Come un respiro




Recensione di Sara Zanferrari


Autore: Ferzan Ozpetek

Editore: Mondadori

Genere: narrativa

Pagine: 142

Data di pubblicazione: 12 maggio 2020

Sinossi. È una domenica mattina di fine giugno e Sergio e Giovanna, come d’abitudine, hanno invitato a pranzo nel loro appartamento al Testaccio due coppie di cari amici. Stanno facendo gli ultimi preparativi in attesa degli ospiti quando una sconosciuta si presenta alla loro porta. Molti anni prima ha vissuto in quella casa e vorrebbe rivederla un’ultima volta, si giustifica. Il suo sguardo sembra smarrito, come se cercasse qualcuno. O qualcosa. Si chiama Elsa Corti, viene da lontano e nella borsa che ha con sé conserva un fascio di vecchie lettere che nessuno ha mai letto. E che, fra aneddoti di una vita avventurosa e confidenze piene di nostalgia, custodiscono un terribile segreto. Riaffiora così un passato inconfessabile, capace di incrinare anche l’esistenza apparentemente tranquilla e quasi monotona di Sergio e Giovanna e dei loro amici, segnandoli per sempre. Ferzan Ozpetek, al suo terzo libro, dà vita a un intenso thriller dei sentimenti, che intreccia antiche e nuove verità trasportando il lettore dall’oggi alla fine degli anni Sessanta, da Roma a Istanbul, in un emozionante susseguirsi di colpi di scena, avanti e indietro nel tempo. Chi è davvero Elsa Corti? Come mai tanti anni prima ha lasciato l’Italia quasi fuggendo, allontanandosi per sempre dalla sorella Adele, cui era così legata? Pagina dopo pagina, passioni che parevano sopite una volta evocate riprendono a divampare, costringendo ciascuno a fare i conti con i propri sentimenti, i dubbi, le bugie. Il presente si mescola al passato per narrare la potenza della vita stessa, che obbliga a scelte da cui non si torna più indietro. Ma anche per celebrare – come solo Ozpetek sa fare – una Istanbul magica, sensuale e tollerante, con i suoi antichi hamam, i palazzi ottomani che si specchiano nel Bosforo, i vecchi quartieri oggi scomparsi.

Recensione

Tutto si svolge fra Istambul e un appartamento a Roma, la casa, da due anni, di proprietà di Sergio e Giovanna. Ma è principalmente la casa a diventare il luogo fisico e spirituale di tutte le storie che si svelano pagina dopo pagina in questo ultimo romanzo del celebre autore turco. Una domenica come tante, un pranzo fra amici, tre coppie molto unite si apprestano a passare del tempo insieme, intrecciando le proprie vite, dove fanno capolino però, qua e là, quasi con noncuranza, tradimenti, gelosie, amicizie, rimpianti, temi a cui siamo abituati nelle opere di Ozpetek regista.

I padroni di casa si stanno preparando per l’arrivo degli ospiti quando suona il campanello: ma alla porta non sono gli amici (che per altro sarebbero un po’ in anticipo), ma una vecchia signora. Arriva, anzi irrompe, come una sorta di epifania, e stravolge tutto, un po’ forse come un temporale d’estate.

Il romanzo classico si mescola al romanzo epistolare, fra il racconto attuale nella voce narrante di Adele e il passato rivissuto attraverso le lettere che Elsa ha inviato alla sorella, che le ha però rispedite al mittente senza leggerle.

Quale mistero si nasconde in questa storia?

Cosa è successo a queste due sorelle, così diverse, ma così legate?

Cosa le ha portate a separare tuttavia, improvvisamente e crudelmente, le loro vite e a non riunirle mai più?

Quale terribile segreto si cela dietro le loro storie?

La vecchia signora altri non è che Elsa, che dopo 50 anni lontana, nella bella capitale turca, dove si è sposata, separata, ha lavorato e vissuto, torna a Roma decisa a rivedere Adele, e la cerca in quella casa, al cui indirizzo ha spedito tutte le sue lettere.

L’appartamento però è stato venduto dalla sorella alla coppia due anni prima. Elsa da visitatore “casuale” e frettoloso diventa ospite dell’allegra tavolata, che affascina coi suoi racconti d’oriente e con la sua personalità carismatica.

Adele è completamente diversa, composta, quasi rigida, ma quando viene convinta dalle giovani coppie a raccontare la sua parte di storia, anche lei lo farà con una passione inaspettata, evocativa, sollecitando inevitabilmente su chi l’ascolta interrogativi su di lei ma anche sulle proprie vite, sulle proprie verità, desideri, aspettative, futuro…

«Perché un debole?» Ora è Elsa a parlare. Nella foga della conversazione si erano dimenticati di lei. «È felice con sua moglie? E allora che se la tenga stretta! Che importanza ha se lei gli ha detto una bugia? Le cose essenziali nella vita sono altre. Ciò di cui tutti noi abbiamo bisogno, alla fine è solo la felicità.» Fra gli amici cala un silenzio strano, intimo e quasi confortante. Elsa con le sue parole sembra volerli spingere a riflettere sui veri valori dell’esistenza. Pagg.35-36

La storia si dipana passo dopo passo, con i giovani sempre più curiosi e ammaliati dall’aura di mistero, che si svelerà esistere per davvero fra le mura di quella casa.

«Ti sbagli.» Tutti si girano verso Giulio: è stato lui a parlare. Finalmente si è scosso da quella specie di muto stordimento. Sta guardando Annamaria. «Cosa vuoi dire?» chiede lei. «Non è xxxxxxx [niente spoiler]. Ai suoi occhi questo era rimasto l’appartamento dove cinquant’anni fa era vissuta. Un luogo amico, benevolo, familiare. Che ci fossimo noi o qualcun altro, per Elsa non aveva la minima importanza: l’essenziale era trovarsi qui. Certi posti hanno la capacità di trattenere le emozioni, proprio come fa un essere umano con il respiro. Poi le lasciano andare molto lentamente, e chi è in grado di percepirle le assorbe in ogni cellula del suo corpo. Ti fanno sentire a casa per sempre.», pag. 52

Tinte di giallo, di torbido, di passione, di crudeltà. Gli ingredienti per una storia avvincente ci sono tutti.

E la capacità descrittiva dell’autore non si smentisce nemmeno questa volta, nell’usare la parola scritta anziché la macchina da presa, regalandoci una storia misteriosa e commovente, e una Istambul, sua città natale, affascinante, sensuale, d’altri tempi.

A cura di Sara Zanferrari

 poesiedisaraz.wordpress

 

Ferzan Ozpetek


Ferzan Ozpetek (classe 1959), regista e sceneggiatore, è nato a Istanbul, ma dal 1976 vive a Roma. Nel 1997 esordisce con Il bagno turco (Hamam), cui seguono Harem Suaré, Le fate ignoranti, La finestra di fronte, Cuore sacro, Saturno contro, Un giorno perfetto, Mine vaganti, Magnifica presenza, Allacciate le cinture. Ha inoltre diretto Aida (2011) e Traviata (2012). Ha vinto i più importanti premi e riconoscimenti cinematografici e nel 2008 il MoMa di New York gli ha dedicato una retrospettiva. Nel 2013 ha pubblicato il suo primo libro, il bestseller “Rosso Istanbul”, e nel 2015 “Sei la mia vita”.

 

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