Chet




CHET


Autore: Roberto Cotroneo

Editore: Neri Pozza

Genere: Romanzo

Pagine: 190

Anno di pubblicazione: 2022

Sinossi. Fu una vita senza regole, quella di Chet Baker: il genio bellissimo e maledetto del jazz, l’uomo capace tanto di distruggere il proprio corpo con la schiavitù dall’eroina, quanto di far salire fino al cielo le note della sua tromba. E fu una vita tragica quella di Chet, conclusa il 13 maggio del 1988 con un volo da una finestra dell’Hotel Prins Hendrik di Amsterdam. Quasi vent’anni dopo, una mattina del 2006, il protagonista di questo romanzo riceve una telefonata che riapre il mistero su uno dei miti più controversi del Novecento: Chet non è morto, ma vive, come un eremita, nel cuore del Salento. E qualcuno giura di aver sentito la sua tromba suonare ancora. Sulle note di My FunnyValentine, il brano che più di tutti ossessionò Baker, comincia un viaggio che spinge il protagonista a cercare di scoprire se quell’uomo, con il viso segnato da un reticolo di rughe profonde ma la forza e lo spirito di un ragazzo, è davvero Chet. Ad affiancarlo in questa ricerca, le donne che in gioventù conobbero il lato più imprevedibile e ribelle di quel “James Dean del jazz” e che oggi vegliano sul suo segreto. E sarà proprio grazie a Nathalie, americana trapiantata a Parigi, che potrà svelarsi il mistero di un artista straordinario che rappresentò il dolore di un’epoca e che negli ultimi anni della sua vita “ufficiale” si avvicinò agli insegnamenti di un mistico e filosofo armeno, Georges Ivanovi? Gurdjieff, che sconvolse la vita di tutti coloro che lo conobbero. L’incontro con Gurdjeff segnò per il musicista e l’uomo Chet Baker il principio di un percorso iniziatico dagli esiti sconcertanti e radicali. Questo romanzo (uscito per la prima volta nel 2011 con il titolo “E nemmeno un rimpianto”), si immerge nella vita di un mito del jazz: raccontando i suoi successi, l’antagonismo di sempre con Miles Davis, la sua fragilità umana. Con una scrittura intima, sussurrata e al tempo stesso vibrante e suggestiva, Roberto Cotroneo riesce a dare voce al non detto, indagando il mistero di un genio disperato e maledetto. «C’era il genio in quelle note cristalline, rarefatte, quelle note che gli hanno fatto conquistare il mondo intero».

Recensione di di Davide Piras

Roberto Cotroneo dà vita a un romanzo/indagine e affida la storia a un personaggio che sembra essere la sua stessa trasposizione letteraria: il protagonista possiede infatti le peculiarità del celebre intellettuale alessandrino: è uno scrittore, oltreché un pianista, ed è affascinato dal genio musicale a tal punto da analizzare i fatti che hanno portato all’inspiegabile riapparizione del jazzista Chet Baker, creduto morto da anni.

Chet Baker emerge in tutte le sue contraddizioni e follie, in tutta la sua rivalità con Miles Davis che, in un episodio, assiste a un concerto dell’antagonista e lo umilia dicendogli in faccia che la sua musica fa schifo. Eppure Chet aveva qualcosa che Miles non aveva, un dono naturale che era una voce così particolare da risultare impossibile da catalogare e imitare.

Chet era bellissimo, talvolta spietato, alla perenne ricerca di denaro che gli permettesse di farsi: la sua tossicodipendenza era nota. E forse ha scritto anche della musica non proprio eccelsa proprio per procurarsi il vil denaro durante le crisi d’astinenza. Se avesse scritto solo ciò che sentiva, probabilmente si parlerebbe del più grande di tutti.

Non si è fatto mancare nulla, neppure i furti, il carcere, la musica in strada per quattro spiccioli vivendo da clochard. Suonò persino a Roma. Fu arrestato per essere stato trovato in possesso di un analgesico che in Italia era vietato. Finì nel carcere di San Giorgio, a Lucca, e dalla sua cella, per tutti i sedici mesi di detenzione, allietò i passanti che si fermavano ad ascoltare la sua musica celestiale. La sua bellezza finì presto, persa in profonde rughe e grinza di una pelle cadente a causa dell’abuso d’alcool e stupefacenti. Morì adappena 58 anni, cadendo dalla finestra di un albergo ad Amsterdam, il 13 maggio 1988. Nessuno ha mai stabilito se la caduta fu accidentale o si trattò di un suicidio.

Roberto Cotroneo disegna un quadro alternativo, una sliding doors attraverso la quale Chet smette di assumere droghe, raggiunge la serenità e rimane aggrappato a questo mondo per riapparire quando di lui resta solo il mito: la sua morte, come si vocifera dopo il trapasso di ogni star, è solo una farsa messa in atto per consentirgli di svanire nel nulla e vivere una vita lontana dal pubblico e dai giudizi.

Il protagonista, sgomberando oggetti vari prima di un trasloco, si trova in mano un vecchio spartito di My Funny Valentine, un pezzo che ha ossessionato Chet per tutta la vita. Dopo aver riesumato quelle note quasi perdute, una bizzarra serie di eventi sconvolge la sua vita e non potrà più sottrarsi alla ricerca di Baker che si è rifugiato nella Puglia più bucolica.

Il protagonista, che ci racconta la vicenda in prima persona, riesce a incontrare un anziano che ha tutto di Chet Baker, comprese alcune composizioni che possono essere state prodotte solo da un genio. Il protagonista non riesce a capire senza possibilità di smentita di trovarsi al vero Chat Baker, ma solo l’idea che possa essere così lo spinge a riflettere e ad arrivare a stabilire che qualcosa dovrà cambiare anche nella sua vita ancora troppo ancorata al passato.

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Roberto Cotroneo


è nato nel 1961 ad Alessandria. È un Giornalista, scrittore e critico letterario italiano. Ha studiato Filosofia all’università di Torino e pianoforte al Conservatorio di Alessandria. Dal 2004 è editorialista dell’“Unità” e collaboratore di “Panorama”. Nel 2003 esce per Mondadori Chiedimi chi erano i Beatles. Lettera a mio figlio sull’amore per la musica, un racconto sulla musica vista attraverso storie, ricordi, pensieri e grandi suggestioni. Ha curato il volume delle Opere di Giorgio Bassani per la collana di classici “i Meridiani” di Mondadori (1998) e ha scritto saggi su Fabrizio De André e Francesco Guccini. Alcuni suoi racconti sono pubblicati in varie antologie. I suoi libri sono tradotti in molti paesi del mondo. Finalista al Premio Campiello nel 1996 con Presto con fuoco. Nel 1999 vince il premio Fenice-Europa con il libro L’età perfetta. Nel tempo libero ama suonare il pianoforte. Tra gli altri suoi libri ricordiamo: Se una mattina d’estate un bambino. Lettera a mio figlio sull’amore per i libri (1994), Eco: due o tre cose che so di lui (2001), Presto con fuoco (1995), Otranto (1997), L’età perfetta (1999), Per un attimo immenso ho dimenticato il mio nome (2002), Il vento dell’odio (2008), Manuale di scrittura creativa (2011), Il sogno di scrivere. Perché lo abbiamo tutti. Perché è giusto realizzarlo (2014), Lo sguardo rovesciato. Come la fotografia sta cambiando le nostre vite (2015), Genius loci. Nel teatro dell’arte (2017), L’invenzione di Caravaggio (2018) e Il demone della perfezione (Neri Pozza 2020).