Atti osceni in luogo privato




Recensione di Alessandra Pepino


Autore: Marco Missiroli

Editore: Feltrinelli

Pagine: 186

Genere: Narrativa

Anno pubblicazione: 2016

Le lacrime in punta di ciglia, la voglia di sapere come sarebbe finito – nonostante non ci fossero assassini da smascherare – e la sensazione che la storia sgusciasse fuori dalle pagine per infilarsi tra le crepe della mia vita, dei miei ricordi.
“Atti osceni in luogo privato” è un titolo forse un po’ fuorviante rispetto alla vicenda di cui si fa portavoce. La sessualità è soltanto uno dei tanti fili conduttori – insieme all’amicizia, la solitudine, il senso della perdita, l’amore per il cinema e per la letteratura, la difficoltà di perdonare (e di perdonarsi) – che si intrecciano e tengono concatenate le diverse fasi di cui si compone la vita del protagonista.
La storia è quella di Libero, dodicenne chiamato a districarsi tra le rapide dell’adolescenza, la separazione dei genitori, e i primi, timidi approcci con il mondo femminile.
La sua crescita, la sua maturazione, si dividono tra due mondi che più diversi non potrebbero: da un lato Parigi, con i suoi caffè letterari, i vicoli che profumano di pastis e di libri ancora da sfogliare; dall’altro Milano, quella dei Navigli, delle osterie e delle lunghe passeggiate sulla Vespa Special.

Con una prima parte che forse stenta un pochino a decollare, ma una seconda che s’invola, lasciando il lettore con il fiato spezzato, “Atti osceni in luogo privato” si propone come un percorso di formazione, che però – come tutti i libri importanti – racchiude in sé diversi livelli di lettura.
È un romanzo sull’amore, e sulle molteplici forme disperate e disperanti che questo può assumere; un’altalena emotiva e ininterrotta tra l’interno e l’esterno, ciò che appare in superficie e quello che si tende a tenere gelosamente nascosto, perché oscuro o inconfessabile; uno spaccato sull’importanza dei libri, sul loro potere evocativo e sulla capacità di tenere unite le persone, nonostante il tempo che corre, e la morte.
La marcia in più di questa storia, che racconta di Libero ma potrebbe essere quella di ognuno di noi, si annida a mio avviso nel fascino dei personaggi femminili: l’inafferrabile Marie, amica del cuore che non lascia indifferenti; la conturbante Lunette, primo e lacerante amore; Madame Marsell, mamma imperfetta che crede nei tarocchi e nell’importanza delle radici.
E poi i dettagli: Palmiro Togliatti, amico a quattro zampe goloso di gelato al fior di latte e Bastoncini di Capitan Findus; un dirimpettaio che somiglia a Mastroianni e che appare e scompare a intermittenza dietro i vetri della finestra; un oste in carrozzella e chignon, che spilla birre e dispensa consigli.
E poi le chicche che ti allargano il cuore, come il “cameo” di Sartre, seduto in un angolo del caffè dei Deux Magots con la pipa tra le labbra, e quello di una impalpabile Alda Merini, che lascia mance fatte di aforismi, avvolta nella ormai celebre nuvola di fumo.
Con una scrittura lieve ed elegante, che sa divertire, e poi commuovere, e infine spiazzare senza mai inciampare nella banalità, Missiroli ci accompagna per le pagine di questa sua storia fino a rendercene ostaggi.
Arrivati all’ultimo rigo, con gli occhi lucidi e una prima prurigine di nostalgia, non si potrà fare a meno di tornare indietro di qualche pagina, frugare tra una frase e l’altra; strappare qualche altro minuto di compagnia a Grand Liberò – come lo chiama la sua Marie – e alle briciole di vita che, compiendo rinunce e accettando compromessi, ha lasciato lungo la strada.

Marco Missiroli


Vive a Rimini fino alla maturità scientifica, trasferendosi successivamente a Bologna per iscriversi al corso in Scienze della comunicazione dell’Alma Mater Studiorum. Nel 2002 segue i corsi della Scuola Holden a Cesena, esperienza conclusa non in modo positivo. Si laurea nel 2005 con la tesi L’oggetto culturale nell’industria italiana. Il caso del Signor M. ovvero i criteri di pubblicazione di un libro. Il suo romanzo d’esordio, Senza coda (Fanucci, 2005), ha ricevuto nel 2006 il Premio Campiello Opera prima; si tratta di un’opera che racconta “di un’infanzia che si misura angosciosamente con il mondo adulto, con le sue sopraffazioni e violenze, varcando la linea d’ombra che conduce ad una pensosa maturità”. Il 22 marzo 2007 pubblica con Guanda il romanzo Il buio addosso (premio Insula romana 2008). Il 12 febbraio 2009 viene messo in commercio il terzo romanzo, Bianco (Guanda), che vince la XXVIII edizione del Premio Comisso, il Premio Tondelli 2009 e il premio della critica Ninfa-Camarina 2010. Il 23 febbraio 2012 viene pubblicato il romanzo Il senso dell’elefante (Guanda), che vince il Premio Campiello Giuria dei Letterati 2012, il premio Vigevano – Lucio Mastronardi, il premio Bergamo. Nel febbraio 2015 esce per Feltrinelli il romanzo Atti osceni in luogo privato, bestseller[5], vincitore del Premio SuperMondello 2015 e del premio internazionale Isola d’Elba. È tradotto in molti Paesi. Vive a Milano. Scrive per la cultura del Corriere della Sera.

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