Così per sempre




Recensione di Francesca Mogavero


Autore: Chiara Valerio

Editore: Einaudi

Pagine: 464

Genere: Narrativa

Anno di pubblicazione: 2022

Sinossi. L’uomo sulla terrazza è antico quasi come la città che sta guardando. Il suo gatto Zibetto, più nero di tutti i gatti neri, come lui conosce troppe storie. L’uomo è il conte Dracula. Ama la scienza, la fragilità degli esseri umani, e una donna dal viso sempre uguale. Nel 1897 la storia d’amore con Mina Harker non è finita: per chi non è più legato allo scorrere del tempo, nulla può mai finire. Oggi lui sta a Roma, che è una città eterna, e lei vive a Venezia, che è una città immortale. L’eternità e l’immortalità sono due cose diverse, Dracula l’ha capito e Mina no. Sarà pur vero che l’odio è anche amore, ma dove l’amore cerca passione l’odio chiede vendetta. Giacomo Koch è il nome del conte Dracula quando questa storia comincia. Mina Harker, la donna a causa della quale stava per essere ucciso, è sfuggita alla morte, ora si chiama Mina Monroy ed è lei stessa un vampiro. Il loro gatto Zibetto può arrampicarsi anche per dieci piani e porta alle zampe anteriori due vistosi anelli d’oro, per l’esattezza due fedi nuziali. Questa storia, ambientata oggi tra Roma e Venezia, attraversa i secoli e affonda le sue radici alla fine dell’Ottocento, quando il conte Dracula lascia la Transilvania per trasferirsi in Occidente. È allora che ha preso il nome di Giacomo Koch e ha cominciato a interessarsi alla professione medica, ed è oggi che lavora come anatomopatologo all’ospedale Fatebenefratelli. Attraversando la grande stagione delle scienze, Giacomo ha capito molte cose. La prima è che tutto ciò che scorre è nutrimento, non solo il sangue, per quanto il sangue umano rappresenti ancora il suo cibo preferito. Ha capito che non si può vincere la nostalgia per i prodigiosi limiti dei viventi, e che grazie alla forza di gravità ogni uomo e ogni donna contengono l’universo; sa, soprattutto, che quando nei vampiri scorre il sangue essi diventano umani, e come gli umani sono vulnerabili, possono essere ammazzati. Mina, invece, non ha voluto capire altro che sé stessa, ha vissuto gli ultimi sessant’anni insieme a una donna che il Conte ha ucciso – come, in effetti, ha ucciso tutti gli amori della sua vita – e pensa, per punirlo, di dover distruggere l’unica vera grande passione di Dracula: gli esseri umani. Decide, nella Venezia dove tutto scorre, di aprire un salone di bellezza in cui il tempo non scorra più. Dal salone di Mina chiunque entri uscirà uguale a sé stesso. Per sempre. Così per sempre.

Recensione

Ho attraversato gli oceani del tempo per trovarti”

confessa Dracula nella pellicola di Francis Ford Coppola del 1992.

Trent’anni dopo – anzi, molto di più, visto che il Conte è inestinto dalla seconda metà del Quattrocento, lustro più, lustro meno – eccolo sempre qui, sempre vivo e morto, di sicuroestremamente vitale, sempre in balia di un amore perduto, ritrovato e di nuovo perso, ancora e ancora.

Perché il tempo fa così, è davvero un oceano: le sue onde si infrangono sulla battigia, portando via qualcosa e lasciando qualcos’altro, inghiottendo e rigettando, in un ruminare continuo, uguale e diverso, ora impetuoso e irresistibile, ora cullante, ipnotico, dolce come un ultimo abbraccio.

E il Conte, Giacomo Koch, lo sa bene, con il tempo, complici anche un’incrollabile pazienza, la curiosità, la passione per gli scacchi e la predisposizione per le scienze, è venuto a patti: semplicemente, si accettano a vicenda, l’uno attorcigliato su se stesso, filo a piombo e matassa, l’altro un gatto di Schrödinger in gilet e accessori intonati.

A proposito di gatti: per fortuna (o per destino) che ci sono. Sono i gatti, con le loro sette vite e il carisma olimpico, a insegnare, perfino a un revenant, come stare al mondo, anche quando quel mondo, così come lo si ricorda, è già alle spalle, passato, mummificato, in polvere.

Giacomo può contare su Zibetto, una pantera in miniatura – o non proprio, visto che dalla punta del naso alla punta della coda supera il metro – con un caratterino che nemmeno i secoli possono smussare, occhi tra l’oro giallo e il rubino, zampe flessuose impreziosite da due fedi nuziali, zanne forti, un palato da rettile e un cuore antico e indomabile.

