Ciò che nel silenzio





Recensione di Stefania Ceteroni


Autore: Martina Merletti

Editore: Einaudi

Genere: narrativa contemporanea

Pagine: 271

Anno di pubblicazione: 2021

Sinossi. Agosto 1944. Una suora ribelle e coraggiosa sottrae un neonato da una cella del carcere Le Nuove di Torino facendolo scivolare nel carrello della biancheria: è il figlio di una deportata, destinato a morte certa. Si sa, la lavanderia non è affare dei tedeschi, e il più delle volte i carrelli entrano ed escono dalle mura senza essere frugati. Ora il bambino dorme tranquillo, ma qualcuno dovrà prendersi cura di lui.Ottobre 1999. Una giovane donna sale in moto per cercare le tracce del fratello di cui fino a quel momento ha ignorato l’esistenza. La verità sul suo passato diventa una priorità che a lungo pare irraggiungibile. A unire questi due punti nel tempo è l’arco della vita di quel ragazzo sempre un po’ fuori posto, delle donne dure e forti che lo hanno salvato e accompagnato, legate dal medesimo segreto, e di un Paese lacerato e recalcitrante, che attraversa la guerra e il dopoguerra in perenne lotta con se stesso.

Recensione


Sulle prime il titolo di questo libro non mi suonava bene. Ora, a lettura terminata, dico che è perfetto.

Perfetto per raccontare una storia di silenzi, di segreti, di paura, di incertezza ma anche di speranza e di profondo amore: l’amore di una madre per suo figlio, l’amore di una sorella per un fratellastro mai conosciuto, l’amore di una donna anziana per la famiglia che ha sempre cercato di proteggere con il suo silenzio, l’amore per il prossimo.

Nel romanzo Ciò che il silenzio non tace l’autrice riesce ad intrecciare in un tessuto narrativo di fantasia fatti storici e situazioni realmente accadute senza che l’uno predomini sull’altro. I tempi passati tornano a vivere nei ricordi di chi, nella nostra epoca, si trova a fare i conti con un passato mai dimenticato e capace di continuare ad allungare la sua ombra su esistenze che hanno sempre cercato di evitare che ciò accadesse. O che di tali ombre sono sempre state all’oscuro.

Così, la storia di un bambino sottratto a morte certa nel braccio femminile “Le Nuove” di Torino, nel 1944, nato dall’amore tra una deportata e il suo compagno, anch’egli finito in carcere, si intreccia con quella di una giovane donna che, alle soglie del 2000, vorrebbe ritrovare un fratellastro di cui non conosceva l’esistenza.

Quel bambino, Libero, affidato a braccia caritatevoli da una suora ribelle che ha fatto di tutto per salvare vite, è figlio di sua madre, di quella donna che è sfuggita al carcere ma che ha taciuto per anni quel passato che le è rimasto impresso su un braccio, con lettere e numeri ma ancor più profondamente nell’anima.

Ciò che nel silenzio non tace, pur avendo un bambino al centro della vicenda, è una storia di donne.

E’ la storia di Teresa, una donna che ha fatto i conti con le conseguenze di scelte non sue e che ha deciso di affidare al silenzio la sua esistenza. Un silenzio rispettoso, discreto ma non per questo meno sofferto. 

E’ la storia di Elda, quella giovane donna che si è trovata a vivere l’esperienza del carcere all’epoca della seconda guerra mondiale e che ha affidato al silenzio la sua vita perchè consapevole, una volta uscita da lì, che nessuno avrebbe potuto credere alla testimonianza della violenza che si è consumata tra quelle pareti.

E’ la storia di suor Giuseppina De Muro della congregazione Figlie della Carità. Era lei, all’epoca, la Madre Superiora della sezione femminile del Carcere giudiziario Le Nuove e, con padre Ruggero Cipolla, non si tirò indietro dall’assistere i detenuti e confortare i condannati a morte, tentando di rendere meno disumane le condizioni carcerarie imposte dal regime e dalle SS e cercando, in ogni modo possibile, di salvare vite. Anche quelle di quei bambini che, altrimenti, sarebbero andati incontro a morte certa. 

E’ la storia di Aila: una giovane donna che viene a conoscenza, per caso, dell’esistenza di un fratellastro che inizia ad essere la sua ossessione, tanto da portarla a fare delle ricerche nella speranza di che cosa? Non sa nemmeno lei di che cosa. Di abbracciarlo? Di rivederlo? Di sapere cosa fa e dove vive per continuare a vivere esistenze distanti l’una dall’altra? Oppure per tentare di instaurare un rapporto a distanza di così tanto tempo? Non lo sa, a dire il vero, ma non si sottrae a ciò che il suo cuore le dice di fare. Cercarlo. E se questo vuol dire scavare nel passato di sua madre e portare a galla quel dolore immenso che lei ha sempre taciuto, è disposta a correre il rischio di vivere, seppur in modo indiretto, la sofferenza che sua madre ha sempre nascosto nel suo intimo.

Sono donne forti, provate da un’esistenza che – seppur in modo differente – le ha messe davanti a scelte importanti, senza avere uomini accanto. 

E’ una storia che mi ha toccata anche se devo ammettere che in alcuni passaggi ho fatto fatica a posizionarmi nel periodo storico giusto: l’autrice alterna ricordi a narrazione al presente e bisogna tenere a mente nomi e situazioni per non perdere il filo. Dopo le prime pagine, che servono per entrare nella storia e per capire di cosa stiamo parlando, la difficoltà scompare.

 

A cura di Stefania Ceteroni

https://libri-stefania.blogspot.com

 

Martina Merletti


laureata in Scienze e Tecnologie Agrarie, diplomata alla scuola Holden, è co-autrice del volume Narrare. Viaggi nell’epica e nel teatro del progetto antologico per la scuola secondaria superiore La seconda luna, edita da Zanichelli. Nel 2018, per la scuola Holden, ha ideato e tenuto il corso di scrittura “Raccogliere la realtà”. Ciò che nel silenzio non tace è il suo primo romanzo.

 

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