Come si muore oggi




Recensione di Cristina Bruno


Autore: Charles Willeford

Traduzione: Giancarlo Carlotti

Editore: Feltrinelli

Genere: Thriller

Pagine: 272

Anno di pubblicazione: 2019

Sinossi. Far fuori in poco tempo una pila di “casi freddi”, ossia omicidi rimasti irrisolti per anni, può risultare stressante, ma per il sergente Hoke Moseley della Omicidi di Miami, ormai è routine. Sopportare come vicino di casa un ex detenuto che ha mandato dietro le sbarre e che ha giurato di spedirlo al creatore, può essere già più fastidioso. Ma sentirsi ordinare dal proprio capo di farsi crescere la barba, e raggiungerlo in un luogo sinistro per vedersi appioppare un caso fuori giurisdizione, è per lo meno strano. Un certo Tiny Bock gestisce un ranch nelle Everglades, estremo sud della Florida. Di Bock si dice che sia un aguzzino, che sfrutti brutalmente gli immigrati. Soprattutto, pare che un buon numero di malcapitati haitiani ingaggiati da lui manchi all’appello da troppo tempo. Hoke dovrebbe assumere l’identità di un farabutto che ci ha appena lasciato le penne, infiltrarsi nel regno macabro di Tiny Bock, dove peraltro circola un discreto numero di alligatori, e “sistemare” le cose. Ma le cose stanno molto peggio di quanto chiunque potrebbe immaginare, e Hoke non è affatto convinto di quell’assurdo incarico. Né del fatto che il maggiore Brownley, suo stimato boss, gli abbia detto tutta la verità.

Recensione

“Come si muore oggi” è il quarto e ultimo capitolo della quadrilogia di Miami, con protagonista il sergente Mosely Hoke e Willeford morì poco dopo la pubblicazione.

Hoke è un detective fuori dai canoni a cui siamo abituati: trasandato nel vestire, vagamente razzista e provvisto di dentiera che pulisce con cura ogni sera riponendola in un bicchiere con acqua e disinfettante. Si occupa di coldcase e nel romanzo segue tre diverse indagini.

Il primo caso che lo coinvolge risale ad alcuni anni prima e riguarda la morte di un chirurgo, ucciso da un colpo di pistola nei pressi della propria abitazione.

Il secondo lo tocca da vicino quando scopre che un uomo che aveva fatto condannare, Donald Hutton, è uscito di prigione e ha trovato casa proprio di fronte alla sua… al momento dell’arresto aveva minacciato di ucciderlo, che intenzioni avrà adesso?

Il terzo in realtà non viene dal passato ma è un incarico sotto copertura affidatogli dal suo superiore, il maggiore Brownley. Alcuni lavoratori haitiani sono scomparsi e le tracce portano a Tiny Block, un datore di lavoro criminale e violento che li sfrutta per poi ucciderli senza alcun rimorso, come fossero oggetti diventati inutili. La missione non sarà affatto facile e ci vorrà tutto il sangue freddo del detective e tutta la sua esperienza per riuscire a cavarsela.

Hoke è un antieroe che si barcamena per sopravvivere. Ha una famigli allargata composta da due figlie adolescenti e da una coinquilina con un bimbo piccolo. È una ex collega con la pensione di invalidità ottenuta per un incidente di servizio. La routine familiare scorre tranquilla, almeno fino a quando non arriva Hutton Anche se Hoke ama il suo lavoro, ha sempre uno sguardo rivolto agli anni che mancano alla pensione e il suo atteggiamento nei confronti di chi è al comando è disincantato. I capi cambiano al cambiare della politica e ogni diciotto mesi è un balletto di nomine dove il nuovo capo è scelto per compiacere qualcuno più in alto.

L’atmosfera che pervade l’intero romanzo è cupa, intrisa di amarezza, birra e fumo stantio. Sembra quasi di sentire l’odore uscire dalle pagine e accompagnarci durante la lettura. La società che viene descritta è priva di valori, di speranze. Poliziotti corrotti, droga dilagante, immigrati cubani, messicani e haitiani considerati alla stregua di schiavi e sempre guardati con sospetto.

Gli Stati Uniti di fine anni ’80 non sono molto diversi da quelli di oggi, le condizioni sociali non appaiono,ai nostri giorni, migliori di qualche decennio fa. La Miami descritta non è quella dei polizieschi sfavillanti e delle ville dei milionari. È una città alle prese con gravi problemi di ordine pubblico, di spaccio, di immigrazione clandestina.

E basta uscire dal distretto e inoltrarsi nelle Everglades per scoprire una realtà ancora peggiore fatta di emarginati, lavoratori sottopagati, vagabondi che si adattano a qualsiasi alloggio, donne che si vendono per un pasto.

Un libro da leggere per una visione alternativa del poliziesco made in USA.

Charles Willeford


Charles Willeford: Charles Willeford nasce in Arkansas nel 1919 e muore a Miami nel 1988. A otto anni, rimasto orfano, si trasferisce a Los Angeles dalla nonna. Trascorre l’adolescenza vagabondando per l’America sui treni merci e a sedici anni finisce per arruolarsi nell’esercito. Durante la Seconda guerra mondiale si distingue come comandante nella 10ª Divisione corazzata e ottiene numerose decorazioni. Ha fatto l’allenatore professionale di cavalli, il pugile, l’annunciatore alla radio e il pittore. Autore di venti romanzi, è conosciuto soprattutto per la sua tetralogia di Miami che vede come protagonista il detective Hoke Moseley: Miami Blues (Feltrinelli, 2017), Tempo d’oro per i morti (Feltrinelli, 2017), Tiro mancino (Feltrinelli, 2018), Come si muore oggi (2019). Dalle sue opere sono stati tratti numerosi film e sono inoltre servite da ispirazione a Quentin Tarantino per Pulp Fiction.

 

Acquista su Amazon.it: