Addio Kabul




Recensione di Sara Zanferrari


 

Autore: Domenico Quirico Farhad Bitani

Editore: Neri Pozza

Genere: saggio

Pagine: 336

Pubblicazione: Dicembre 2021

Sinossi. Nell’agosto del 2021 l’esercito degli Stati Uniti ha lasciato definitivamente Kabul dopo aver combattuto una lunghissima e sanguinosa guerra. Ora che la sconfitta è venuta, è il momento di ammetterlo: l’America, l’Occidente, sono rimasti vent’anni in Afghanistan, vi hanno condotto una guerra, scelto e gettato via alleati e governanti, distribuito denaro (150 miliardi dollari l’anno) e ucciso migliaia di persone sulla base di un’antropologia immaginaria, tutta agghindata di mediocri astuzie: una favola che dava una forma confortante ai nostri desideri poichè, al di là del folclore e della storia, non ci siamo mai veramente occupati di chi siano gli afghani; non erano infatti i loro guai la ragione per cui eravamo andati in Afghanistan. Oggi, dopo vent’anni di questa fiaba sanguinaria, ancora non sappiamo chi sono davvero i talebani che ci hanno cacciati via, sono rimasti qualcosa di inaccessibile e di oscuro: quali classi sociali rappresentano? Dove reclutano martiri e guerrieri infiniti? Perchè, e in che modo, ridotti a turbe di fuggiaschi sconfitti del 2002, sono diventati la bufera che a passi di lupo ha conquistato il paese? Da questa domanda nasce il presente libro, che è un dialogo notturno tra un ex capitano dell’esercito afghano e un giornalista occidentale, ed è fatto di semplice discorrere e narrare come in un accampamento attorno al fuoco, mentre la notte incombe. Un dialogo che è un viaggio dentro al cuore di tenebra dell’Afghanistan e una lunga meditazione sulla violenza che ha travolto un paese e rischia di condurlo al collasso. «Di ciò che gli afghani desiderassero e di quanti afghani fossero davvero approdati a quel miglioramento della condizione umana che avevamo promesso, non ci importava nulla. Già pronti, nel momento in cui tutto questo – ovvero continuare a fingere e a mentire – fosse risultato troppo costoso e i nostri interessi si fossero spostati altrove, ad andarcene in una notte. Che è quanto purtroppo è accaduto, lasciando gli afghani alle prese con i loro antichi demoni».

Recensione

Ora che la sconfitta è venuta, è il momento di ammetterlo: l’America, l’Occidente, sono rimasti vent’anni in Afghanistan, vi hanno condotto una guerra, scelto e gettato via alleati e governanti, distribuito denaro e ucciso migliaia di persone sulla base di un’antropologia immaginaria. E ancora oggi non sappiamo davvero chi sono i talebani”.

Farhad Bitani, ex-capitano dell’esercito afghano, in Italia dal 2012, e Domenico Quirico, inviato del quotidiano La Stampa, ci spiegano sotto forma di dialogo notturno tra un ex capitano dell’esercito afghano e un giornalista occidentale, una guerra e una sconfitta di cui non abbiano capito niente.

Addio Kabul, esce con Neri Pozza a pochi mesi dalla ritirata delle forze occidentali dall’Afghanistan.

Una “narrazione” (perdonate il termine disincantato di chi informazione fa e conosce le insidie, nonché vizi e virtù, specie i primi) che ci ha tenuti svegli di notte, ci ha fatti lanciare proclami sui social, “siamo tutti afghani”, peccato che dopo qualche mese, una manciata di giorni, nessuno se ne ricordi già più, nessuno gridi più ai diritti delle donne, men che meno si chieda dove saranno finiti tutti i profughi che l’Italia è riuscita a portare in Italia. Noi occidentali abbiamo la memoria corta, e per di più siamo lenti di comprendonio, e i Media in questo non aiutano: presto siamo ritornati alle prese con le cose nostre, una su tutte la pandemia.

Ora poi da qualche giorno ci ritroviamo alle prese con una guerra “a casa nostra”, nella nostra civilizzata e opulenta Europa, la Russia ha attaccato l’Ucraina, e mentre inneggiamo alla pace, la verità è che per lo più quel che ci preoccupa davvero è la tenuta dell’economia, i mercati, le risorse energetiche

Da questa guerra sferrata ai talebani 20 anni fa, non abbiamo appreso nulla, soprattutto perché non abbiamo capito con chi avevamo a che fare: chi sono i talebani, come abbiano potuto risorgere, e infine mandare via un Occidente ben più ricco e organizzato di loro. L’opinione pubblica internazionale non si è mai davvero interessata di comprendere un popolo molto più complesso di quanto credessero, ma soprattutto diametralmente, culturalmente opposto, forgiato dal Male, dalla violenza, che permea la vita degli Afghani praticamente fin dalla nascita.

