Il moro della cima




IL MORO DELLA CIMA 


Autore: Paolo Malaguti

Editore: Einaudi

Genere: narrativa

Pagine: 280

Pubblicazione: 15 marzo 2022

 

 

 

 

Sinossi. Dicono che per vivere felici si debba trovare il proprio posto nel mondo: molti di noi passano la vita a cercarlo, per altri è questione di un attimo. Agostino Faccin, che tutti chiamano «il Moro», la felicità la scopre da ragazzo, tra le montagne di casa, nell’esatto momento in cui capisce che piú sale di quota e piú il mondo gli assomiglia. Quando gli propongono di diventare il guardiano del nuovo rifugio sul monte Grappa, non ci pensa su due volte. Ma la Storia non ha intenzione di lasciarlo in pace, la Grande Guerra è alle porte, e quella vetta isolata dal mondo diventerà proprio la linea del fronte. Da quando era poco piú di un bambino, il Moro ha una sola certezza: l’unico luogo in cui si sente al riparo dal mondo è tra i boschi di larici, i prati d’alta quota, e qualche raro alpinista… Cosí, quando gli danno in gestione un rifugio, sembra che la sua vita assuma finalmente la forma giusta. Ben presto in pianura si diffonde la fama di quell’uomo dai baffi scuri e la pelle bruciata dal sole, con i suoi racconti fantasiosi e le porzioni abbondanti di gallina al lardo. E in tanti salgono fin su per averlo come guida, lui che conosce come nessun altro quell’erta scoscesa di pietre bianche e taglienti. Ma quel rifugio è sulla cima del monte Grappa, e la Grande Guerra è alle porte. Lassú tira un’aria minacciosa: intorno al rifugio il movimento è frenetico, si costruiscono strade militari e fortificazioni, arrivano in massa le vedette, i generali, i soldati. E il Moro, che in montagna si sentiva al sicuro, assiste alla Storia che sfila sotto ai suoi occhi: nel 1918 il Grappa è la linea del fronte, un campo di battaglia che non tarderà a trasformarsi in un cimitero a cielo aperto e infine in un sacrario d’alta quota. Ma quando i fucili non fumano piú e le fanfare smettono di suonare, lui, il Moro, tornerà sulla sua cima, e davanti allo sfregio degli uomini cercherà il suo personalissimo modo di onorare la sacralità della montagna. Paolo Malaguti ci regala un’altra grande storia da un passato che non c’è piú, dando voce e corpo a un mondo perduto, e portandoci lassú a respirare un po’ di libertà.

 

Recensione di Sara Zanferrari

Paolo Malaguti torna, in questo suo decimo romanzo, a raccontare la Prima guerra mondiale: dopo “Sul Grappa dopo la vittoria” e “Prima dell’alba”, l’autore veneto voce alla Storia, attraverso un personaggio leggendario realmente esistito, il Moro Frun, guardiano del rifugio di Cima Grappa, che racconta il proprio rapporto d’amore con la sua montagna, vissuto a cavallo fra la fine e l’inizio del ‘900.

Il Moro lo avevamo già incontrato nel 2009, nel primo lavoro di Malaguti, che gli aveva dedicato un intero capitolo nel suo primo romanzo “Sul Grappa dopo la vittoria”, ma ancora troppo poco per un personaggio così particolare, straordinario, su cui aveva raccolto molto materiale e gli era rimasto, come dire, dentro, nella testa e nel corpo.

Ecco che

Agostino Faccin, da tutti chiamato “il Moro” diventa protagonista incontrastato di questo bellissimo romanzo,

a raccontarci la lunga vita di un ragazzo che scopre la felicità a soli 11 anni portando le vacche al pascolo col malgaro Menico e instaura un amore unico e dirompente con lamontagna, dove finirà per trascorrere quasi tutta la sua vita, diventando il primo guardiano del rifugio che verrà costruito e inaugurato il 22 agosto 1897.

Il Moro ama la montagna, ne ama i pendii, i colori, i silenzi, ama la sua solitudine, delicatamente accompagnata solo dal fedele cane Too (finché ci sarà), e qualche turista di passaggio, a quei tempi ancora molto pochi, spesso non italiani, benestanti.

Ma quel mondo è destinato a cambiare, un mondo che lui credeva immutabile, mentre invece l’uomo e la Storia lo modificherannoinesorabilmente. Prima era solo l’azione delle stagioni a far cambiare vesti e aspetto alla montagna:il sole, il vento, la neve, le rocce, l’erba, ma poi arriva l’uomo, che non si fa scrupoli a “ferirla”, scavarla, prima per costruire il rifugio, poi per costruire una strada, poi con la guerra una galleria, le trincee, il sacrario, i buchi delle bombe e delle fortificazioni che la lasciano sforacchiata come un gruviera, ferita a morte, così come sono morti tutti quei soldati che ancora dormono su questo monte sacro, chi nel Sacrario sulla cima, chi sottoterra in attesa di essere ritrovato.

E gli occhi del Moro registrano tutto questo. E assieme agli occhi il cuore, che piange per queste “profanazioni” a cui non resta che adattarsi. Nel 1918 il Grappa diventa infatti la linea del fronte equando sarà spento, finalmente, il clangore della battaglia, il Moro tornerà sulla sua cima, cercando il suo personale modo di onorare la sacralità della montagna dopo lo sfregio degli uomini.

Il Moro senti che sì, riprendeva la vita al rifugio, ma tra lui e la montagna le cose erano cambiate, e che non basta sopravvivere alla guerra per poter dire di esserne usciti. Riemergendo alla luce del giorno, strizzò gli occhi guardandosi attorno. Erano andati per sempre gli anni nei quali poteva godere nella speranza che nel ventre della montagna vivessero mostri e anguane. La guerra aveva scavato via anche quell’illusione: nella lunga galleria non v’erano che buio e roccia fredda e inerte”.

 

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Paolo Malaguti


è nato a Monselice nel 1978, ha trascorso l’infanzia e la giovinezza a Padova, dove ha frequentato il liceo e si è laureato in Lettere moderne con una tesi di Filologia italiana su Antonio Fogazzaro. Dal 2004 insegna nei licei, prima della provincia di Treviso, poi della provincia di Vicenza. Attualmente è docente al ‘G. B. Brocchi’ di Bassano del Grappa. Ha scritto diversi libri: “Sul Grappa dopo la vittoria” (Santi Quaranta, 2009), “Sillabario veneto” (Santi Quaranta, 2011), “I mercanti di stampe proibite” (Santi Quaranta, 2013), nel 2015 è uscito “La reliquia di Costantinopoli” (Neri Pozza), selezionato nella dozzina finalista al Premio Strega 2016, “Nuovosillabario veneto (BEAT, 2016), Prima dell’alba (Neri Pozza, 2017), Lungo la Pedemontana(Marsilio, 2018), “L’ultimo carnevale” (Solferino, 2019), “Se l’acqua ride” (Einaudi, 2020).

 

A cura di Sara Zanferrari

 poesiedisaraz.wordpress