Il caso Morel




 IL CASO MOREL

Rubem Fonseca

Fazi 2023

Daniele Petruccioli (Traduttore)

Thriller, pag.196

Sinossi. Vilela, ex commissario diventato scrittore di gialli, incontra in prigione Paul Morel, artista incarcerato con l’accusa di avere assassinato barbaramente una delle sue amanti, il cui cadavere è stato ritrovato su una spiaggia di Rio de Janeiro. È stato Morel a chiedere di vedere Vilela, per fargli leggere dei brani di un manoscritto in cui racconta la sua vita e (chissà?) la verità sull’omicidio. L’ex commissario, che è in crisi creativa, accetta di leggere il libro, sempre più intrigato dall’ambiente descritto dall’artista: da una parte il gran mondo carioca tra il perverso e il gaudente, fatto di orge in grandi appartamenti lussuosi a Copacabana e di piccole angherie borghesi; dall’altra un sottobosco di prostitute, delinquenti e immigrati dalle zone povere del Brasile. Procedendo nella lettura, a Vilela viene voglia di indagare sul delitto. A poco a poco, i nomi dei personaggi vengono sostituiti da quelli reali, le scene del libro si sovrappongono a quelle della vita vera, Vilela a Morel, i romanzi ai diari, fino alla risoluzione dell’enigma… O forse era la fine del romanzo? Pubblicato nel 1973 e da subito bestseller oltre ogni aspettativa, Il caso Morel aprì la strada a un’incredibile carriera: un romanzo geniale, costruito da una penna di prim’ordine, colto ma fatto per piacere a tutti, capace di attingere al basso per farne alta letteratura.


Il caso Morel

A cura di Marina Toniolo



Recensione

Di niente dobbiamo avere paura.
Se non delle parole”.

‘Il caso Morel’ è un noir che lascia a bocca aperta. Per gli argomenti trattati e per come sono scritti. Ruben Fonseca sa il fatto suo: è stato un poliziotto e conosce molto bene la realtà delle favelas. Prima volta che viene pubblicato in Italia il romanzo svela lo sguardo dello scrittore all’inizio degli anni Settanta nel Brasile in piena espansione. Le divisioni sociali si fanno sempre più evidenti: da una parte i ricchi che ostentano il benessere comprando ogni tipo di generi di lusso, dall’altra la massa di persone che arriva a Rio de Janeiro dal nord in cerca di lavoro e che vive ai margini della legalità. 

La trama è lineare: un artista decadente – Morel – è accusato di aver ucciso una sua amante. Chiede l’aiuto di uno scrittore ex poliziotto – alter ego di Fonseca? – perché legga le sue memorie. Vilela rimane intrigato da ciò che scrive Morel e passo passo con la lettura arriverà ad indagare sull’omicidio. Personaggi fittizi trovano il loro corrispondente in carne e ossa e la verità sarà la degna conclusione.

Romanzo colto ma alla portata di tutti, inframezzato da citazioni che sembra, ma solo sembra, non abbiano alcun legame con la storia, ‘Il caso Morel’ porta l’esperienza di Fonseca come sceneggiatore con pagine che paiono tratte da un copione cinematografico. I temi trattati sono tantissimi per sole 196 pagine. Incontriamo la vita bohemienne del protagonista, con la voglia di riscatto dopo un’infanzia segnata dal tracollo finanziario del padre. Padre che ha uno spazio importante, descritto negli ultimi giorni di vita e che rimpiange solo di non poter più assaggiare una pesca o una bella donna.
Le donne: una distinzione brutale tra le bianche che si sposano per essere mantenute e per possedere oggetti e le mulatte che vengono comprate giovanissime per prestare servizio nelle case dei ricchi per poi, molte volte, diventare prostitute.

La violenza che accompagna ogni giorno gli abitanti di questa enorme città e di cui nemmeno la polizia ne è esente. La ricerca di Morel di un pubblico che lo ascolti anche mentre è in prigione che evidenzia la profonda insicurezza che lo pervade. La noia e il vuoto che accompagnano lui e Vilela, che si scoprono simili, senza solide basi su cui fronteggiare la vita. La mancanza di amore tra uomo e donna i cui corpi servono esclusivamente per un sesso compulsivo. 

I personaggi sono delineati con pochissimi tratti ma hanno una profondità che rasenta la perfezione poiché li possiamo vedere e entrare nei loro pensieri.

Non volevo sedermi in poltrona come un padrone di casa col cane sdraiato sopra le pantofole. Nel dire quelle parole, ho capito la mia vita. Volevo essere il padrone di una donna. Ma per questo ero dovuto diventare padrone di una casa, padrone di un lavoro, padrone di una marea di roba”.

Potrei affermare che questo è il tema principale attorno al quale si sviluppa il corollario di eventi. ‘Il caso Morel’ è un romanzo geniale, fuori da ogni schema. Un noir che si finisce e che immediatamente si rilegge per comprendere meglio alcuni passaggi. 

La città è un grande mercato che offre le stesse possibilità a chiunque. Tu arresti i criminali che puoi e fingi di credere che la prigione li riabiliti, difendendo così la società. Ma sai benissimo che in realtà in prigione i criminali si degradano e corrompono e che la società non deve essere difesa ma abbattuta”.

