Sono felice





Recensione di Laura Bambini


Autore: Diego De Silva

Editore: Einaudi

Genere: Narrativa

Pagine: 248

Anno di pubblicazione: 2022

Sinossi. Vincenzo Malinconico è tornato ed è alle prese con un’ingiusta causa. D’amore. Già, c’è di mezzo l’amore anche stavolta, ma un tipo d’amore con cui Malinconico non ha avuto ancora a che fare, professionalmente parlando: l’amore impantanato, quello di chi pensa di avere diritto a un risarcimento per il dolore. Perché è proprio questo che gli chiedono gli Impantanati, sei donne e due uomini uniti in una strampalata associazione: di intentare una causa epocale per danni da sinistri sentimentali. E l’assurdo può sembrare a tratti possibile, al piú eccentrico avvocato d’insuccesso di sempre. Sono anni, e tanti libri, che le parole di Malinconico ci risuonano in testa. Qualche volta abbiamo persino seguito i suoi consigli non richiesti. Ed eccolo di nuovo qui, fedele nel ridersi addosso un attimo dopo aver detto una cosa che sembrava quasi vera.

L’amore può ingolfare una vita, metterla in attesa, in balia degli anni che passano. Tutti conosciamo coppie sfinite da rapporti senza futuro: amori dove i progetti, i desideri e persino i diritti ristagnano. A volte è proprio il legame, il problema. I rapporti di forza, il tempo sul groppone, il presente che dà dipendenza. Poi capita che una mattina la parte debole si svegli e decida che è venuto il momento di fare i conti. È quello che succede nella sesta avventura di Vincenzo Malinconico, l’avvocato delle cause perse ancor prima d’essere discusse, quando Veronica, la sua compagna, gli manda in studio una coppia di amici che gli chiedono d’intentare, con una class action, una causa epocale per l’infelicità di coppia. La pretesa dei due, apparentemente demenziale (ma Malinconico è avvezzo a questo genere di situazioni), si basa su un assunto neanche cosí sbagliato: se esiste un diritto privato, perché la sfera privata dei sentimenti non dovrebbe andare soggetta alla stessa legge che regola i rapporti patrimoniali? Fosse per Malinconico la chiuderebbe lí, anche perché ha altro di cui occuparsi (Alagia che sta per farlo diventare nonno, Alfredo in fibrillazione per il suo primo cortometraggio, uno strano figuro che lo pedina), ma finisce per cedere alle insistenze del suo socio Benny e si ritrova a partecipare con lui agli incontri degli Impantanati. E noi lo sappiamo bene: quando Malinconico si fa trascinare in una situazione che gli sta stretta, sbrocca ma riesce persino a divertirsi. Sicuramente a farci divertire come non mai, in questo che è uno dei romanzi piú mossi e vivi di Diego De Silva. Fra risate, battibecchi, colpi di scena e ordinarie drammaturgie familiari, Malinconico riuscirà ad articolare una stralunata difesa. Ma di se stesso, soprattutto.

Recensione

Nessun problema si risolve, Vince’. Al massimo puoi fotterlo sul tempo.”

Il mio amore per Malinconico risale al 2014, quando con sette anni di ritardo mi sono trovata tra le mani Non avevo capito niente e ho conosciuto uno dei miei personaggi preferiti.

 Stavolta l’avvocato Malinconico ha una vita diametralmente opposta a quella del primo libro: è associato dello studio di quello che è diventato il suo migliore amico, ha una compagna fissa e i figli sono cresciuti e (quasi) sistemati.

In questa tranquillità, Veronica, la compagna, lo spinge ad accettare il caso di una sua amica, che insieme ad altre cinque donne e due uomini, intende far causa ai partner per “infelicità d’amore”.

Gli impantanati, come li chiama Malinconico, vogliono ottenere un risarcimento per non riuscirsi a liberare da quelle relazioni che arrivano a trascinarsi senza che nessuna delle due parti trovi il coraggio di dire “basta” (ovviamente per colpa dell’altro, secondo loro).

Malinconico, nonostante lo trovi divertente, fa di tutto per fargli capire che, per quanto l’intenzione sia anche filosoficamente interessante, non è nemmeno lontanamente giuridica (e ci mancasse pure, aggiungerei io).

Non la pensa allo stesso modo il socio, Benny Lacalamita, che accetta la class action con scopi meno aulici di quelli che vuole far credere e che finiranno per ritorcerglisi contro.

Nel mentre, la vita familiare di Malinconico prosegue con Alagia, che sta per farlo diventare nonno (il loro rapporto è, a conti fatti, la cosa che mi piace di più della serie), con Alf che è alle prese con il suo primo cortometraggio, nonché con un Jocker che lo pedina e una PM che sembra avere intenzioni maliziose nei suoi riguardi.

 Dopo averci fatto conoscere l’avvocato semi-divorziato e semi-disoccupato che sembra ritrovarsi nelle situazioni più assurde, senza capire come c’è finito e soprattutto senza essere in grado di uscirne (almeno all’apparenza), e dopo avergli fatto affrontare una serie di vicende che l’hanno reso più cinico ma anche e soprattutto più “uno di noi”, De Silva ci regala un altro romanzo che affronta un tema attuale su cui ci scontriamo tutti, prima o poi.

Sono felice, dove ho sbagliato?

É uno dei romanzi più belli della serie, se non addirittura il più bello,

anche se nel mio cuore rimarrà Non avevo capito niente.

Il protagonista ha un’evoluzione magistrale: impara a gestire le sue debolezze e a fregarsene dei propri difetti, una volta tanto, regalandoci come sempre digressioni sulla realtà e sull’amore che sono esattamente quelle che abbiamo bisogno di sentirci dire.

 A cura di Laura Bambini

Libri di mare

 

Diego De Silva


Scrittore, giornalista e sceneggiatore napoletano, Diego De Silva ha pubblicato diversi libri tra i quali il romanzo Certi bambini (Einaudi, 2001), premio selezione Campiello, da cui è stato tratto il film omonimo diretto dai fratelli Frazzi, con la sceneggiatura firmata a quattro mani con Marcello Fois. Sempre presso Einaudi sono usciti i romanzi La donna di scorta (2001), Voglio guardare (2002), Da un’altra carne (2004), Non avevo capito niente (2007, Premio Napoli, finalista al premio Strega) e la pièce Casa chiusa, pubblicata con i testi teatrali di Valeria Parrella e Antonio Pascale nel volume Tre terziDel 2010 un nuovo romanzo, Mia suocera beve, con protagonista Vincenzo Malinconico, già al centro di Non avevo capito niente. Del 2011 è Sono contrario alle emozioni. Del 2012 Mancarsi. Nel 2013 Arrangiati MalinconicoSuoi racconti sono apparsi nelle antologie Disertori, Crimini e Crimini italiani (2000, 2005 e 2008). I suoi libri sono tradotti in Inghilterra, Germania, Francia, Spagna, Olanda, Portogallo e Grecia. Ha lavorato anche ad alcune sceneggiature televisive e ha scritto l’episodio Il covo di Teresa della serie tv Crimini. È uscita nel 2014 una raccolta di racconti gialli dal titolo Giochi criminali dove il suo testo Patrocinio gratuito appare accanto a quelli di De Giovanni, De Cataldo e Lucarelli. Nel 2020 esce per Einaudi I valori che contano (avrei preferito non scoprirli), segue l’anno successivo Le minime di Malinconico.

 

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