Sorprende, pertanto, all’occhio dell’ignoranza occidentale, ritrovare a pagina 85 un riferimento proprio a Putin e all’Ucraina, formulato ben prima della dichiarazione di guerra di questi giorni:

Sto pensando per esempio a Putin, il quale sta ragionando sul fatto di aver preso la Crimea senza che l’America abbia reagito, e starà quindi pensando: “Perché non posso provare a prendere tutta l’Ucraina? Gli americani sono fuggiti davanti a quattro ciabattoni, figurati se correrebbero il rischio di affrontare una potenza dotata di bombe atomiche come la Russia!” e poi c’è la Cina che ritiene sia giunto il momento di riprendersi Taiwan”.

L’Occidente continua a ricadere negli stessi errori, tronfio della propria presunta superiorità storico/culturale (economica ormai…), quando forse basterebbe abbassarsi leggermente all’altezza di chi si trova di fronte per comprendere un po’ di più. Comprensione senza la quale sarebbe stato, e così è stato, impossibile portare la pace in una nazione intrisa di violenza. Comprensione senza la quale non è possibile vincere nessuna guerra: se non conosci il tuo “nemico” non lo puoi capire, tantomeno sconfiggere.

Quirico e Bitani scoperchiano il vaso di Pandora e illuminano impietosamente il deserto lasciato non solo dai cattivi, come la narrazione popolare vuole farci credere, ma le corruzioni, le bugie (tante, troppe) dei cosiddetti buoni (cioè noi), passando per la religione islamica e quel rapporto così stretto tra i suoi fedeli e un Dio totalitario sempre presente nella loro vita,

un Dio che punisce, un Dio cattivo e pignolo, che ti controlla ogni momento, che chiede che tu sudi di obbedienza. Dio esige che tu sia obbediente.

Neri Pozza getta una luce su una questione troppo presto e facilmente abbandonata dai Media, assai probabilmente perché troppo dolorosa e pesante da ammettere.

Come spesso succede, sono i libri a renderci liberi.

A cura di Sara Zanferrari

 poesiedisaraz.wordpress

 

Farhad Bitani e Domenico Quirico


Farhad Bitani, ex-capitano dell’esercito afghano, figlio di un generale, che ha vissuto nell’Afghanistan dei mujaheddin e poi dei Talebani e infine definitivamente trasferito in Italia, dopo aver frequentato l’Accademia militare di Modena e la scuola di Applicazione di Torino. Scrittore e fondatore di GAF Global Afghan Forum, educatore, impegnato nella promozione della pace e del dialogo interreligioso e interculturale. Fondatore del Global Afghan Forum (Gaf), dopo la sua biografia “L’ultimo lenzuolo bianco” (Neri Pozza, 2020).

Domenico Quirico, giornalista italiano (classe 1951), inviato della redazione esteri del quotidiano La Stampa, responsabile degli Esteri, è stato corrispondente da Parigi e inviato di guerra. Si è interessato fra l’altro degli avvenimenti sorti a partire dal 2010-2011 e noti come “Primavera araba”. Nell’agosto 2011 è stato rapito in Libia e liberato dopo due giorni. Il 9 aprile 2013, mentre si trovava in Siria come inviato di guerra, di lui si perde ogni traccia. La prima notizia del suo rapimento giunge il 6 giugno quando viene diffusa la notizia che Quirico è ancora vivo. Viene infine liberato l’8 settembre 2013, dopo 5 mesi di sequestro, grazie ad un intervento dello Stato Italiano e infine riportato a casa. Nel 2015 ha vinto il Premio letterario Brancati. Pubblicazioni: Squadrone bianco. Storia delle truppe coloniali italiane, Mondadori, 2003. Generali. Controstoria dei vertici militari che fecero e disfecero l’Italia, Mondadori, 2007. Naja. Storia del servizio di leva in Italia, Mondadori, 2008. Primavera araba. Le rivoluzioni dall’altra parte del mare, Bollati Boringhieri, 2011. Gli ultimi. La magnifica storia dei vinti, Neri Pozza, 2013. Il paese del male. 152 giorni in ostaggio in Siria, Neri Pozza, 2013. Il grande califfato, Neri Pozza, 2015.

 

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