Ciak si uccide




Recensione di Elvio Mac


Autore: Emilio Martini

Editore: Corbaccio

Genere: Romanzi

Pagine: 240

Anno di pubblicazione: 2019

Sinossi. Qualche giorno prima di Capodanno, in una villa di Lungariva, viene trovato il corpo di una donna con la testa mozzata da un colpo di katana. Appartiene a una regista e sceneggiatrice milanese, impegnata con due collaboratori nella stesura di un film singolare. Potrebbe essere questo il motivo della sua morte cruenta o si tratta di un furto finito male? Gigi Berté, subito richiamato dalla sua breve vacanza a Milano, si trova a indagare in un ambiente per lui insolito, tra produttori e attori dalle esistenze piccanti, proprio quando pensava che la sua vita professionale sarebbe di nuovo cambiata. Indagine complessa anche perché associata alla imprevista sparizione di Irene Graffiani, il PM con cui Berté aveva collaborato negli ultimi casi. Esiste un legame tra i due fatti? In mezzo a intrighi, pettegolezzi e a un passato doloroso da ricostruire, il commissario con la coda, tormentato dai dubbi sulle sue capacità intuitive, cerca di arrivare al cuore del delitto. Ma non può immaginare ciò che questa volta il destino ha scritto per lui…

Recensione

Avevamo lasciato il vicequestore aggiunto alle prese con i suoi tormenti, con la decisione da prendere se tornare a Milano a lavorare o restare a Lungariva, poi c’è la convivenza con il dolore della perdita di un figlio, che la Marzia ha dovuto affrontare durante la gravidanza.

Ritroviamo tutti gli ingredienti che caratterizzano fortemente il personaggio Gigi Berté, il più distintivo e divertente è la sua coscienza “Bastarda”, che rilascia commenti (distinguibili dal carattere corsivo usato nella stampa) con quella vocina nella testa, che spesso vorrebbe ascoltare e quasi mai lo fa. E’ quello che accade anche ad ognuno di noi, probabilmente in maniera meno spassosa.

Un altro ingrediente tipico è quello relativo alle persone che possono migliorare, cambiare status sociale, invecchiare, ma si finisce sempre col fare i conti con i sentimenti, che ci manipolano e ci indirizzano. Amore non ricambiato, odio, amanti ossessionati sono sempre portatori di guai e non smettono di stupire anche chi ha una notevole conoscenza degli abissi umani, a volte anche l’amore più grande non risolve l’infelicità.

La trama sguazza in mezzo ad attori, sceneggiatori e produttori, quindi è ancora più difficile carpire la verità, da chi fa della migliore messa in scena il proprio lavoro. Le persone mentono sempre, dicono solo ciò che vogliono, fanno sapere solo ciò che non può nuocere alla loro reputazione. Purtroppo per loro, Bertè non è dotato di pazienza, anzi deve sempre tenere a bada la sua irascibilità, spesso non riesce ed esplode, ma la sua non è un’ira cattiva, è il suo modo per rivoltarsi contro le bugie che deve affrontare.

Le apparizioni della Marzia sono centellinate in questo racconto, interviene sempre come medicinale per alleviare i problemi di Bertè, è il suo buon consiglio, il suo bastone, tutto quello che può essere di sostegno. Non travalica mai il confine del buon senso, è una presenza perfetta.

Bertè ha i suoi metodi, e come sempre prima di cercare un assassino, vuole conoscere chi era la vittima, lui preferisce le persone che dicono la verità anche quando non è una bella verità. Durante un’indagine si sente sempre sporco, schifato dalle azioni che un uomo può arrivare a compiere e sente il bisogno quasi fisico di lavarsi in qualcosa di limpido, come un torrente di montagna.

Il bagaglio dell’esperienza del poliziotto è diverso dal solito, è pieno di persone conosciute come irreprensibili che poi si scoprono infime. Fanno a pezzi le compagne, uccidono davanti ai figli, violentano ragazzine, è quasi impossibile usare la logica per scoprire cosa c’è dietro ad un reato. Chi affronta queste bassezze umane come Bertè, non riesce più a credere in un Dio, forse deve credere a qualcosa di buono per continuare ad andare avanti, anche se è più facile arrendersi all’esistenza del male.

Le autrici, hanno trovato un altro modo per inserire un racconto nel racconto. Solitamente erano quelli del vicequestore con l’animo dello scrittore, questa volta invece è un breve copione scritto dalla vittima dal quale si possono trarre indizi.

Durante la ricostruzione di come potrebbero essere avvenuti i fatti, Berté sistema le tessere nel suo mosaico mentale, ma sono le prove che gli mancano e le potrà ottenere soltanto lavorando sugli uomini e sulla loro incapacità di scegliere la cosa giusta, pur sapendo sempre qual è.

A cura di Elvio Mac

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Emilio Martini


Dietro lo pseudonimo di Gigi Berté si nasconde un vicequestore aggiunto in carne e… coda brizzolata, che opera in un commissariato italiano. Anche dietro il nome Emilio Martini si cela qualcuno in carne e… penna: due sorelle scrittrici, Elena e Michela Martignoni, che conoscono bene il Commissario, sono milanesi e frequentano da anni la Liguria. Insieme hanno scritto i romanzi storici Requiem per il giovane Borgia, Vortice d’inganni, Autunno rosso porpora e Il duca che non poteva amare, e i gialli con protagonista il commissario Berté, oltre a Ciak: si uccide, La regina del catrame, Farfalla nera, Chiodo fisso, Doppio delitto al Grand Hotel Miramare, Il mistero della gazza ladra e Invito a Capri con delitto e Il ritorno del Marinero oltre alle raccolte I racconti neri del commissario Berté e Talent Show.

 

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