Insieme, accompagnati dal fedele e bellissimo Ion, valicano epoche e spazi, intercettando esistenze che faranno la Storia e altre che, dalla medesima, saranno travolte e insabbiate; vivono – verbo scelto non a caso – con intensità, attratti da tutto ciò che scorre, sangue, linfa, acqua, esistenze in rapido passaggio, forse appena più rassegnati, appena più lucidi.

Anche se ne hanno viste tante, però, lasciano uno spiraglio all’imprevisto, all’inconsueto, al sorprendente e nell’intimo, magari, ne godono: un tagliere d’ulivo che accende i sensi felini, il brulicare del quartiere, con i suoi personaggi piccoli sullo sfondo, ma giganti nella sensibilità, nell’empatia semplice (“la signora che imbottiva i cuscini e cuciva fodere” e che sente di aver quasi finito i giorni è epica), un incontro tanto atteso ma al cospetto del quale non si è mai abbastanza preparati. Del resto, che cos’è, l’imponderabile, l’eccezione, se non la conferma del fascino, della multiformità di ciò che respira, che vive?

Le città, la terra, le esperienze, gli esseri umani sono strati, infatti, e chi se ne ciba li assomma in sé, catalogati e ben distinti, facili da recuperare, da ricordare al momento opportuno.

E in Così per sempre l’accumulo sistematico, la catalogazione inevitabile, precisa e spontanea, la forma mentis vampirica, è tradotta in letteratura: un romanzo strutturato e pensato, organizzato in tanti quadri quante sono le memorie rievocate, gli avvenimenti che si succedono e si ripetono nell’arco di tempo preso in considerazione.

Quattrocentosessantaquattro pagine che potrebbero essere il doppio o la metà, senza comprometterne o mutarne la sostanza, il succo: quando hai così tanta strada dietro di te e ancora tanta davanti (ma una meta, una fine, ci sarà, prima o poi), possiedi anche uno sguardo allenato alle lunghe distanze, così aver salvato la vita di un bambino, conversato con un grande scienziato, un saggio o un passante, suscitato grandi amori, forti passioni e odi implacabili sono episodi dotati dello stesso peso specifico, tessere ugualmente necessarie di un grande mosaico, segni, incognite, variabili, cifre di una complessa e perfetta operazione matematica.

Allora Jung va a braccetto con una donna e le sue stagioni, gli zingari dell’antico est danzano tra gli aperitivi e i turisti di oggi, la laguna verde e blu si stempera nel fumo di Londra e viceversa: ogni elemento, ogni cosa resta nel sangue e viene serbata nella mente.

Per citare un altro film famoso, Dracula “è l’ultimo degli umanisti”: ama gli esseri umani e verso di loro tende con tutto se stesso, forse senza riuscire a raggiungerli mai, a convincerli di quanto sia preziosa e delicata la loro natura effimera. Di questo amore – gotico e sublime, moderno e arcaico, assoluto, celeste, infernale e terreno – è intriso l’intenso e inconsueto libro di Chiara Valerio; la passione (algebrica, tecnologica, artigiana) stilla da ogni rigo… e diventiamo un po’ vampiri anche noi, perché la suggiamo a nostra volta, mai sazi.

A cura di Francesca Mogavero

 

Chiara Valerio


Chiara Valerio, nata a Scauri nel 1978. Tra le sue pubblicazioni: A complicare le cose (Robin, 2003), La gioia piccola d’esser quasi salvi (nottetempo, 2009), Spiaggia libera tutti (Laterza, 2012). Per nottetempo ha tradotto e curato Flush (2012), Freshwater (2013), Tra un atto e l’altro (2015) di Virginia Woolf e Ti basta l’Atlantico? Lettere 1906-1931 (2021), carteggio tra Virginia Woolf e Lytton Strachey(tradotto con A. Giammei). Per Einaudi ha pubblicato Almanacco del giorno prima (2014), Storia umana della matematica (2016 e 2022), Il cuore non si vede (2019), La matematica è politica (2020), Nessuna scuola mi consola (2021) e Così per sempre (2022). È responsabile della narrativa italiana della casa editrice Marsilio e lavora a Rai Radio3. Collabora con la Repubblica, L’Espresso e Vanity Fair. Ha studiato e insegnato matematica per molti anni e ha un dottorato di ricerca in calcolo delle probabilità.

 

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