Apologia del racconto breve




A cura di Alessandro Chiometti

Autore di alcuni romanzi e di molti racconti brevi, cura con l’Associazione Civiltà Laica di cui è presidente la Direzione Artistica del Terni Horror Fest


Dall’introduzione di Stephen King alla sua raccolta di racconti brevi “Il bazar dei brutti sogni”: (i racconti brevi) possono essere esaltanti, talora sconvolgenti, come un valzer con uno sconosciuto che non rivedrete mai più, un bacio al buio o un oggetto strano e meraviglioso da due soldi di un mercatino da strada.

Non sono molti i grandi scrittori capaci di saper colpire nel segno sia con i romanzi che con i racconti, King è uno di questi.
Altri, Clive Barker per esempio, pur avendo prodotto dei racconti favolosi non sono quasi mai riusciti a pubblicare un romanzo convincente fino in fondo.

Viceversa, anche nel caso di un collettivo di scrittori come quello dei Wu Ming, che ha sfornato romanzi storici favolosi, quando leggiamo le loro opere più brevi ci sembrano sempre molto lontane dalle loro potenzialità.

Qualcuno dice che è più difficile scrivere un racconto convincente rispetto a un romanzo, perché non hai lo spazio sufficiente per “spiegare” al lettore tutto quello che hai in testa.
Altri dicono che viceversa, è proprio questo il bello di scrivere il racconto breve perché si lascia lo spazio al lettore di immaginare l’ampliamento della storia.

Fatto sta che in Italia il racconto breve è considerato spazzatura.
Lo considerano spazzatura le case editrici che non pubblicano mai raccolte di racconti a meno che l’autore non abbia già un nome che garantisce l’acquisto di migliaia e migliaia di copie.

Il lettore medio dal canto suo si guarda bene dal comprare le poche raccolte di racconti proposte, probabilmente perché disabituato dall’assenza di questi nella proposta in libreria.
Situazione più unica che rara, visto che nel resto del pianeta le raccolte vendono come i romanzi.

La scelta editoriale italiana è per noi sinceramente incomprensibile e al limite della schizofrenia. A volte allo scrittore viene chiesto di allungare il suo romanzo perché: “ci dispiace ma la nostra casa editrice non pubblica nulla sotto le trecentomila battute”.

Dopodiché scopriamo che si vendono in edicola o per corrispondenza i c.d. “distillati” dei libri più famosi che sono stati sfrondati dalle pagine in eccesso. Che stranezze… ma del resto, senza fare nomi di autori o titoli per non incorrere nelle ire dei fans, possiamo affermare con sufficiente tranquillità che una buona metà dei romanzi che abbiamo letto aveva un bel po’ di pagine di cui non avremmo mai sentito la mancanza.
E allora perché questa preclusione nei confronti del racconto breve?

Come diceva King nella frase che abbiamo riportato all’inizio, il racconto non ha la pretesa di sostituire il romanzo, è semplicemente qualcosa di diverso. Un oggetto strano che rimane nelle pieghe della mente e al momento giusto ti da spunti per riflessioni e suggestioni. Ci sono racconti deliziosi che hanno ispirato interi film, altri che sono citati da tutti gli scrittori del pianeta.

Nel campo della letteratura gotica o fantastica ad esempio come non ricordare i meravigliosi lavori di Richard Matheson?

Le sei pagine di “Nato di uomo e di donna”  forse sono una delle cose più spaventose che abbiamo mai letto.
I racconti di Lovecraft poi… impossibile citarli tutti, ma di certo tutti vi possono assicurare che sono uno dei must per chiunque voglia interessarsi al genere.

Lo stesso King (ovviamente) ha scritto capolavori che rientrano nello spazio di poche pagine; “L’arte di sopravvivere”, “La ballata della pallottola flessibile” o “Il bambino cattivo” (contenuto nella raccolta citata all’inizio) sono puri distillati di horror geniale.
Che dire poi del racconto breve “La sentinella” di Arthur C. Clarke che ha  ispirato il capolavoro di Kubrik  “2001: odissea nello spazio”?
Tutte le statistiche ci dicono che siamo uno dei paesi del mondo dove la gente legge di meno, di certo l’ultimo d’Europa e la situazione sta peggiorando.

Di certo un racconto non ci salverà, ma possiamo permetterci di suggerire che, forse, se si propone ai ragazzi anche una forma di letteratura diversa dal canonico tomo di cinquecento pagine, qualcuno di loro potrebbe essere più invogliato alla lettura?

Alessandro Chiometti