Chiaroscuro




Recensione di Sara Ammenti


Autore: Raven Leilani

Traduttore: Stella Sacchini e Ilaria Piperno

Editore: Feltrinelli

Genere: Narrativa

Pagine: 240

Anno di pubblicazione: 2021

Sinossi. Edith, ventitré anni, afroamericana, condivide un appartamento a Bushwick, Brooklyn, lavora in una casa editrice ma ha una predilezione per la pittura, e sceglie solo uomini sbagliati. Nelle prime pagine la troviamo a chattare con Eric, un archivista digitale quarantenne in piena crisi di mezza età, di cui diventa l’amante. Eric ha un matrimonio aperto, e il sesso diventa così per Edith il campo dove verificare la distanza che la separa dagli altri: lei è nera, giovanissima e senza soldi; sente il peso delle parole altrui – superficiali, irrispettose, cattive –, che sanciscono l’impossibilità di superarla, quella distanza. La situazione precipita e si fa esplosiva quando Edith perde il lavoro e, inaspettatamente, trova un’imprevedibile alleata nella moglie di Eric, Rebecca, che la invita a stare in casa loro, in un sobborgo molto bianco ed elegante del New Jersey. Anche se l’invito non è disinteressato. Edith capisce ben presto che in realtà da lei ci si aspetta qualcosa: che aiuti Akila, la ragazzina afroamericana adottata da Eric e Rebecca, a superare le secche di un’adolescenza nera in una comunità di bianchi. Attraverso le dinamiche a volte sconcertanti che si creano all’interno di questa bizzarra famiglia allargata, attraverso la rabbia, la tenerezza e il dolore, Edith approda a una nuova consapevolezza di sé e del proprio posto nel mondo.

Recensione

Il romanzo d’esordio di questa giovane autrice lascia davvero pensare che la sua sarà una carriera lunga e di successo, dal momento che la prima cosa che viene da chiedersi è come sia possibile scrivere così a 30 anni: per quello che scrive, per come lo racconta, per le pagine che trasudano storie passate di abusi e razzismo, storie che si reincarnano in una giovane vita e la lasciano al mondo con poche armi spuntate a disposizione e molti nemici da combattere.

Razzismo sì, perché è proprio questo il tema centrale intorno al quale ruota la storia di Edith, la giovane protagonista afroamericana di questo libro, che cerca di sopravvivere come può ad una New York talmente spietata da sembrare distopica. Eppure è solo una storia come tante, più reale di un pugno nello stomaco, più triste di qualsiasi verità immaginabile.

Razzismo! Dovrei urlare, perché sono sicura che Rebecca la capterebbe malgrado tutto come fosse a lettere cubitali, e già la sento che cerca di afferrarne le implicazioni drammatiche, anche se il razzismo è spesso così banale che ti lascia con la testa che gira, e la mano della normalità partecipa alla tua lenta morte psichica in modo così subdolo e insensato che inizi a non credere ai tuoi stessi occhi.”

L’originalità della Leilani è tutta nella costruzione narrativa di questa storia. L’autrice non fa alcuno sforzo per aiutarci a comprendere Edith, non la mette in una posizione di facile comprensione da parte del lettore, almeno in una prima fase, e soprattutto non spinge a provare per lei facili sentimenti di compassione, anzi!

La mette subito a nudo e questo fa in modo che chi legge sia portato quasi a guardarla dall’alto in basso, a giudicarla, a non capire cosa spinge questa giovane a donna a danneggiare così profondamente se stessa,al punto da farsi calpestare da tutto e da tutti. E poi, d’un tratto, impari a conoscere Edith e ti accorgi che la stavi guardando con gli occhi con cui la vede il mondo. Ma ora tu la conosci! Sai cosa l’ha resa così vulnerabile, sai chi sono stati i suoi genitori e hai imparato cosa vuol dire sopravvivere agli sguardi delle persone che ti oltrepassano ma non ti vedono mai veramente e, soprattutto, hai sentito attraverso Edith che cosa significa stare a un passo dalla morte e sentirsi sollevati al pensiero di non esistere più.

E’ un romanzo di forte denuncia sociale, ma non è fatto di frasi gridate e rivendicate con forza; piuttosto è una possibilità che ci viene offerta, uno sguardo dall’interno verso un mondo fatto ancora, nonostante tutto, di paura, sottomissione, senso di inadeguatezza, ingiustizie e soprusi in tutti gli ambiti che una persona può tollerare.

Questa è casa mia, dice Akila, e io so che l’istante che intercorre tra quando un ragazzo nero si trova in posizione eretta ed è in grado di parlare e quando è riverso a terra, immerso nel suo stesso sangue, è quasi impercettibile, e questo è dovuto in gran parte alla tacita conversazione che sta avvenendo al di là di lui, che è avvenuta prima di lui e che si oppone a tutti i suoi sforzi di inserirsi nel discorso prima che si concluda.”

Seppure la prosa sia ancora, in alcuni passaggi, piuttosto acerba, la lettura è davvero molto scorrevole e tutto il romanzo è arricchito da numerosi elementi di contesto che lo rendono di una contemporaneità ancora più accentuata.

La musica e, ancora di più, l’arte hanno un ruolo davvero preminente nel libro. Quella di Raven Leilani è una famiglia di artisti e questo ha un grande riflesso nelle pagine, dove i colori, i pennelli, le tempere e le tele assorbono tutte le sfumature dei personaggi e ce le restituiscono in ritratti simbiotici di vite spezzate da tanti mali che, seppure di natura diversa, sono tutti il frutto del nostro tempo ancora malato, che non sa o, peggio, non vuole guarire dal cancro profondo e radicato del razzismo e delle discriminazioni di genere e di razza.

A cura di Sara Ammenti

instagram.com/sara.nei.libri

 

Raven Leilani


 ha pubblicato racconti su Granta, McSweeney’s Quarterly Concern, Narrative Magazine, The Yale Review, Conjunctions, The Cut e New England Review. Chiaroscuro è il suo primo romanzo.

 

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