All’incrocio dei nostri destini




Melissa da Costa


DETTAGLI:

Traduttore: Elena Cappellini

Editore: Rizzoli

Genere: Narrativa

Pagine: 384

Anno edizione: 2024

Sinossi. Sono cinque anni che Ambre non torna ad Arvieux, piccolo paese nel cuore delle Alpi francesi; non un tempo davvero lungo, ma sufficiente a lasciare un segno, se hai vent’anni. Oggi, mentre la giovane donna è in viaggio da Lione, riappaiono davanti ai suoi occhi le baite di montagna. È il richiamo di un’amicizia spenta solo in superficie a portarla qui, una telefonata dell’amica Rosalie piovuta d’improvviso: il suo compagno, Gabriel, le ha scritto un biglietto ed è sparito, lasciandola con i due figli. Oltre ad Ambre arriveranno anche Anton e Tim, ugualmente pronti ad accorrere e fare la loro parte. Mentre Gabriel ancora non si riesce a rintracciare, i quattro amici sono subito sommersi dai ricordi legati a quella stagione invernale passata all’hotel Les Mélèzes, quando ognuno di loro aveva trovato negli altri una nuova prospettiva e nuove energie per riprendere in mano la propria, disordinata vita. Oggi hanno solo qualche anno in più e credono di essere adulti, ma è ancora tutto da costruire. Riallacciare i rapporti dopo così tanto tempo sarà allora un tuffo, necessario a superare la distesa dei risentimenti, di tutti quei dolori rimasti invisibili, per smettere di piangere i fantasmi e recuperare fiato, guardarsi in faccia e dirsi che sì, siamo sempre stati qui, ed è da qui che la vita riparte.

“Niente può separare due anime gemelle. Superano tutto e finiscono sempre per ritrovarsi…”

 Recensione di Loredana Cescutti


È stata una sorpresa scoprire che questo romanzo fosse legato a doppio nodo con “Bucaneve” che ho letto con piacere lo scorso anno.

Una penna, quella di Da Costa che mi ha progressivamente coinvolta ed emozionata con i suoi precedenti romanzi, e di cui ammiro la delicatezza nel raccontare di temi difficili che fanno soffrire, ma sempre con sensibilità e anche un po’ di spensieratezza, che dona piacere e soddisfazione in chi legge.

“Per ritrovarci, quale modo migliore che perderci?”

Cinque anni sono passati per Ambre e per il resto del gruppo.

Cinque anni da quando per loro tutto e iniziato e finito.

Cinque anni, per alcuni, in cui la vita ha scelto di stravolgere le loro certezze in modo più o meno doloroso, dandogli l’impressione di non poter più avere possibilità e un futuro.

Un futuro veramente felice, s’intende.

“Ognuno fugge come può.”

Una scrittura dolce, potente, che a volte necessita di far uscire la rabbia, quell’emozione per così tanto trattenuta che arriva a dilaniare dall’interno, piano piano ma in modo inesorabile, togliendo prospettive e sogni.

Fino a consumarsi nell’accettazione di un qualcosa che ti lascia in vita, ma non ti fa vivere veramente.

Ma basta un niente, un imprevisto che sia da stimolo per avere l’opportunità, a patto di volerla cogliere, per aprire gli occhi e le orecchie, per guardarsi e sentirsi, veramente.

“Pensò che la vita era davvero meravigliosa, che non bisognava mai avere paura. Ogni dolore portava la sua dose di felicità. Ogni sparizione portava la sua dose di incontri. Un giorno un vecchio amico spariva lasciandoti una magnifica poesia, poi incontravi una persona perduta a cui regalare quella stessa poesia. Ci si passava il testimone. Si teneva la fiamma sempre accesa.”

Una storia che sa di riscatto, quello dei sentimenti che sono stati schiacciati e repressi “per il bene” di molti, ma non per chi ha dovuto compiere questo sacrificio.

“Le nostre radici non sono nella nostra infanzia, nella nostra città natale, in un pezzo di terra, nel giardino recintato in cui giocano i bambini dell’asilo. Le nostre radici sono in tutti i luoghi che abbiamo attraversato.»”

Una prosa, che qui, ancora una volta mi ha colpita.

Una spasmodica voglia di arrivare in fondo, la mia, per sapere e riallacciare ogni filo con il suo gemello, come tutte le anime di cui si racconterà nel romanzo, che mi ha procurato emozioni incontrollabili fino all’ultima pagina.

“… pensò per la seconda volta che non era poi tanto male invecchiare e diventare più coraggiosi…”

Una storia che coinvolge da principio, intrisa di misteri, quelli umani, di dolcezza, di amicizia e di legami indivisibili uniti casualmente dalle avversità della vita, che hanno saputo rimanere a distanza, senza mai strapparsi del tutto e che al momento giusto, hanno accolto la richiesta di aiuto, qualsiasi cosa possa significare e da quel momento, hanno reimparato ad ascoltarsi e a rendersi conto di cosa significa VIVERE.

Veramente.

“E’ con le lacrime che si impara a conoscersi davvero…”

Non c’è altro che posso dire, se non di leggerlo!

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Melissa Da Costa


si occupa di comunicazione in ambito energetico e climatico. I quaderni botanici di Madame Lucie, pubblicato in Francia con grande successo di pubblico, è il suo primo romanzo tradotto in Italia. Il suo esordio letterario, Tout le bleu du ciel, è stato tra i dieci libri più venduti in Francia nel 2020