Carol





Recensione di Marina Morassut


Autore: Patricia Highsmith

Traduzione: Hilia Brinis

Postfazione di Patricia Highsmith

Editore: La Nave di Teseo

 Genere: narrativa

Pagine:  374

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Therese, diciannove anni, è un’apprendista scenografa che, per raggranellare qualche soldo, accetta un lavoro temporaneo in un grande magazzino durante il periodo natalizio. Il suo rapporto sentimentale con Richard si trascina stancamente, senza alcuna passione tra voglia di coinvolgimento e desiderio di fuga. La vita le appare come una nebulosa, come un’enorme incognita che non sa affrontare, finché in una gelida mattina di dicembre, nel reparto giocattoli dove lavora, non compare una donna bellissima e sofisticata, in cerca di doni per la figlia. I grigi occhi della sconosciuta catturano Therese, la turbano e la soggiogano e d’un tratto la giovane si ritrova proiettata in un mondo di cui non sospettava nemmeno l’esistenza. È l’amore, delicato e titubante, languido e diverso, disperato e segnato da crisi e recriminazioni, eppur sempre sconvolgente come la vicenda che le due donne si apprestano a vivere, una storia in cui Patricia Highsmith ha saputo fondere con maestria la suspense dei suoi thriller e la dolcezza del suo animo.

Recensione

Non avrei mai immaginavo che Patricia Highsmith potesse aver scritto un romanzo che non fosse appartenente al genere giallo o thriller. Nel 2015 esce il film, tratto dal suo romanzo, per la regia di Todd Hynes, con Cate Blanchett e Rooney Mara.

Lo voglio assolutamente vedere. Scene fosche, argomento difficile, ancora oggi e soprattutto nel 1952, quando il libro è uscito. Tanto che il suo editore non lo vuole e la Highsmith è costretta a pubblicare questo suo secondo romanzo con un altro editore e sotto lo pseudonimo di Claire Morgan.

E ancora non avevo realizzato che a scrivere il romanzo fosse stata la Highsmith.

Ora finalmente la casa editrice La Nave di Teseo sta riproponendo i romanzi di Patricia Highsmith e curiosando in libreria ho visto la copertina, in cui è ritratta una donna in una cabina telefonica rossa su fondo completamente nero, che richiama parte della trama, quando il viaggio on the road si trasforma in uno snervante inseguimento e ricordando che negli anni Cinquanta del secolo scorso cellulari e computers non esistevano ancora.

Il plot potrebbe essere considerato quanto di più banale la scrittrice poteva ideare. Per sua stessa ammissione nella postfazione datata 1989, a più di trent’anni dalla pubblicazione, la Highsmith svela che l’idea le è venuta mentre realmente lavorava in un grande magazzino, durante il così detto periodo di “corsa agli acquisti natalizi, periodo che durava normalmente lo spazio di un mese, e che le serviva per sbarcare il lunario.

Ma dopo sole due settimane e mezzo la Highsmith prende la varicella ed è costretta a dimettersi. L’ultima sera di lavoro prima di star male la passa in stato di esaltazione, probabilmente già febbricitante, a buttar giù un’idea, una trama, sull’elegante signora bionda in pelliccia che qualche mattina prima aveva fatto la sua comparsa nel grande magazzino, per acquistare una bambola da regalare…

Come dicevamo, la storia in sé è quanto di più banale e vicinao alla realtà potrebbe capitare: un incontro in un grande magazzino, da una parte una ricca e bella signora impellicciata sui trent’anni, dall’altra parte la giovane commessa che in attesa della grande opportunità di lavorare come scenografa, si guadagna da vivere vendendo giocattoli in un grande magazzino di New York.

Uno sguardo, poche parole strettamente connesse alla compra-vendita del giocattolo, eppure… Eppure apprendiamo da parte di Therese, la giovane commessa che ci parlerà durante tutto il romanzoeppure quella splendida signora bionda lascia il segno, perché i suoi occhi grigi hanno comunicato qualcosa alla giovane commessa, andando ben oltre al linguaggio verbale.

C’è in essi una luce particolare, un lampo di interesse che scintilla quando incontra gli occhi della giovane. E non subito e non consapevolmente Therese intuisce più che capire che le poche e orribili esperienze che ha avuto in precedenza con gli uomini hanno portato a questo, alla consapevolezza che acquisirà durante la conoscenza della bella Carol che lei non è per gli altri, ma per le altre, anzi, per la sola altra, a dispetto di tutto e di tutti.

D’altro canto Carol arriva a conoscere Therese in un momento particolare della sua vita, un momento in cui avrà tutto da perdere e nulla da guadagnare nel frequentare la giovane. E tra nuovi appuntamenti di lavoro per costruire il suo futuro di scenografa, un viaggio on the road che anticipa il famoso “Thelma & Louise”, inseguite e spiate da un detective privato, tra fughe ed agguati, si dipana la vita di queste due donne. Una vita che, per essere vissuta in quel momento storico degli anni Cinquanta del secolo scorso, chiede a ciascuna qualcosa in cambio, il così detto “prezzo del sale”, che è anche il titolo originale del romanzo. E chi ha molto da perdere,  sarà la persona che pagherà più caro il proprio desiderio di libertà.

Scritto con una stringente ed acuminata indagine psicologica, dove lo stereotipo serve ad evidenziare ancora di più lo stridente periodo e mentalità storici americani in cui ci troviamo, il “prezzo del sale” farà riflettere ciascuno di noi su cosa è disposto a dare in cambio della propria libertà di amare e di comportarsi non conformemente ai dettami del periodo che la sorte gli ha imposto di vivere.

Un libro che è una vera meraviglia per le tematiche che mette in campo e per come le sviluppa e soprattutto per come procede concatenando vite e facendole inter-agire le une con le altre, ciascuna persona con la propria personalità, il proprio decoro, il proprio egoismo, la propria sensibilità, empatia e crescita – questo il senso con cui le pagine mi si sono aperte davanti e che continuo ancora adesso, a fatica, ad ascrivere a Patricia Highsmith.

Ma come ribadisce la stessa scrittrice, lei non è autrice di un filone sempre lineare, attribuibile sempre ad uno stesso genere, perché non le piacciono le etichette. Sono gli editori americani, ad amarle, le etichette.

E non si perita di nasconderlo nemmeno in questo suo piccolo gioiello, con una chiusa che a me normalmente disturba ma che, in questo unico caso, non avrebbe potuto che essere così come l’ha deciso arbitrariamente Patricia Highsmith.

A cura di Marina Morassut

libroperamico.blogspot.it

 

Patricia Highsmith


Nata in Texas, ha trascorso la maggior parte della sua vita in Francia e Svizzera. Nel 1955 compare il suo personaggio più famoso, Tom Ripley, protagonista della fortunata serie – Il talento di Mr. Ripley, Il sepolto vivo, L’amico americano, Il ragazzo di Tom Ripley e Ripley sott’acqua – che ha ispirato grandi registi, da Wim Wenders a Anthony Minghella a Liliana Cavani. Nel 1963 la Highsmith si trasferisce definitivamente in Europa, che da sempre riserva ai suoi libri un’accoglienza entusiasta. Tra i suoi romanzi e le sue raccolte di racconti ricordiamo Vicolo cieco, Quella dolce follia, Il grido della civetta, Diario di Edith, Acque profonde, Delitti bestiali, Urla d’amore, Piccoli racconti di misoginia, Gioco per la vita e La follia delle sirene. Nel 2018 esce Il sepolto vivo (La nave di Teseo).

 

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