Canale di fuga 




 Un’indagine del Commissario Aldani

di Michele Catozzi

TEA 2023

thriller, pag.340

Sinossi.

A Venezia gli alberghi di lusso sono presi di mira da violente rapine.
Il commissario Aldani indaga in una feroce corsa contro il tempo.

Venezia, estate 2014. Un barchino truccato, reduce da gare di velocità illegali e pilotato da due minorenni, travolge il cadavere di un uomo. Sono sufficienti i primi rilievi per capire che il corpo era in acqua già da qualche giorno e che presenta ferite d’arma da fuoco. Ciò che invece fin da subito si rivela più complicato è l’identificazione, compito reso quasi impossibile dal volto completamente sfregiato. Mentre il commissario Aldani e la sua squadra faticano a rintracciare informazioni utili, una banda di malviventi mette a segno alcune rapine particolarmente violente in lussuosi alberghi della città. E se gli eventi fossero collegati? Aldani vuole approfondire quello che sembra soltanto un vago sospetto, e finisce così per lavorare al fianco del vicequestore Lena Morini, a capo dell’Antirapina, una donna dal carattere forte e spigoloso… quasi quanto il suo. Tra mosse azzardate e incidenti diplomatici, i due porteranno avanti una complessa indagine, che vivrà il suo momento decisivo in una Venezia in trepidante attesa dei festeggiamenti per la notte del Redentore, con calli traboccanti di turisti e ben pochi canali di fuga


Podcast


Canale di fuga

di Edoardo Guerrini


 Recensione Edoardo Guerrini

Sono molti anni che seguo la produzione letteraria di Michele Catozzi, fin da quando, neofita della scrittura, partecipai al torneo letterario IO Scrittore nel 2015 e scoprii che Michele era stato il vincitore dell’edizione dell’anno precedente, con la sua prima indagine del Commissario Aldani dal titolo Acqua morta.

Da allora non ho mai smesso di correre a comprare le successive indagini del burbero Nicola Aldani, delle quali il volume presente è il quinto episodio, tutti sempre pubblicati da TEA. Non c’era alcun dubbio che un autore sconosciuto ed esordiente come Catozzi si fosse meritato la vittoria, in un torneo che, pur con tutti i suoi limiti sui quali non sto qui a tediarvi, seleziona pur sempre un vincitore fra migliaia di partecipanti.

I principali meriti di questa serie, di cui quest’attuale episodio è un ottimo rappresentante, sono numerosi. Innanzitutto, e a mio parere al di sopra di tutti, l’ambientazione. Perché questa serie è ambientata a Venezia ed ha il grandissimo merito di far conoscere al lettore la vera Venezia. Cioè, di scoprire dietro agli ori e alle bellezze della città lagunare, e soprattutto dietro al fastidio e alla noia generati dalle immense torme di turisti che la intasano praticamente tutto l’anno, la vera essenza della città.

Quasi come un manuale, una guida per quelli che vogliono allontanarsi da quelle torme, e scoprirne gli angoli nascosti, sconosciuti ai più, ma altrettanto belli delle cose più note. E poi i modi di vivere dei non foresti, ovvero i luoghi dove si può bere in santa pace un fantastico caffè, come il mitico bar di Bepi, le tante locande e gastronomie ove si può gustare la vera cucina veneziana senza farsi rapinare come nei numerosissimi locali intasati dai turisti, le altane in legno in cima alle case da cui si possono ammirare i tetti anche se immersi nella nebbia notturna, come ama fare Aldani.

E comunque la capacità del mestrino Catozzi, oggi residente altrove, di far vivere Venezia al lettore nei minimi particolari è evidentemente frutto di studi accuratissimi oltre che di conoscenza vera: in ogni indagine i percorsi, i canali, i punti di riferimento come chiese, monumenti, negozi, uffici eccetera sono descritti con un realismo e un’accuratezza da cui trasuda l’enorme pignoleria dell’autore, che evidentemente traccia su mappa ogni singolo percorso del protagonista e dei suoi “attori”; peraltro, in questo romanzo i percorsi si rivelano essenziali: e non solo, ma anche la larghezza di certi canali: perché una banda di rapinatori che scappa su un barchino a fondo piatto con motore potentissimo, si avvale dei canali più stretti, o delle acque meno profonde, per seminare le volanti della polizia che restano intasate o incagliate sul fondo.

