Gli anni della polvere




Recensione di Marina Toniolo


Autore: Susanne Abel

Traduzione: Roberta Zuppet

Editore: Editrice Nord

Genere: Narrativa straniera

Pagine: 432

Anno di pubblicazione: 2022

Sinossi. Tom non ha mai avuto un buon rapporto con la madre. Ma, da quando Greta ha iniziato a mostrare chiari sintomi di demenza senile, ha messo da parte i risentimenti per prendersi cura di lei, sopportandone persino le dimenticanze più dolorose, come chiamare il defunto padre col nome sbagliato o chiedere notizie della «sorella» di Tom, che però è figlio unico. Tuttavia c’è qualcosa nel tono di Greta – una dolcezza così insolita per lei – che induce Tom a dubitare si tratti solo di deliri indotti dalla malattia. E i suoi sospetti si trasformano in certezza il giorno in cui, nascosti in un cassetto, trova la foto di un soldato afroamericano e una vecchia bambola. Inizia così per Tom un viaggio attraverso un passato che Greta non ha mai voluto condividere con nessuno

Recensione


Tom è un conduttore televisivo spocchioso e arrogante. Ha 45 anni, è single convinto e si crogiola nel successo dei notiziari che conduce. Segue con attenzione le vicende del 2015 quando migliaia di profughi cercano di raggiungere la Germania e la Merkel, con coraggio, decide di tenere aperte le frontiere. Tom ha una madre, Greta, di 85 anni, originaria della Prussia Orientale.

E’ una donna simpatica, caparbia e ironica, peccato che abbia un inizio di Alzheimer e che questo provochi al figlio molte preoccupazioni e, soprattutto, molti punti di domanda. Di chi parla la madre quando ricorda?

Perché il Tom piccolo ha conosciuto una mamma perennemente depressa che entrava e usciva da case di cura?

Si parla di trauma trans generazionale quando un conflitto non risolto degli antenati arriva ai figli o nipoti. Chi ha vissuto situazioni ad alto stato di stress – come per esempio la Seconda Guerra Mondiale – tende a seppellire il dolore dei ricordi nel profondo, scatenando nella generazione futura problemi psicosomatici. Perché Tom soffre di attacchi di panico? Perché non è mai riuscito a comunicare con la madre?

Seguiamo anche un altro filo temporale con la storia di Greta e della famiglia che fuggono dalla Prussia Orientale durante l’avanzata dei Russi verso Berlino. Si stabiliscono ad Heidelberg durante i terribili anni del post guerra. Sopravvivranno grazie al mercato nero e lavorando per gli occupanti Americani. Greta si innamora dell’unico uomo che non è possibile amare per via del colore della pelle: Bob, un militare di colore.

Romanzo commovente ma non sdolcinato, pone l’accento su molteplici argomenti sia di attualità sia di memoria storica. Ci sono le persone anziane e malate di Alzheimer che dimenticano piano piano tutto alternando momenti di profondo dolore a quelli di puro sentimento e vivacità: si può sempre scorgere la scintilla vivace e birichina negli occhi di chi ha già vissuto molto, ha amato, è stato pazzo e incosciente come i ragazzi sono tutt’ora.

C’è il trauma della Guerra ancora più evidente nei tedeschi che, con fatica, si sbarazzano degli ideali con cui sono cresciuti ma che nel contempo condannano sia le donne che hanno avuto come compagno un soldato di colore, sia i figli mulatti nati nei 10 anni successivi al 1945.

La Abel ha raccontato di una storia familiare e di come i nodi irrisolti si possano sciogliere creando nello stesso tempo nodi di amore ancora più forti ricongiungendo i fili sfilacciati delle esistenze. La scrittura è delicata, schietta, arriva diretta al cuore e da lì riesce a smuovere i migliori sentimenti. Non per nulla Tom, così altero e supponente, arriva al punto di non ritorno dove crollerà in lacrime e le lacrime saranno sempre presenti nei suoi occhi fino alla fine perché poter esprimere i sentimenti e sapere che sono accettati e condivisi è la più grande forma di libertà.

Un inno ai legami imprescindibili e alla condivisione.

Mi è piaciuto?
Sì, i personaggi sono tutti vividi e sfaccettati e la Storia è una delle più inquietanti del dopoguerra.

A cura di Marina Toniolo

https://ilprologomarina.blogspot.com/

Susanne Abel 


vive e lavora a Colonia, in Germania. Dopo la laurea alla German Film and Television Academy di Berlino, ha intrapreso la carriera di autrice e regista di numerosi documentari. Gli anni della polvere è il suo primo romanzo.

 

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