Aspettando il cielo




Recensione di Stefania Ceteroni


Autore: Elliot Ackerman

Traduttore: katia Bagnoli

Editore: Longanesi

Genere: narrativa contemporanea

Pagine: 300

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Dopo un lungo volo militare dall’Afghanistan agli Stati Uniti, Eden giace in un letto d’ospedale, incapace di muoversi e di parlare. È miracolosamente sopravvissuto a un attentato durante una missione militare, ma le sue condizioni sono gravissime. A vegliare sul suo corpo lacerato dalle ferite e a sperare che il cielo lo lasci in vita, c’è la moglie Mary. Ma insieme a loro, in quella stanza, c’è qualcun altro. Qualcuno che spera e prega per Eden. E che ci racconta la sua vera storia. Pagina dopo pagina, scopriamo a chi appartiene la voce narrante, quella di un commilitone di Eden che era presente nel momento dell’attentato e che ha avuto un destino diverso dall’amico ferito: vite che si incrociano e poi si separano, ma non per questo restano distanti. Perché ogni distanza può essere azzerata dall’amore. In ogni condizione. Mentre Eden lotta per la vita, il suo compagno ripercorre i momenti più terribili, i segreti, le battaglie, i sentimenti che li hanno portati a condividere il presente. Aspettando il cielo è un romanzo toccante, che esplora i traumi meno visibili della guerra, interrogandosi sui valori della lealtà e dell’amicizia, sul tradimento e sull’amore.

Recensione

Sento addosso a me il dolore di Eden. Sento il suo muto grido d’aiuto che sembra voler uscire dalla mia gola ma che resta intrappolato nei meandri di un corpo che si fa fatica a riconoscere come tale. Sento i bip di quelle macchine che lo tengono in vita. Vedo le antenne di quegli scarafaggi che avanzano silenziosi verso di lui ogni volta che l’infermiera se ne va. Sento una lacrima che si fa spazio tra le palpebre gonfie e che non hanno più ciglia per scendere lentamente su un viso che non appartiene più a quel ragazzo, quell’uomo che Eden è stato.

Tutto questo lo sento appiccicato addosso a me dopo la lettura di questo libro.

Ora Eden pesa 35 chili a fronte dei 110 di quanto si allenava per affrontare con coraggio le missioni militari che richiedevano concentrazione, lucidità e self control oltre che prestanza fisica.

Ora Eden non sembra nemmeno essere più un uomo in quel letto d’ospedale dove, vegliato da sua moglie, lotta con quella vita che non lo vuole lasciare ma che non può essere più chiamata vita.

Un incidente durante una missione: questo lo ha ridotto così. Con lui c’era qualcuno che non ce l’ha fatta ma che gli è accanto giorno e notte. Qualcuno che racconta la vera storia di un uomo intrappolato in quel che resta del suo corpo e che non gli permette di gridare al mondo la sua sofferenza.

Il libro parla di un soldato ma non racconta solo la sua storia in tuta mimetica, le vicende che l’hanno portato a soffrire in quel modo e a restare in bilico tra la vita e la morte. Racconta una vita fatta di belle speranze, di incontri, di passioni, di delusioni e tradimenti. Parla di quanto siano fragili i rapporti umani e di come sia facile spezzare quegli equilibri a cui si arriva a fatica. Parla di vuoti, di silenzi, di desideri…

E parla di sofferenza, è vero. Quella che un uomo incapace di parlare e di muoversi, menomato fisicamente ed anche psicologicamente può provare e che non riesce ad esprimere se non con quelle reazioni che vengono interpretate, dall’esterno, come crisi, come reazioni su un corpo che è sul punto di smettere di funzionare.

Sono svelati molti risvolti personali, anche intimi di Eden marito, compagno di vita, e la voce narrante – che parla con affetto e con quella partecipazione che rende ancora più toccante le situazioni – racconta una storia che nessuno altro potrebbe raccontare.

Molto particolare le figura di Mary, la moglie di Eden. Una personalità complessa, la sua, che la voce narrante rende molto bene.

Ho sofferto molto nel leggere questo libro e non solo per la sofferenza fisica di Eden. C’è altro e non credo che l’autore avesse l’intenzione di impietosire il lettore.

Non è questo il punto. Lo voleva emozionare, appesantire di emozioni anche contrastanti e ci è riuscito, secondo me, alla perfezione.

A cura di Stefania Ceteroni

https://libri-stefania.blogspot.com

 

Elliot Ackerman


classe 1980, è stato a lungo impegnato nella carriera militare. In servizio durante la guerra in Afghanistan e Iraq, ha ricevuto diverse onorificenze al merito, tra cui la Croce di bronzo al valore militare. Autore di numerosi scritti apparsi anche sul New Yorker e sul New York Times Magazine, e di racconti pubblicati in The Best American Short Stories, vive a Istanbul. Il suo primo romanzo, Prima che torni la pioggia, uscito in Italia per Longanesi nel 2016, è stato un successo internazionale di critica e di pubblico, a cui è seguito Buio al crocevia.

 

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