Bianco letale




Recensione di Loredana Cescutti


Autore: Robert Galbraith

Traduzione: Valentina Daniele, Barbara Ronca, Laura Serra, Loredana Serratore

Editore: Salani

Serie: Cormoran & Robin #4

Genere: Giallo

Pagine: 784 p., R

Anno di pubblicazione: 2019

Sinossi. Quando il giovane Billy, in preda a una grande agitazione, irrompe nella sua agenzia investigativa per denunciare un crimine a cui crede di aver assistito da piccolo, Cormoran Strike rimane profondamente turbato. Anche se Billy ha problemi mentali e fatica a ricordare i particolari concreti, in lui e nel suo racconto c’è qualcosa di sincero. Ma prima che Strike possa interrogarlo più a fondo, Billy si spaventa e fugge via. Cercando di scoprire la verità sulla storia di Billy, Strike e Robin Ellacott – una volta sua assistente, ora sua socia – seguono una pista tortuosa, che si dipana dai sobborghi di Londra alle stanze più recondite e segrete del Parlamento, fino a una suggestiva ma inquietante tenuta di campagna. E se l’indagine si fa sempre più labirintica, la vita di Strike è tutt’altro che semplice: la sua rinnovata fama di investigatore privato gli impedisce di agire nell’ombra come un tempo e il suo rapporto con Robin è più teso che mai. Lei è senza dubbio indispensabile nel lavoro dell’agenzia, ma la loro relazione personale è piena di sottintesi e non detti…

Recensione

Penso a ciò che fin da principio ci ha attratti, che lega così profondamente i nostri spiriti.”

(Henrik Ibsen Rosmersholm)

“Oh, questo dubbio spaventoso!”

(Henrik Ibsen Rosmersholm)

L’incontro con questo autore, o meglio autrice, per me è stato del tutto casuale. Mio marito, incuriosito dalle pubblicità online al libro “Il richiamo del cuculo” lo prese e iniziò a leggerlo. Dopo un po’ mi disse: “Questo potrebbe piacerti!”. Incuriosita lo cominciai e nonostante la mole di pagine lo lessi d’un fiato.

Così è iniziata la mia “Cormoranmania”!

Cormoran Strike mi è da subito risultato simpatico nonostante i suoi numerosi difetti: rude, selvatico, solitario e poco incline a stabilire relazioni durature. La stazza imponente, il fatto che gli manchi una gamba, che ami le pinte di birra e si trascuri dando un’idea di trasandatezza che fa sì che gli altri gli girino al largo.

Conoscendolo meglio sono riuscita a capire come e perché sia diventato così e soprattutto ho scoperto che ciò che appare non è sempre ciò che è.

Solo una persona è riuscita a scalfire la corazza di questo gigante buono, accogliendolo e apprezzandolo interamente con pregi e difetti, senza cercare di cambiarlo. O meglio, senza imporgli nulla: Robin.

Quando i loro occhi si cercano e si trovano, si guardano annullando ogni preoccupazione. Tutto svanisce e per un attimo entrambi ritrovano serenità e un calore positivo, che li fa stare bene.

Almeno questo era quello che capitava fino al termine del libro scorso, ma ora forse le cose sono cambiate e ciò che avevano potrebbe non esserci più“.

Ricorderete che una volta giunti alla conclusione de La via del male, terzo libro di Cormoran e Robin, siamo tutti rimasti con la bocca aperta e in febbrile attesa di una risposta ad una domanda che è stata buttata lì, in sospeso come nella scena al rallentatore di un film. In una parola si è racchiuso tutto il senso della storia dei nostri protagonisti preferiti: orgoglio, senso di rivalsa, la prospettiva di realizzare i loro sogni, l’inizio di qualcosa di nuovo. Chi come me ha letto i precedenti sa di cosa sto parlando, ma se speravate che tutto fosse diventato di punto in bianco molto semplice, una strada in discesa senza ostacoli allora dovrò farvi ricredere perché, me compresa, ci siamo sbagliati di grosso.

Oserei dire che ne dovrà scorrere di acqua sotto i ponti del Tamigi…

Ho dovuto aspettare a lungo ma finalmente eccolo qui, questo nuovo dono di Robert Galbraith è arrivato a me e io me lo sono assaporata di gusto, ma allo stesso tempo l’ho letto con una tale avidità che, ahimè, ora sono già in drammatica astinenza. Mi è bastato leggere le prime pagine per rientrare con semplicità nella vita di Robin e Cormoran, come se il tempo non si fosse mai fermato.

Di cose ne sono successe tante durante i casi precedenti e sicuramente la dolce e determinata ragazza di Masham porta ancora addosso profonde cicatrici, frutto dei rischi che ha corso pur di arrivare in fondo alle indagini. L’ultimo incidente, probabilmente il più brutto, proprio un anno fa, quando tutto poi è cambiato.

Lei non sta bene. I segni sono ancora visibili ma ciò che la fa stare più male sono i ricordi, i postumi dell’ultima volta in cui ha rischiato seriamente e in modo avventato la vita, motivo questo di grande conflitto anche con il suo capo.

Gli incubi ancora la perseguitano e lei ha cercato di curarsi, perché un disturbo post traumatico da stress non va preso sottogamba ma poi ha rinunciato nascondendo il suo malessere.

L’indagine particolare nella quale si ritroveranno coinvolti questa volta avrà a che fare con lo strano caso di un ministro, di cavalli feriti e di un corpo seppellito in una conca e avvolto in una coperta rosa. A pensarla bene potrebbe sembrare un giallo da quattro soldi. Uno di quelli che si cerca per ammazzare il tempo.

A dispetto di ciò che sembrerà, invece, anche questa storia sarà destinata a rimanere impressa nella memoria dei nostri eroi per lungo tempo e potrebbe cambiare le carte in tavola.

In questo libro si parlerà di scorrettezze, violenze psicologiche e non, insicurezze, annientamento. Toni forti, violenti e travolgenti, ma anche attimi di dolcezza, sorrisi, fiducia e rispetto. Una potenza di sentimenti che a volerli paragonare ad un cibo prelibato, mi fa venire in mente un soufflé caldo: una crosta di pasta di cioccolato amaro, con all’interno un cuore di crema dal sapore amabile, arricchito di praline leggermente dolci per ammorbidirne il gusto tanto da renderlo un dessert unicoe godurioso.

Riconosco alla Rowling, che si nasconde sotto lo pseudonimo di Galbraith, l’abilità di aver aggiunto sapientemente qua e là, elementi e situazioni che hanno innalzato gradualmente il livello di tensione che a noi lettori, regalano momenti di forte pathos emotivo donandoci sensazioni ancora più profonde e coinvolgenti.

Per concludere posso affermare che l’unico vero problema di un librone di tale genere, è che purtroppo anche lui è destinato a finire.

Quando è avvenuto, io mi sono ritrovata orfana di questa nuova, grande e potente storia, che mi ha lasciato una pienezza di sensazioni indecifrabili.

Spero di non dover aspettare altri due anni e mezzo prima di ritrovarmi fra le mani un seguito perché credetemi, non è finita.

Difficile est longum subito deponere amorem,

difficile est, verum hoc qua lubet efficias.”  (Catullo)

“È difficile, tutto d’un tratto, deporre un lungo amore,

è difficile sì, ma devi farlo lo stesso.”  

Non mi resta che augurarvi buona lettura!

 

Robert Galbraith


Robert Galbraith: in realtà sotto questo nome si nasconde Joanne Rowling che è una scrittrice britannica. La sua fama è legata alla serie di romanzi di Harry Potter, che ha scritto firmandosi con lo pseudonimo J. K.

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