Comandante




Comandante

di Edoardo De Angelis, Sandro Veronesi

Bompiani 2023

Romanzo pag.160

Sinossi.“Si dicono tante cose di lui, che era a bordo del Malaspina quando ha affondato la British Fame, che è un mago, un fachiro, un ipnotizzatore, che non dorme mai”: questo sanno del loro Comandante gli uomini che all’alba del 28 settembre 1940 si imbarcano sul sommergibile Cappellini per andare alla guerra. Sanno anche che il Comandante potrebbe rimanere a terra, al riparo, perché un incidente lo ha condannato a vivere in un busto d’acciaio che gli toglie il fiato. E invece lui, Salvatore Todaro, è lì, pronto a guidarli al di là delle mine che rendono Gibilterra una trappola, a combattere per l’Italia nell’oceano aperto, e “quando lui è sicuro, ti senti sicuro”. Marcon, aiutante di bordo, il volto sfigurato dall’acetilene e quell’accento venexian che piace tanto al Comandante. Schiassi, il marconista, che con l’idrofono ausculta le profondità. Stumpo, il motorista-corallaro, capace di riconoscere i polpi femmina. Stiepovich, il tenente di Trieste che ha portato con sé il violino. Giggino, il cambusiere, che ancora non sa quanto scaldano il cuore le patatine fritte… Sono le loro voci a raccontare la sorda monotonia delle ore in immersione e il momento cruciale in cui, lungo la linea immobile dell’orizzonte, si profila la sagoma di un mercantile a luci spente. Bisogna affondarlo, sfidare la morte propria e quella dei nemici: è allora che il Comandante prende una decisione fatale, capace di rischiarare la notte. Perché i corpi che galleggiano nel mare nero per lui non sono nemici, sono naufraghi. Raccontando e restituendo al nostro legittimo orgoglio uno degli episodi meno conosciuti e più luminosi dell’ultima guerra, Edoardo De Angelis e Sandro Veronesi denunciano la barbarie di ogni conflitto e celebrano la grandezza dei valori dell’umanità quando ci sono donne e uomini pronti ad affermarli nonostante tutto.


Comandante

A cura di Edoardo Guerrini


 Recensione di Edoardo Guerrini

Nella sua prefazione, Sandro Veronesi illustra dal principio la genesi di questo interessante progetto editoriale, che non nasce a caso, ma da un insieme di circostanze che, più che casuali, sembrano influenzate dallo zeitgeist, ovvero dallo spirito del nostro tempo, oltre che da un insegnamento alla Giovan Battista Vico, ovvero il fatto che la Storia non smette mai di insegnarci qualcosa sul nostro presente.

In un’estate del 2018, traumatizzata da innumerevoli disastri marittimi legati ai transiti di migranti nelle acque del Mediterraneo, un gruppo di amici decide di cercare di far qualcosa per contrastare la violenta ondata xenofoba che accompagna queste tragedie.

Dove sui social imperversano slogan come “Buon appetito ai pesci”, “È finita la pacchia” (e questo mi ricorda qualcuno!), “È finita la crociera”, Veronesi raccoglie chi vuole starci in una chat intitolata “Corpi”, tra questi si aggiunge anche Edoardo De Angelis, che nella chat racconta che l’Ammiraglio Pettorino, Comandante della Guardia Costiera, nel suo discorso dell’anniversario della fondazione del Corpo aveva ricordato la figura del Comandante Salvatore Todaro, e di un famoso episodio che ne aveva contraddistinto la moralità durante le fasi iniziali della Seconda guerra mondiale.
Edoardo decide di approfondire la vicenda, e in privato ne parla con Sandro, pensando di farne un film.

Continua a studiare, e di lì a poco i due scoprono che nel gruppo della chat un’amica livornese di Sandro, Yasmin Bahrabadi, era nientemeno che la nipote del Comandante Todaro! Due giorni dopo Edoardo si presenta a Livorno, a casa della figlia del Comandante, Graziella, la mamma di Jasmin. Lì trova due bauli colmi di cimeli e ricordi di famiglia: lettere, fotografie, libri di occultismo e di yoga, manuali di lingua persiana che il comandante studiava da autodidatta. Così nasce il progetto, che parte da una sceneggiatura scritta a quattro mani da De Angelis e Veronesi, e poi si traduce anche nel romanzo qui presente, pubblicato oggi mentre le riprese del film stanno per terminare. La xenofobia è ancora lì, pronta a montare in nuove onde feroci, scrive Veronesi, e questo rafforza le convinzioni dei due autori nel tentare di mostrare che gli italiani sanno pensare anche in modo diverso, venendo da duemila anni di civiltà e di tradizioni marinare, dove le leggi del mare superano tutte le convinzioni becere e qualunquiste. 

