Colpe senza redenzione




 Colpe senza redenzione

di Nicola Verde

Mondadori 2022

Giallo, pag. 368

Sinossi. Il commissario Ermes De Luzio si considera semplicemente un poliziotto al servizio del cittadino. È stato un funzionario coscienzioso anche sotto il passato regime, mantenendo almeno all’inizio un atteggiamento neutrale. A guerra finita ha preservato con ostinazione la sua integrità morale in una Roma dilaniata da lotte intestine e vendette personali. Ciò nonostante, dal ritratto sulla parete dell’ufficio il presidente Luigi Einaudi sembra giudicarlo da dietro le lenti rotonde. Ormai prossimo alla pensione, non ha più aspirazioni; le velleità giovanili ha pensato il tempo a raschiarle via. Perfino la pelle, dopo tutti questi anni, pare aver preso l’odore stantio di muffa, grasso per pistole e polvere che aleggia nelle stanze del commissariato. Una cassettiera in legno massiccio contiene i faldoni con i casi già risolti e quelli da risolvere. Risse fra ubriachi, piccoli furti di gente affamata, come la sparizione di un proiettore dalla sala parrocchiale. Ma a impegnarlo davvero sono le liti tra marito e moglie, molte delle quali degenerano in azioni violente. Come forse è accaduto in uno dei tanti palazzi sorti dalla frenetica opera di ricostruzione postbellica, dove De Luzio è chiamato a intervenire sulla scena dell’efferato omicidio di una donna e dei suoi due bambini.


Recensione di Salvatore Argiolas

Nella Roma degli anni Cinquanta, città sospesa tra le immani ferite causate dalla guerra non ancora cicatrizzate e la crescita incontrollata, spinta anche da speculazioni immobiliari tanto spregiudicate quanto redditizie, una donna viene massacrata a colpi di ferro da stiro e quando la polizia entra nel povero appartamento teatro del delitto scopre anche i corpi dei due figli della vittima.

L’indagine viene affidata per caso al commissario Ermes De Luzio, un commissario a fine carriera, disilluso e ormai destinato alla ricerca di ladri di proiettori o a risolvere liti familiari.

Nel suo passato c’è una macchia nera in quanto non ha preso sul serio una denuncia che, considerata con maggiore attenzione, avrebbe evitato una tragedia.

Tra i peccati che la Chiesa considera ci sono anche quelli di omissione e De Luzio, che si macera nel rimorso di non essersi attivato in tempo in passato, si impegna con tutta la sua esperienza per risolvere il caso che, dopo il clamore iniziale, viene oscurato dal ritrovamento del cadavere di Wilma Montesi, con tutte le ricadute politiche e mediatiche che minacciano da vicino le sorti del governo.

Colpe senza redenzione” parte da uno spunto così cruento, ispirato da un fatto reale, per una riflessione sul concetto di colpa e di espiazione mettendo in risalto la contraddittorietà dei comportamenti umani, che non si possono mai riassumere in una fredda formula matematica o in un’equazione facilmente risolvibile con la logica asettica.

Ermes De Luzio cerca di comprendere, non di giudicare comportamenti ed esigenze di vita che, in quel periodo così confuso e ancora caratterizzato da estrema povertà e mancanza di prospettive, diventano l’unico metodo di riuscire a trascinare l’esistenza sino ad un futuro denso di incognite.

Col tempo il caso langue e solo la caparbietà di De Luzio e la sua simpatia per la ragazza accusata del triplice omicidio, mette in luce mancanze e cecità degli investigatori incaricati dell’indagine che Nicola Verde allarga, nelle pagine del giallo, anche alla società dell’epoca mettendone in risalto manchevolezze e difetti che sarebbero diventati cronici.

Era quella una Roma traboccante di disperati e qualcuno ne aveva approfittato, come il principe Lancellotti, per esempio, che, con gesto di carità pelosa, aveva fatto dono al comune di alcuni ettari di terreno, così che fossero attrezzati con un minimo di servizi, per poi vendere il resto della terra a cifre di capogiro, quindicimila lire al metro quadro!”

Ed è proprio Roma la coprotagonista del romanzo, città che

allargava la sua pinguedine e si adagiava spandendo i suoi fianchi molli di antica matrona facendosi sempre più vorace, ingoiando la campagna circostante che un tempo aveva ispirato pittori e poeti, ma che pure era stata fonte di tante malattie”.

Coadiuvato dalla moglie Elena, con cui esercita il metodo socratico della maieutica che consiste nel cercare la verità attraverso il dialogo, e aiutato dalla raffinate letture della consorte e dall’abnegazione del fedele Savio De Ponte, savio di nome e di fatto, De Luzio lentamente costruisce un solido paradigma investigativo che screma depistaggi e false piste per intravvedere un’ipotesi che col tempo diventerà sempre più solida e che non mancherà di offrire svolte inaspettate e colpi di scena sorprendenti.

Questo “Pasticciaccio brutto de via dei Gordiani”, che spazia la sua ricognizione dalle borgate pasoliniane piene di “pozzanghere puzzolenti di risciacquo e di liscivia lungo i viottoli impastati di fango e merda: fognature a cielo aperto e ratti grossi come conigli” ai quartieri borghesi come i

Parioli coi suoi palazzi che mostrano

pavimenti im marmo policromo, un leggero profumo di sandalo, quadri alle pareti di certo imputabili ai maggiori pittori del periodo e statuine di buon gusto su dei tavolinetti che non si faticava a immaginare d’epoca”

diventa un’indagine sì, ma su un ambiente, una città e un periodo che Nicola Verde analizza e stigmatizza in modo lucido e attento inserendo con bravura notazioni storiche, culturali e letterarie che rendono “Colpe senza redenzione” un libro che travalica i confini del giallo classico pur avendone tutte le caratteristiche canoniche.

Sono tanti i temi affrontati che rendono la lettura di “Colpe senza redenzione” appagante anche dal punto di vista letterario e che mi hanno anche fatto pensare a lungo sul concetto di colpevolezza che qui viene esaminato con risultati per niente scontati, riportando alle mente anche un fatto accaduto di recente dove l’azione delittuosa ha avuto cause e origini molto diverse dall’esito fatale.

Colpe senza redenzione” è arrivato finalista al prestigioso Premio Tedeschi del 2021, poi vinto dall’ottimo “Il canto della falena” di Maria Elisa Aloisi, ed è stato ritenuto meritevole della pubblicazione nella celebre collana “Il giallo Mondadori” dimostrando sia il valore di quell’edizione sia la qualità della narrativa gialla italiana troppo spesso bistrattata.

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Nicola Verde


è nato a Succivo (CE) nel 1951 e vive a Roma. Vincitore di alcuni prestigiosi premi dedicato al giallo, alla fantascienza e al fantastico, è presente in numerose antologie. Ha pubblicato i seguenti romanzi: “Sa morte secada”, “Un’altra verità”, “Le vie segrete del maestrale”, “La sconosciuta del lago”, “Verità imperfette”, “Il marchio della bestia”, “Il vangelo del boia”, “Maestro Titta e l’accusa del sangue”, “Il profumo dello stramonio”.