Fonseca, da esponente del Neorealismo, è profondamente pessimista: i mali giungono all’uomo e lo rendono violento. Solo il lato peggiore viene evidenziato, ma non per questo non possiamo trovare anche la voglia di riscatto e di giustizia che, per esempio, anima Vilela. C’è molta passione per l’arte in ogni sua sfaccettatura, dalla fotografia alla pittura.

Il caso Morel’ è un gioiello di masochismo, intriso di una brutalità spiazzante.
Imprescindibile.



I 5 MOTIVI PER LEGGERE IL ROMANZO

di Marina Toniolo

Ruben Fonseca è un gigante della letteratura brasiliana. Allievo brillante dell’accademia di polizia di Rio, diviene commissario nel quartiere di San Cristoforo. Gli anni passati a contatto con le favelas influiscono profondamente sul suo pensiero e di conseguenza sulle sue opere.
Negli anni Cinquanta viaggia spesso a New York e lì si appassiona alla letteratura alla quale si dedica dopo aver lasciato la polizia. Il suo stile caratteristico è secco e diretto, tipico del Neorealismo.

Seguendo questa visione si inserisce anche nella sceneggiatura cinematografica diventando popolare a livello nazionale. Fonseca è un uomo molto sensibile benché la sua scrittura rispecchi il contrario, e colto.

Per ‘Il caso Morel’ l’ossimoro che vale è: deliziosamente disgustoso.

Lo stile particolare di Fonseca fatto di frasi secche e di dialoghi incalzanti rendono, fortunatamente, la lettura scorrevole, ma i temi trattati e come sono descritti possono anche turbare il lettore. Rasentando la pornografia il romanzo offre uno spaccato sulla vita degli abitanti di Rio de Janeiro nei primi anni Settanta. Cene luculliane con conseguenti orge si contrappongono agli incontri nei bar o nelle case private. Lo sfarzo più volgare si scontra con la fisicità derelitta dei protagonisti. Con il tratto ironico che lo contraddistingue si intuisce lo sconforto dello scrittore nel rappresentare gli estremi del mondo carioca.

La fisicità è un elemento preponderante nel romanzo. Molto interessante è la vivida descrizione delle persone nei loro tratti salienti: se è magro, grasso, pallido o rubizzo, con il volto segnato o liscio di botulino. Nulla viene lasciato al caso anzi, grazie ai frequenti cambi di scena entriamo in stanze dove si svolgono incontri a 4 e locali aperti fino al mattino dove Morel porta le amanti a mangiare. Prima di fare sesso sempre si mangia. Soprattutto se la conquista arriva dalle favelas e sia una prostituta a tempo pieno o part time.

Ecco il rapporto tra l’autore e le donne, qui rappresentate come mera merce di scambio o di conquista. La forza di questo noir è data dall’impietoso sguardo di Fonseca negli anni Settanta in Brasile. Molte fabbriche al di fuori dei centri rurali chiudono e le persone si ammassano ai confini della città di Rio in cerca di occupazione. Le ragazzine mulatte vengono vendute dai genitori per fare le cameriere, se va bene. Interessante un passaggio: “La maggior parte degli uomini della nostra classe sociale cominciano a scopare con le puttane o le camerierine, ragazzotte importate dalle zone povere del Nord del Brasile o pescate nelle favelas, in genere mulattine che il maschietto di casa si fa col massimo disprezzo”.  L’oggettivazione e il machismo trovano qui il massimo risalto.

Il caso Morel’ è un romanzo onirico, denso di citazioni letterarie con una trama ben congegnata. L’artista in quanto tale è accusato a priori, all’epoca evidentemente esiste ancora una morale fittizia che punta il dito. Il rapporto tra i due uomini – lo scrittore Vilela e l’aspirante scrittore Morel – si interseca talmente che potrebbe risultarne un solo uomo. Il gioco di specchi è evidente: non sapremo mai quale è la verità poiché è soggettiva. 

Il risultato è un romanzo difficile da classificare ma che lascia la bocca aperta per lo stupore.

Difficile che io rilegga un libro: in questo caso l’ho ripreso in mano appena terminato per capire a fondo certi passaggi e per gustare ancora una volta le citazioni che qua e là compaiono senza alcuna avvisaglia. 

Di niente dobbiamo aver paura,

Se non delle parole”.

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Rubem Fonseca


Juiz de Fora, Minas Gerais, 1935, romanziere brasiliano e autore di numerose sceneggiature cinematografiche. Rifiutando la retorica del Brasile rurale ed esotico, sin dall’esordio negli anni Sessanta ha inaugurato una scrittura urbana, tesa fra quotidianità e iperrealismo. Ironica e ispirata ai ritmi veloci della narrativa poliziesca nordamericana, la pagina di F. testimonia le voci e le varietà linguistiche del mondo carioca. Fra le sue opere, Il caso Morel (O caso Morel, 1973), La grande arte (A grande arte, 1983), parodia della violenza e della brutalità dei noir statunitensi; Bufo & Spallanzani (1986); Vaste emozioni e pensieri imperfetti (Vastas emoções e sentimentos imperfeitos, 1988); Agosto (1990), che ripercorre tra storia e finzione la realtà politica del Brasile degli anni Cinquanta.

A cura di Marina Toniolo

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