Il romanzo si presenta come un coro a più voci: capitolo per capitolo, ogni personaggio prende la parola e dice la sua; spesso i marinai del sommergibile Cappellini, essendo gente semplice e provenienti un po’ da tutto il Paese, parlano dialetti vari: Todaro e il suo aiutante, Capo Nocchiere Marcon, parlano fra loro in veneziano; Giggino, il cuoco, è napoletano, Stumpo, motorista che riconosce il sesso dei polpi, è calabrese, Mulargia è il cannoniere sardo, il tenente Stiepovich è di Trieste, e così via.
Da quando il Cappellini salpa dal porto di La Spezia, con in mano una missione ben precisa: Agguato, questo microcosmo dove si vive in spazi ristretti comincia a parlarci con tutte queste voci, e pian piano inquadriamo la singolare figura del Comandante Todaro: un uomo che ha avuto un grave incidente durante un’esercitazione, con una lesione spinale che lo condanna a vivere in un busto metallico che lo sorregge con immensi dolori, e che ha un forte legame con il magico e l’occulto. Egli porta con sé un foglietto con una frase in greco antico, di cui non conosce la traduzione, scritto da un medium che aveva consultato prima della missione, e che si capirà verso il finale.

Un vero leader, Todaro, un uomo che sa farsi conoscere e rispettare dai suoi marinai, pure quando la vicenda bellica lo porta a fare una scelta del tutto inaspettata e che mette a serio rischio tutto l’equipaggio. Preferisco non entrare troppo nei dettagli: il romanzo si dipana svelando man mano i fatti, che sono tutti realmente accaduti anche se ovviamente gli autori hanno un pochino elaborato e lavorato di fantasia per riempire i vuoti che la Storia ha ormai cancellato.
Basti sapere che il momento topico di massima tensione accade quando il sommergibile si trova, poco distante dal porto delle Azzorre dove è diretto, davanti a un muro di navi da guerra inglesi che potrebbero affondarlo in un attimo. Ma Todaro scrive alla radio in italiano, spiegando la situazione, e il comandante inglese li lascia passare. Di lì a poco la tensione si scioglie, grazie a un piatto di patate fritte alla maniera dei belgi, e Giggino imbraccia il mandolino per far cantare tutti insieme ‘O surdato nnammurato.

Perché è avvenuto tutto questo? Il Comandante ce l’ha ben chiaro in mente:

“Perché noi siamo italiani”.

Questa storia, questa trama veramente accaduta ma che davvero è romanzesca, mi ha ricordato tantissimo uno dei film che più amo al mondo (anche perché, e qui aggiungo un dettaglio personale, fu il film che andai a vedere invitando con me colei che poi sarebbe diventata mia moglie!): Mediterraneo di Gabriele Salvatores, che vinse l’Oscar forse proprio perché riuscì a spiegare al mondo intero cosa volesse dire essere italiani, anche se in guerra. E oltretutto, in un momento come questo, forse ci serve ancora di più ricordarcelo. Perciò spero che il film tratto da questo bel libro abbia altrettanto successo.

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Edoardo De Angelis, Sandro Veronesi


Edoardo De Angelis è nato a Napoli nel 1978. Ha esordito al cinema nel 2011 con il film Mozzarella Stories; è regista, sceneggiatore e produttore di Perez. del 2014 e di Indivisibili del 2016, vincitore di premi tra cui cinque Nastri d’argento e sei David di Donatello. Nel 2018 pubblica il romanzo Il vizio della speranza, da cui trae l’omonimo film vincitore del premio del pubblico alla Festa del Cinema di Roma oltre che del premio per miglior regista e miglior attrice protagonista al Tokyo International Film Festival, e di un David di Donatello, due Ciak d’oro e tre Nastri d’argento. Nel 2020 dirige il film per la televisione Natale in casa Cupiello, primo capitolo di una trilogia tratta dalle commedie di Eduardo De Filippo che prosegue nel 2021 con Sabato, domenica e lunedì e Non ti pago. Tra il 2021 e il 2022 dirige una serie in sei episodi tratta dal romanzo di Elena Ferrante La vita bugiarda degli adulti. È sposato e ha due figli.

Sandro Veronesi è nato a Firenze nel 1959. È laureato in architettura. Ha pubblicato, tra gli altri, Per dove parte questo treno allegro (1988), Gli sfiorati (1990), Venite venite B-52 (1995), La forza del passato (2000, Premio Campiello e Premio Viareggio-Rèpaci), Brucia Troia (2007), XY (2010, Premio Superflaiano), Baci scagliati altrove (2011), Terre rare (2014, Premio Bagutta), Non dirlo. Il Vangelo di Marco (2015). Ha vinto il premio Strega nel 2006 con il romanzo Caos calmo – tradotto in venti paesi e vincitore anche dei premi Fémina e Méditerranée – e nel 2020 con Il colibrì. Ha collaborato con numerosi quotidiani e quasi tutte le riviste letterarie. Ha cinque figli e vive a Roma.

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