Arcipelago amico




Sinossi. Enrico Trezza è un cinquantenne, proprietario di un locale notturno e appassionato da sempre di pugilato. Ma è anche un serial killer con il vizio di selezionare le sue vittime all’interno di una particolarissima cerchia di amicizie. Lo scopo? Creare il suo Arcipelago Amico. Nel portare a termine gli efferati omicidi, Enrico non è da solo, ma ha qualcuno che lo aiuta in segreto, dietro le quinte. Una persona fidata e capace di cui pochi conoscono l’esistenza. A dare la caccia al killer è il commissario Serena Fortini, aiutata dall’agente Walter Zenoni. Donna tenace in un mondo di uomini, sa pensare fuori dagli schemi: è la persona ideale per indagare su questo caso complesso. Arcipelago Amico è la storia di un peccato, di una macchia criminale che, all’interno di una famiglia apparentemente normale, si tramanda di generazione in generazione lasciando una scia di vittime innocenti e inconsapevoli.

 ARCIPELAGO AMICO

di Paolo Bocchi

Morellini Editore 2023

Thriller, pag.330

 Recensione Roberta Canu

Un romanzo indubbiamente originale, a tratti oscuro e permeato non tanto dall’efferatezza con cui le vittime del serial killer vengono uccise, quanto piuttosto dalla caratterizzazione subdola del personaggio centrale, Enrico Trezza, che dimostra di avere una doppia se non addirittura multipla personalità.

È un uomo mentalmente instabile e deviato ma all’apparenza normale e anche piuttosto, direi, socievole, il quale riesce con avvenenza e grottesco carisma ad uccidere in modo del tutto naturale e forse, secondo lui, divino.

Faccio ora riferimento invece al fratello di Enrico, ovvero Sergio Trezza, cui balza all’occhio fin dal principio il fatto che soffra di un disturbo ossessivo compulsivo il quale lo porta ad essere fin troppo ordinato e maniacalmente pulito. 

Enrico e Sergio non dialogheranno praticamente mai tra di loro, eppure ci sarà sempre un connettore tra i due, un legame indissolubile in quanto l’uno è l’aiutante dell’altro in uno schema quasi claustrofobico che si prefigge l’obiettivo di distruggere le vite dei malcapitati, persone che non hanno fatto altro se non seguire il proprio destino o la propria vocazione.

All’interno dell’opera, nonostante in fin dei conti poi tutto sommato non vi sia proprio un’escalation di emozioni da brivido per quanto mi riguarda, è presente comunque un impatto decisivo simile ad uno schiocco o ad una lacerazione, si sente e si avverte infatti la smania da parte dell’assassino di voler prevalere su coloro che reputa superiori in quanto conducono una via decisamente più appagante e soddisfacente della sua.

Quello stesso schiocco, che è paragonabile ad un di bacio di Giuda dato nell’ombra, serve a tener vivo il passato e ricucirlo costantemente ad un presente villano e altrimenti così tanto scialbo.

In quest’opera letteraria, non solo i personaggi e i protagonisti hanno caratteri ben definiti e sono collocati in situazioni e ambienti sempre molto dettagliati, ma c’è da dire che si avverte fin dalle prime pagine la potenza intrinseca della narrazione, che, dirompente, squarcia il velo dell’ottimismo, frugando nella mente umana, scrutando la radice del dolore e il peccato famigliare, quella macabra e insana sporcizia che grava sui due fratelli, i quali sembrano addirittura estranei alle loro stesse colpe oppure, specialmente Sergio, utilizza la preghiera per espiarle totalmente.

E poi in conclusione, vi è la giustizia che come al solito agisce sì ma quasi a rilento, lasciando comunque il lettore stupito fino alla fine, in un percorso irto di spine, ostacoli e alcuni colpi di scena piuttosto notevoli.

Unica pecca del romanzo secondo me è stata la troppa colloquialità e quasi talvolta “frivolezza” con cui l’autore ha descritto alcune scene che invece avrei reso più particolari, non necessariamente in modo tetro ma perché no, leggermente più insidiose e cupe.

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Paolo Bocchi


nasce a Milano nel 1964. La laurea in Architettura, con una tesi pubblicata sulla rivista Ottagono, lo porta ai primi anni ’90 a New York dove segue i graffiti di Rammelzee e poi a Los Angeles per lavorare come architetto presso Walker&Zanger. Nel 1997 torna in Italia per collaborare con le più importanti riviste di architettura. Fa parte della redazione della rivista “INVENTARIO”, con la quale vince il Compasso d’Oro. La sua personalità poliedrica lo porta a scrivere programmi tv tra i quali spiccano Jack on Tour e Deejay Stories per Deejay TV e AccessAllAreas per La7. È stato freelance per agenzie di pubblicità e centri media. Diversi suoi scritti sono apparsi in molti volumi editi da Skira, Corraini e RCS Corriere della Sera. Nel 2021 ha pubblicato con Morellini Editore il suo primo romanzo L’Urna Vagante.