L’altro elemento fondamentale, di appena minore importanza, a mio avviso è la forza del protagonista. Il commissario capo Aldani in questo non è certo dissimile dai numerosi commissari del giallo italiano di successo: ovvero, è simile in quanto è immediatamente distinguibile da tutti gli altri.

È molto diverso da Montalbano, da Schiavone, da Saverio Lamanna, dai vecchietti del Bar Lume, …Ha un carattere che sa essere duro e dolce al tempo stesso, e soprattutto un forte senso della giustizia e dell’onestà, in cui risulta facile riconoscersi. Ad esempio, molto simpatico l’episodio che si trova nell’epilogo di questo episodio, che ovviamente non sto a dettagliare: qui troviamo Aldani che, una volta risolto il caso e incarcerati i colpevoli, trova anche il tempo per “mettere a posto” anche un altro paio di situazioni sgradevoli in cui si è imbattuto nel corso dell’indagine: perché Aldani è un poliziotto nell’animo, che fa il suo mestiere per “raddrizzare” la realtà, e cercare di eliminare le ingiustizie e le cattiverie che imperversano nel mondo.

La storia, in quest’episodio, è tutt’altro che una sfida al lettore su “chi sia il colpevole”: non siamo nel mondo del giallo classico, bensì nello stile del thriller noir dove gli elementi essenziali sono la tensione, l’urgenza di condurre l’inchiesta per arrivare alla verità, e nel frattempo la fatica, la stanchezza dei protagonisti che finiscono per non dormire tutta una notte per arrivare a catturare i malviventi.
Aldani qui ha una nuova collega, la vicequestore Lena Morini, che è stata messa a capo dell’Antirapina e si trova a formare una squadra mista con la Omicidi comandata da lui, per risolvere un caso dove rapine a hotel di lusso e brutali omicidi si intrecciano.

Poi entra nella squadra anche un collega britannico, Jason Moss, che grazie a una sua personale intuizione intravede un collegamento tra delle rapine consumatesi a Londra l’anno prima e quanto accade a Venezia. Grazie all’assenza di formalismo burocratico di Aldani, anche Moss viene subito incluso nella squadra degli inquirenti, a costo per il commissario di beccarsi un rimprovero del questore.
Ma, alla fine, anche per i capi contano i fatti, e Aldani è uno che i fatti li produce, eccome. Tant’è che alla fine gli si propone anche un avanzamento di carriera a vicequestore aggiunto. Solo che si tratterebbe di andare a Marghera, in terraferma, a occuparsi di noie burocratiche come passaporti, porto d’armi e roba simile: ce lo vedete voi Aldani che molla la sua Squadra Omicidi e la sua Venezia per un po’ di stipendio in più?

Ebbene, la quinta indagine del Commissario Aldani mi ha riconfermato nel mio apprezzamento per questa serie: ogni volta li divoro in pochissimo tempo, questi romanzi, e poi sono cose che restano, a occupare uno spazio importante nella libreria, sezione gialli italiani, e nella memoria di una fantastica città come Venezia.

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Michele Catozzi


Nato a Mestre nel 1960, Michele Catozzi ha vissuto a lungo in Veneto. Ha passato molti anni a Treviso, dove si è occupato di editoria e giornalismo. Dopo aver scritto diversi racconti, pubblicati in antologie e riviste, nel 2015 ha pubblicato Acqua morta, il primo romanzo della serie che vede come protagonista il commissario Nicola Aldani, apparso in TEA, cui hanno fatto seguito Laguna nera (2017), Marea tossica (2019), Muro di nebbia (2021) e Canale di fuga (2023).