Cuneo rosso sangue




Recensione di Loredana Cescutti


 Autore: Irene Schiavetta

Editore: Frilli

Genere: Noir

Pagine: 224 p., R

Anno di pubblicazione: 2022

Sinossi. Armando Dalmasso è un giornalista free-lance che collabora con “La Stampa” di Cuneo. Inviato al Conservatorio “Ghedini” per assistere a un evento musicale, conosce la simpatica “vichinga” Fiona McQueen, un’esperta d’arte di origine italo-irlandese. Durante il concerto, la pianista all’improvviso cade a terra, colta da un malore. I due la soccorrono, ma alcuni segnali indicano chiaramente che è stata avvelenata. Difficile capire chi possa essere il responsabile, perché sono molti, dentro l’Istituto Musicale, ad avere motivi di risentimento nei confronti di quella “vecchia strega” …

Recensione

“Fare il giornalista non è un mestiere semplice.”

Armando Dalmasso, alla soglia dei quarant’anni, con l’eterna fidanzata allergica alla parola convivenza e figuriamoci a quella di matrimonio e, un lavoro funambolico fatto di noiosi articoli sulla vita locale, nulla di emozionante e motivante insomma, se lo ripeteva spesso questo mantralegato alle difficoltà della sua professione.

Certo, perché in una Cuneo, bella ma piccolina, paragonata alle grandi città, la cosa più emozionante che ci fosse a tenere alta l’attenzione cosa sarà mai stato, se non, alla peggio, una sagra, o i lavori del comune perennemente in ritardo oppure qualche lite fra vicini, sfociata in vera e propria rissa.

Diciamo che fino a poco tempo fa, questa vita lavorativa fin troppa tranquilla gli stava stretta, gli permetteva di guadagnarsi la pagnotta anche se, qualcosina, ammettiamolo, gli mancava.

Quel pizzico di poivre nella vita per cui, alzarsi ogni mattina avrebbe potuto essere più elettrizzante e stimolante, non gli sarebbe proprio dispiaciuto.

Ma se poi ti ritrovi di punto in bianco, perché costretto, in un sabato mattina nevoso dove l’unico tuo sogno era attardarti sotto alle coperte al calduccio, nel posto sbagliato al momento giustoaccanto ad una rossa fiammante e spumeggiante (che avete capito, non sto mica parlando di una Ferrari naturalmente!), beh, tutto potrebbe cambiare.

“… per un momento ebbe la sensazione di trovarsi dentro una scena di un film di 007.”

La protagonista del concerto, una pianista acclamata sulle scene ma, odiata nella vita di tutti i giorni, in un lampo stramazza a terra finendo all’ospedale e da lì, Dalmasso, verrà risucchiato dal vortice rosso che con irruenza lo coinvolgerà in una caccia all’indizio inarrestabile.

“… l’idea di aver assistito a quello che poteva essere un tentativo di omicidio, erano situazioni cui non era abituato…”

Insomma, la sua vita noiosa, fino a quel momento, fra l’indagine per l’avvelenamento e fra quella per un omicidio imprevisto, che aspettava da tanto, subirà un’accelerazione incontrollabile.

Finalmente si era verificato il caso di cronaca nera che da tempo aspettava: un morto ammazzato, spacciato per “incidente”…”

Il primo aspetto che mi ha colpito in questo romanzo è il modo.

Per l’esattezza il modo in cui è stato presentato a noi.

Si parte a leggere così, conoscendo Armando e il suo mondo realistico e disilluso sul fronte professionale, ma con certezze molto concrete composte da amici, pochi ma veri, con i quali ritrovarsi regolarmente per ridere e trascorrere qualche ora lieta, dall’eterna fidanzata allergica al sogno del focolare domestico ma estremamente gelosa e dal gatto di lei, ribattezzato dallo stesso Dalmasso John Topolini, accampato contro la “loro” volontà, poiché si detestano con educazione,dal giornalista ogni qualvolta la sua legittima proprietaria si reca in Francia per lavoro.

“… si rese conto una volta di più che il vero capitale di un essere umano erano gli amici e i conoscenti.”

La storia si evolverà in modo molto lineare fra pettegolezzi, dati di fatto, senza particolari wow finali nella risoluzione dei due casi di cui si occuperà Armando.

A colpire, sarà di più il perché di determinati gesti, piuttosto che il chi e il come e, tal perché, sarà comunque triste ma una volta di più, andrà a confermare come a muovere gli eventi criminosi più efferati, siano sempre i soldi e l’amore.

L’ordine decidetelo voi.

Sicuramente i personaggi sono risultati molto carismatici, uno per la sua spontanea imbranataggine e l’altra, per la sua esplosività coinvolgente.

La lettura risulta scorrevole, a tratti estremamente divertente e, non mancherà comunque un pizzico di quell’adrenalina che non fa mai male.

È un romanzo che vola veloce, al ritmo della cronaca, o se vogliamo alla velocità di Dalmasso e della rossa tutto pepe, che non si ferma mai, pur di arrivare alla verità, incurante di rischi e pericoli.

E chi l’ha detto che un giornalista di nera locale di un paese di provincia non possa correre rischi?

“… niente alla fine è come uno se l’immagina…”

Il finale ti lascia lì, a riflettere, sulle possibilità, sui sogni, su ciò che poteva essere, su ciò che forse sarà e più semplicemente, il romanzo si chiuderà fra le tue mani, così, come si è aperto, con la simpatia di un giornalista fuori dagli schemi, per la sua semplicità nel vivere e godersi il momento, così come viene, senza tanti grilli e senza tante illusioni.

Buona lettura!

Irene Schiavetta


musicista, vive a Savona e insegna presso il Conservatorio di Cuneo. Ha scritto commedie brillanti, racconti e libretti e ha collaborato con una importante casa editrice per opere di letteratura italiana. Ha scritto libri di didattica pianistica per le Edizioni Carisch e per le Edizioni Dantone. Ha pubblicato i romanzi Le tre signore (Coedit), L’occhio di Bubuz e La tabacchiera di Otto Schmitt (Il Ciliegio). Per Fratelli Frilli Editori, insieme a Fiorenza Giorgi, ha pubblicato: Delitto alla Cappella Sistina, Morte al Chiabrera, La sala nera, Omicidio in Darsena e Il mistero di San Giacomo.

 

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