Cetti Curfino




Recensione di Francesca Mogavero


Autore: Massimo Maugeri

Editore: La nave di Teseo

Pagine: 252

Genere: Narrativa

Anno di pubblicazione: 2018

Sinossi. Un giornalista giovane e spiantato, Andrea Coriano, entra in un carcere per incontrare una detenuta, Cetti Curfino. Gli si pone davanti una donna prorompente, labbra carnose, corpo colmo, occhi che rivelano abissi. Andrea ha letto la storia di Cetti sui quotidiani: una donna semplice, un marito che muore mentre lavora in nero, un figlio da sistemare e una lenta discesa nelle viscere di una società che sa essere molto crudele. Una storia di politici senza scrupoli e amici fedeli, di confessioni improvvise e segreti infamanti, un caso che ha fatto molto parlare ma che adesso sta per spegnersi, ingoiato da altri clamori. Il giornalista ha subito creduto che la sua storia andasse raccontata e ora che se la trova lì, ferina, impastata di dialetto, dolore e femminilità, capisce di non essersi sbagliato.

Recensione

Se leggere un libro (forse) non ha mai fatto male a nessuno – e lasciamo perdere certi film horror in cui i libri proibiti la fanno da padroni… – magari scriverlo può creare qualche problema in più.

Lo sa bene Andrea Coriano, non proprio rampante giornalista da “circa sei euro ad articolo”, deciso a scrivere un libro-inchiesta sul caso Cetti Curfino, ma non del tutto pronto a subirne le conseguenze emozionali (e fisiche).

Nutrito per trent’anni a media e quotidiani – per tacere i manicaretti di zia Miriam – Andrea, varcando le soglie del carcere in cui la donna è rinchiusa, entra nella cronaca con tutti e due i piedi, nonché con il cuore e con gli occhi, capaci di cogliere ogni linea di espressione, ogni sfumatura delle iridi, ogni curva della florida detenuta, ma anche la situazione di degrado sociale e psicologico in cui Cetti è precipitata.

E in questo abisso vischioso di lavoro nero, di figli finiti “a malastrada”, di legami familiari velenosi, di rapporti con i notabili ai limiti del vassallaggio e di bellezza pericolosa – “il fatto che sono bella solo problemi ma dato” riconosce infatti la Curfino – si impantana riga dopo riga, visita dopo visita, anche il nostro protagonista: Cetti invade i suoi pensieri, i suoi sogni e i suoi incubi; riportare il suo caso alla ribalta, presentarla come vittima del contesto e di una mentalità perversa e maschilista, riscattarla è una missione imperativa.

Ma di quale colpa si è macchiata Cetti Curfino?

Scopriremo il reato, il fattaccio che l’ha condannata a guardare un sole a scacchi, soltanto a un certo punto della storia, ma il crimine che pare accompagnarla da sempre, che aleggia dall’inizio della storia, a partire dalla citazione di John Lennon, e forse dall’alba dei tempi, è di essere donna, donna in un mondo atavico, troppo polveroso e ristretto per contenere l’energia, il potenziale, la forza generatrice e creativa del suo linguaggio.

Ed è proprio il linguaggio a rendere il romanzo ancora più sapido e tangibile: ogni personaggio assume voce e carattere fin dalle prime battute, ne riconosciamo gli intercalari, gli strafalcioni, il retaggio, le emozioni. I discorsi diretti consentono al lettore di entrare in contatto con eroi e antieroi, comparse e protagonisti, buoni e cattivi (oltre a tutte le gradazioni intermedie), e Maugeri fa questo e altro: ci presenta le “pulzelline” ottuagenarie, Dina la secondina, Seby, Alfio Levante e tutti gli altri senza remore, ci fa entrare in confidenza con ciascuno di loro, mostrandocene, tra un neologismo e una storpiatura, luci e ombre, spessore e contraddizioni.

Ma non basta. Ogni singola parola, anche quella volutamente sgrammaticata, è un guardaroba ricco di sfumature per tutte le stagioni e molteplici livelli di lettura, a partire dall’aggettivo “ferale” e dalle possibili (e fittizie) accezioni che Andrea vorrebbe attribuirgli per non urtare la sensibilità della suscettibile Cetti: “ferale” deriva dal latino feralis, di etimo incerto, e significa “letale”, “funesto”; ma “ferale”, aggiungendo una “i”, può diventare “feriale”, sinonimo di “lavorativo”, come se la bellezza di Cetti si potesse incontrare non in un giorno di festa, ma in una data qualunque, in uno squallido posto qualsiasi, sconvolgendo la vita; e “ferale” non è poi così lontano da “serale”, “seriale”, “fiero” e “ferino”, a indicare che il fascino dell’assassina ha qualcosa di notturno, pericoloso, belluino, fuori dal tempo e dalle regole… di sicuro oltre e al di sopra degli uomini ordinari.

E cosa dire di “forte”? Cetti lo utilizza con generosità (“non me ne forte niente di niente”, “E che me ne forteva a me?” e via citando) e apparentemente sembrerebbe la versione scorretta di un’espressione ben più colorita… Eppure in quel “forte” c’è, di nuovo, tutta la forza classica del destino, dell’accidente, del fortuito: prendere “la malastrada”, fare la scelta sbagliata e irrimediabile a volte è questione di un attimo, del caso balordo, di un lancio di dadi da parte di chi sta troppo in su e non si accorge (“se ne forte”, appunto) che più in basso c’è chi si rompe “l’osso del capocollo”.

In conclusione, una prova letteraria che scavalca la grammatica e i generi – la classifichiamo come giallo, noir, narrativa? – e che ci regala una figura femminile epica nei suoi difetti, straordinaria nel suo essere “sempre femmina seria”, che cade, si macchia, si solleva senza una lamento, senza una mano amica, e guarda con sensualità, ironia e disincanto perfino la morte.

A cura di Francesca Mogavero

www.buendiabooks.it

Massimo Maugeri


Massimo Maugeri collabora con le pagine culturali di magazine e quotidiani. Ha ideato e gestisce Letteratitudine (in rete dal 2006), blog letterario d’autore del Gruppo L’Espresso nonché uno dei più noti e seguiti blog letterari italiani, integrato dal quotidiano culturale online LetteratitudineNews. Dal 2009 cura e conduce una fortunata trasmissione radiofonica culturale di libri e letteratura che ha lo stesso nome del blog, incrociando la propria voce con quella dei più noti scrittori italiani e internazionali. Ha pubblicato romanzi, racconti e saggi, tra cui il romanzo Trinacria Park (Premio Vittorini). Tra i vari riconoscimenti ricevuti: Premio Addamo, Premio Martoglio, Premio Più a Sud di Tunisi, Premio Internazionale Sicilia “Il Paladino”, Premio Elmo, Premio Promotori della Lettura e del Libro.