Il cimitero delle bambole





IL CIMITERO DELLE BAMBOLE


 Autore: Maria Iervolino

Editore: IoScrittore

Genere: Narrativa Generale

Pagine: 144

Anno di pubblicazione: 2022

Sinossi. Una storia di donne, uniche e fragili. Boccapianola è un nucleo di sole e cemento, un piccolo paese non lontano da Napoli, abituato a nascondere i propri sentimenti, il proprio coraggio, la propria insussistenza dietro alla grande città. Boccapianola è un piccolo serbatoio: di emozioni e umanità, per affrontare una Storia sempre troppo grande e troppo distante; di manodopera per la camorra, sempre pronta a riempire pance e svuotare sguardi, a distruggere e ricreare una piccola morale quotidiana, utile a chi comanda. A Boccapianola non è difficile incontrare corpi riversi ai bordi delle strade disastrate. Nel maggio del 2010 una donna viene ritrovata, uccisa, in un campo. Pare un delitto come tanti, ma, in realtà è rivelatore di tutto un mondo, di sangue che non ha mai smesso di scorrere, di amore che non ha mai smesso di seccarsi a un sole troppo forte e per nulla benefico. Soprattutto è cosa da donne, uniche e fragili, aggredite fin da piccole, inchiodate a necessità sempre imposte da uomini, anch’essi allo stesso tempo vittime e carnefici. Queste donne, Melina e le altre, sapranno raccontare e soprattutto vivere questa storia; sapranno dare senso ai loro gesti e direzione ai loro passi. E noi abbiamo la possibilità, attraverso i loro occhi e la loro voce, di rievocare quarant’anni di un entroterra accorto e nascosto, di un popolo ingenuo e perverso, condannato a essere solo un cimitero di bambole.

Recensione di Cinzia Passaro

 

”Questo posto è un cimitero Melì, e noi siamo tante bambole morte”, lo dice Daniela a Melina che insieme a Teresa, Virginia, Daniela, Elisa e Anna sono le giovani protagoniste di Il cimitero delle bambole, un romanzo corale in cui vive e opera un intero paese.

Boccapianola  è un paesino ai piedi del Vesuvio, dove la vita scorre ogni giorno uguale, viregna un’atmosfera provinciale classica e noiosa, con i suoi “pettegolezzi sussurrati”  si vive in funzione di ciò che pensano gli altri e l’emancipazione e il progresso trovano la strada sbarrata dal pregiudizio e dalla paura di cambiare.

Il romanzo si apre nel 2010, con il delitto di una donna, il cui mistero verrà svelato nelle ultime pagine. Un omicidio come i tanti a cui la gente del posto ormai e abituata.

Un salto di quasi quarant’anni ci porta indietro  nel 1975, facciamo la conoscenza di Melina, una bambina di otto anni e delle sue compagne che vivono una vita scontata, già incanalata verso decisioni prese dagli adulti, in una cornice  sapientemente descritta e con i personaggi finemente caratterizzati. Melina e le sue amiche incontrano il male. Melina riesce a sfuggire e vive la brutta esperienza quasi come una colpa: ”Questa storia non dovrò raccontarla a nessuno. C’è una voce in testa che viene da chissà dove, da qualche sperduto ricordo, una voce che continua a ripetere: se lo sa tuo padre lo uccide, quello passa un guaio e lo uccide”.

Anche da questo episodio la decisione di Melina di non crescere, di essere diversa delle sue coetanee che invece bruciano le tappe della loro vita. Riuscirà a farcela? C’è una speranza per queste bambine una volta diventate donne? Soltanto leggendo il romanzo si potrà dare una risposta , il lettore  vi leggerà le impressioni che riuscirà a trarre dalla trama.

Ci sono tanti personaggi positivi ma al tempo stesso ancorati alla loro arretratezza culturale:Zi ‘Ntonio che di saggezza e proverbi è fine conoscitore” e Zi ‘Peppe, custode di villa Ginestra, in cui è convinto di aver incontrato Leopardi e che lì abbia composto La Ginestra invece che a Torre del Greco.

Poi ci sono le donne, madri e moglie disilluse, sfiancate dal lavoro fisico nei campi e nei noccioleti, e chi come Mariolina, provata dalla vita “ma non se ne lagna, tirare il dolore che si tiene dentro è impossibile”.

Per chi ha l’età di Melina ripercorrerà i tanti eventi degli anni ’70 e ’80; il terremoto nel Friuli,quello del novembre dell’80 in Irpinia, il matrimonio di Carlo e Diana, la tragedia di Alfredino, i mondiali dell’82, non potrà non rivivere attraverso le storie di queste piccole donne quelle di un’intera generazione, i cui scenari sono molto simili. Molti potranno ritrovarsi in una frase di Melina: “Noi siamo quello che decidiamo di diventare”. Melina crede che si possa cambiare a seconda delle scelte che si sceglie di fare: chi come Anna e Melina cercano di emanciparsi studiando o scappando via, o chi invece sceglie di farsi sopraffare dalle convenzioni sociali di quel periodo.

Non manca in questo romanzo, vista l’ambientazione, la presenza della camorra e dei suoi personaggi negativi come Don Gaetano Cardone e Stefano.

Ma su tutti è Renato, che dietro il sorriso cela un animo nero e malato, che non conoscerà salvezza e che porterà la malombra nella vita delle bambine: “ La malombra ti prende e ti porta in un posto lontano, poi con un cassino ti cancella i ricordi e tu non lo sai dove sei stato e cosa hai fatto. La malombra fa così”.

Questo romanzo è un affresco del secolo scorso, scritto con una  forte passionalità e una certa musicalità nel linguaggio, fatto di intercalate napoletane, in una sorta di realismo tanto che al lettore sembra di passeggiare per le vie di Boccapianola, di scorgere la fatica delle donne mentre lavano i panni sul “lavaturo”, di vedere gli anziani poggiati sul bastone, mentre se ne stanno seduti sull’uscio di casa, pronti ad attirare l’attenzione dei più giovani, con le loro storie dei tempi passati.

Un romanzo che consiglio di leggere a chi è nato negli anni sessanta, ma anche ai più giovani per avere un’idea di come si viveva nel secolo scorso, un autentico spaccato della vita contadina di molti centri rurali di provincia, una realtà non solo meridionale.

Mi piacerebbe che l’autrice desse un seguito alla vita delle protagoniste, partendo magari da quel 7 maggio 2010 e continuando fino ai giorni nostri, fosse anche per dare un ulteriore spiegazione alle vite di queste donne, ma anche una speranza.

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Maria Iervolino


Maria Iervolino è nata a Karlsrhue, in Germania, in un freddo giorno di dicembre del 1968, da due giovanissimi emigranti. Diplomata in ragioneria, vive da sempre a Poggiomarino, in provincia di Napoli, dove gestisce un’azienda di import-export. Presente in diverse antologie e romanzi collettivi, l’autrice scrive da sempre, per passione e per ricerca, per protesta o per amore