare per scontate tante cose. Il tempo che abbiamo a disposizione, per esempio. Ti trovi a pensare a cosa avresti potuto fare di meglio, o semplicemente di diverso. Il futuro si fa incerto. La paura. La paura di non sapere a cosa andiamo incontro. La morte e l’agonia sono ancora cose di cui vergognarsi? L’alienazione la fa da padrone, nessuno ne è immune.
“Aveva sempre considerato il mondo come un posto in cui non avrebbe dovuto essere, ma che non aveva fretta di lasciare, per il semplice fatto che non ne conosceva altri. Forse avrebbe dovuto essere un albero, o alla peggio una tartaruga, in ogni caso qualcosa di meno irrequieto di un uomo, con un’esistenza soggetta a meno variazioni”.
In conclusione… tanta carne al fuoco. Sono pochi gli argomenti che Houellebecq lascia inesplorati all’interno di questo poderoso romanzo. Ci parla di immigrazione, di filosofia, di religione, di reincarnazione, di perdita e di ritrovamento, ma il centro è sempre lui. È l’uomo che annienta e viene annientato. Non c’è forse altra spiegazione.
Michel Houellebecq
Michel Houellebecq, romanziere, poeta e saggista francese, ha pubblicato i romanzi Le particelle elementari (1999, nuova edizione La nave di Teseo 2021), Estensione del dominio della lotta (2000, nuova edizione La nave di Teseo 2019), Piattaforma (2001, nuova edizione La nave di Teseo 2019), Lanzarote (2002, nuova edizione La nave di Teseo 2019), La possibilità di un’isola (2005), divenuto un film con la regia dell’autore nel 2008, La carta e il territorio (2010), con cui ha vinto il premio Goncourt nello stesso anno, Sottomissione (2015), Serotonina (La nave di Teseo 2019); le raccolte poetiche Il senso della lotta (2000), Configurazioni dell’ultima riva (2015), La vita è rara. Tutte le poesie (2016); i saggi H. P. Lovecraft. Contro il mondo, contro la vita (2001), La ricerca della felicità (2008), In presenza di Schopenhauer (La nave di Teseo 2017), il libro scritto con Bernard-Henri Lévy, Nemici pubblici (2009), e Cahier (La nave di Teseo 2019).
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