Abbiamo sempre vissuto nel castello




Recensione di Fiorella Carta


Autore: Shirley Jackson

Traduttore: Monica Parecchi

Genere: Horror

Pagine: 182

Editore: Adelphi

Sinossi. “A Shirley Jackson, che non ha mai avuto bisogno di alzare la voce”; con questa dedica si apre “L’incendiaria” di Stephen King. È infatti con toni sommessi e deliziosamente sardonici che la diciottenne Mary Katherine ci racconta della grande casa avita dove vive reclusa, in uno stato di idilliaca felicità, con la bellissima sorella Constance e uno zio invalido. Non ci sarebbe nulla di strano nella loro passione per i minuti riti quotidiani, la buona cucina e il giardinaggio, se non fosse che tutti gli altri membri della famiglia Blackwood sono morti avvelenati sei anni prima, seduti a tavola, proprio lì in sala da pranzo. E quando in tanta armonia irrompe l’Estraneo (nella persona del cugino Charles), si snoda sotto i nostri occhi, con piccoli tocchi stregoneschi, una storia sottilmente perturbante che ha le ingannevoli caratteristiche formali di una commedia. Ma il malessere che ci invade via via, disorientandoci, ricorda molto da vicino i “brividi silenziosi e cumulativi” che – per usare le parole di un’ammiratrice, Dorothy Parker abbiamo provato leggendo “La lotteria”. Perché anche in queste pagine Shirley Jackson si dimostra somma maestra del Male – un Male tanto più allarmante in quanto non circoscritto ai ‘cattivi’, ma come sotteso alla vita stessa, e riscattato solo da piccoli miracoli di follia.

Recensione

La smania di conoscere un’autrice classica come Shirley Jackson nasce dalla mia passione per Stephen King e dal fatto che lui  ne parla sempre come di una sua musa ispiratrice, attingendo da lei molti aspetti delle sue opere.

“Abbiamo sempre vissuto nel castello” credo confermi questa sorta di parallelismo, di stima.

Il crescendo della storia, la psicologia dei personaggi nascono da mostri insiti già nella mente umana, vengono solo catapultati fuori durante gli eventi.

La storia di Mary Katherine e di sua sorella Constance gira intorno a un tavolo imbandito con paure, segreti, personaggi circondati da superstizione, cattiveria e arretratezza mentale.

La morte ha fatto visita alla famiglia Blackwood e da quel momento la dimora e i suoi abitanti superstiti vengono esposti al pubblico ludibrio.

Messi sotto una lente di ingrandimento sadica e pettegola si rintanano nel loro mondo.

Eppure… Eppure qualcosa non quadra nell’atmosfera, nella loro routine, nella ricerca spasmodica della verità da parte dello zio. Quella verità orribile, conosciuta solo dalle due sorelle.

L’orrore, come nei racconti di King, risiede nel fatto che la realtà nasconde fatti ben più spaventosi di qualsiasi racconto, risiede nelle persone. Nessuna creatura mostruosa sarebbe capace di macchinare certe crudeltà, tanto quanto l’essere umano.

Shirley Jackson tesse una ragnatela intorno al lettore, lo avvinghia in momenti chiave, in frasi che paiono buttate a caso ma sono la svolta, rivelano con chiarezza ciò che siamo capaci di fare per odio e per amore.

 

 

Shirley Jackson


Shirley Jackson è stata una scrittrice e giornalista statunitense, nota soprattutto per L’incubo di Hill House del 1959 e La lotteria. Ha esordito scrivendo per il prestigioso The New Yorker nel 1948. Nella sua carriera ha scritto anche opere per bambini, come Nine Magic Wishes, e persino un adattamento teatrale di Hansel e Gretel, The Bad Children. Muore per infarto nel 1965, forse a causa della terapia a base di psicofarmaci che stava seguendo.

 

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