Case di vetro




Recensione di Chiara Alaia


Autore: Louise Penny

Traduzione: Letizia Sacchini

Editore: Einaudi

Collana: Stile Libero Big

Genere: Giallo

Pagine: 560

Anno di pubblicazione: 2019

Sinossi. È piena estate a Montréal e Armand Gamache, fresco di nomina a sovrintendente capo della Sûreté du Québec, sta sudando sul banco dei testimoni in un’aula soffocante del Palazzo di Giustizia. Il procuratore capo Barry Zalmanowitz lo sta interrogando su un omicidio avvenuto a Three Pines, l’autunno precedente. Un caso apparentemente semplice, impossibile da perdere. Gamache ripercorre gli eventi a partire dalla festa di Halloween, quando una figura inquietante, con un lungo mantello nero e una maschera sul volto, fa la sua comparsa nel parco del villaggio. All’inizio gli abitanti pensano che sia qualcuno travestito da Darth Vader. Ma la figura non si muove, né parla. Fissa le finestre del bistrot. Quando il procuratore chiede a Gamache chi pensava che fosse la persona mascherata, lui risponde soltanto: “Pensavo che fosse la Morte”. E in un certo senso aveva ragione. Prima che il romanzo si concluda – con un finale inaspettato e sconvolgente – il personaggio nerovestito sarà identificato con il cobrador, un’antica figura spagnola, che seguiva, e con la sua sola presenza intimidiva, chi aveva debiti di coscienza. Intanto l’indagine sull’omicidio, che ha sconvolto Three Pines, finisce per intrecciarsi con la lotta al narcotraffico e con il ruolo inquietante che il tranquillo villaggio ha giocato durante il Proibizionismo.

Recensione

“Three Pines è un paesaggio mentale”, scrive Louise Penny, nella nota conclusiva di Case di vetro. “Si materializza ogni volta che scegliamo la tolleranza al posto dell’odio. La gentilezza al posto della cattiveria. La bontà al posto della prepotenza. Quando scegliamo di avere speranza anziché barricarci nel cinismo. Allora cominciamo a vivere a Three Pines”.

Nell’universo narrativo costruito dall’autrice, Three Pines è un rifugio sicuro. È il calore del bistrot, del camino e di un calice di vino, che attendono chi vaga fuori al freddo, in mezzo al bosco. È la rete di protezione offerta dagli amici, dai familiari. Un micro-mondo rassicurante, di cui fanno parte personaggi eccentrici e meravigliosi, che Louise Penny è capace di distillare, fino a estrarne l’essenza più profonda, con uno stile di scrittura semplice e asciutto.

Come Ruth, la vecchia poetessa pazza, e Rose, la sua papera. La libraia Myrna, la pittrice Clara. Olivier e Gabri, i proprietari del B&B. E poi Armand Gamache e la sua famiglia: la moglie Reine-Marie, la figlia Annie, il nipotino Honoré. E, naturalmente, Jean-Guy Beauvoir, suo genero e braccio destro.

Eppure nemmeno Three Pines è impermeabile al male, né alle influenze esterne, e forse è proprio questa consapevolezza a rendere ancora più inquietante la comparsa del cobrador nel parco del villaggio.

Nel luogo dove giocano i bambini, a due passi dal bistrot. Le risate si smorzano, la festa finisce e un presagio di morte aleggia nell’aria.

Se è difficile accettare che nel remoto villaggio di Three Pines abbia avuto luogo un crimine efferato come un omicidio, per Gamache è quasi impossibile credere che la tranquilla cittadina sia il centro nevralgico del narcotraffico canadese, la rotta principale attraverso cui droghe mortali si riversano sul mercato americano. Il tutto con la complicità di politici e poliziotti corrotti.

Ma il talento di Armand Gamache è trovare i criminali, senza fermarsi davanti alle apparenze.

Case di vetro è qualcosa di più di un romanzo avvincente, dalla trama ben congegnata: è un’occasione per riflettere su temi universali, come il tema della coscienza e della responsabilità civile. Allo stesso modo Three Pines non è solo un luogo fisico, ma diventa un simbolo. Il simbolo di quella società che Armand Gamache decide di salvare, anche a costo di mentire, di sacrificare se stesso e la propria carriera, per un bene più alto. Per seguire la propria morale.

Louise Penny


Louise Penny è nata a Toronto. Ha lavorato a lungo come giornalista, conduttrice radiofonica e televisiva, occupandosi di cronaca e current affair, ma è con la scrittura che ha raggiunto il successo. I suoi romanzi sono stati insigniti dei più prestigiosi premi letterari dedicati al genere, dall’Anthony Award al Macavity Award. È l’unica autrice ad aver vinto l’Agatha Award for Best Novel per quattro anni consecutivi. In Italia Piemme ha pubblicato L’inganno della luce nel 2013 e La via di casa nel 2017, entrambi con protagonista l’ispettore Gamache. Nel 2019 esce per Einaudi Case di vetro. Le indagini dell’ispettore Armand Gamache.