Dante




Recensione di Salvatore Argiolas


Autore: Alessandro Barbero

Editore: Laterza

Genere: Biografia, saggio storico

Pagine: 368

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Alessandro Barbero ricostruisce in quest’opera la vita di Dante, il poeta creatore di un capolavoro immortale, ma anche un uomo del suo tempo, il Medioevo, di cui queste pagine racconteranno il mondo e i valori. L’autore segue Dante nella sua adolescenza di figlio di un usuario che sogna di appartenere al mondo dei nobili e dei letterati; nei corridoi oscuri della politica, dove gli ideali si infrangono davanti alla realtà meschina degli odi di partito e della corruzione dilagante; nei vagabondaggi dell’esiliato che scopre l’incredibile varietà dell’Italia del Trecento, fra metropoli commerciali e corti cavalleresche. Di Dante, proprio per la fama che lo accompagnava già in vita, sappiamo forse più cose che di qualunque altro uomo dell’epoca: ci ha lasciato la sua testimonianza personale su cosa significava, allora, essere un teen-ager innamorato, o su cosa si provava quando si saliva a cavallo per andare in battaglia. Ma il libro affronta anche le lacrime i silenzi che rendono incerta la ricostruzione di interi periodi della sia vita, presentando gli argomenti pro e contro le diverse ipotesi, e permettendo a chi legge di farsi una propria idea, come quando il lettore di un giallo è invitato a seguire il filo degli eventi e ad arrivare per proprio conto a una conclusione. Un ritratto scritto da un grande storico, meticoloso nella ricerca e nell’interpretazione delle fonti, attento a dare piena giustificazione di ogni affermazione e di ogni ipotesi; ma anche un’opera di straordinaria ricchezza stilistica, che si legge come un romanzo.

Recensione

In una sua celebre canzone Antonello Venditti ammetteva di non sapere “se Dante era un uomo libero, un fallito o un servo di partito” e forse non l’aiuterebbe a sciogliere il dubbio neanche “Dante”, il nuovo saggio di Alessandro Barbero.

In quest’ultima fatica il professore ha scelto di fondare la biografia del Sommo Poeta su basi esclusivamente storiche, sui documenti, sfrondando miti, leggende, superfetazioni critiche che nei secoli, ben sette dalla sua morte che si celebra nel 2021, si sono accumulate modellando un’immagine di Dante diversa dalla realtà storica.

Questo lavoro di ricerca e di selezione delle fonti porta Barbero a concludere che “come per tutto quel poco che sappiamo dalla sua vita, anche la data di morte di Dante è riferita da fonti contraddittorie” e la difficoltà di conoscere la sua vera vita è stata espressa visivamente nella copertina che mostra in un angolo solo la parte superiore del famoso ritratto di Dante dipinto da Sandro Botticelli.

Alessandro Barbero decidere di raccontare Dante cominciando dalla sua partecipazione alla battaglia di Campaldino del 1289 che fu un punto di svolta per l’affermazione della supremazia fiorentina in ambito toscano.

Essendo un episodio molto importante, sono tante le testimonianze che sono pervenute sino a noi e che certificano la presenza di Dante, e anche quella di Cecco Angiolieri, nel campo di battaglia e da piccoli indizi Barbero riesce a trarre numerosi dati che consentono di avere una conoscenza più sicura del grande poeta.

Dante, con tutte le cautele dovute ai tanti racconti molto fantasiosi, fu un uomo pienamente immerso nella tenzone politica del suo tempo e pagò a carissimo prezzo il suo impegno, dovendo arrivare a sapere come “sa di sale lo pane altrui” girando di gente in gente, esule e sotto la minaccia di una condanna a morte, sorte condivisa con un altro fiorentino illustre, Niccolò Machiavelli che quasi 200 anni dopo seguì lo stesso destino.

Anche se Foscolo lo chiamò “Ghibellin fuggiasco” Dante parteggiò per i guelfi di parte bianca, i grandi perdenti dell’accanita lotta politica che straziò Firenze in quel periodo di grandi tumulti.

I due schieramenti dei guelfi e ghibellini facevano riferimento alle lotte che in Germania avevano contrapposto gli svevi Hohenstaufen, signori di Weibling (ghibellini), ai discendenti di Guelfo, duca di Baviera, (guelfi).

I Germania i ghibellini erano rigidi difensori dell’indipendenza nazionale contro le ingerenze papali mentre i guelfi guardavano a Roma con una certa indulgenza.

In Italia e in particolare a Firenze queste caratteristiche furono influenzate dalle politiche locali e risentirono di interessi sociali e politici di notevole importanza ma generalmente i guelfi si aspettavano un aiuto dal Papa mentre il ghibellini lo attendevano dall’imperatore.

Le cose si complicano col tempo perché il campo guelfo che si divide in Neri, i duri e puri e Bianchi più concilianti e dialoganti con l’Impero.

Essendo Firenze una città di banchieri e mercanti molto interessati ad avere buoni rapporti economici con il Papa, i guelfi neri ebbero il sopravvento e cacciarono i bianchi con l’aiuto di Carlo di Valois nel 1301.

Dante era a Roma in quel periodo e da quel momento cominciò l’esilio che gli impedì di tornare nella sua città natale e lo portò a girare diverse località italiane sino alla morte avvenuta a Ravenna.

Barbero scandaglia e filtra questi avvenimenti con la sua consueta sapienza e con una certa malizia bacchetta i dantisti che validi nel campo letterario, non lo sono altrettanto dal punto di vista storico creando equivoci ed errori interpretativi come nel caso dei feditori che “i dantisti, ignari di come si combattesse davvero una battaglia medievale, hanno per lo più immaginato che fossero una specie di cavalleria leggera, incaricata di aprire il combattimento con schermaglie; si tratta di una fantasia del tutto fuorviante.”

In questa biografia corredata da un apparato di note e da una bibliografia imponenti, Barbero non sconfina nel campo dei critici letterari, anche se ne avrebbe piena competenza come dimostra in una mirabile conferenza visibile su youTube, ma utilizza i passaggi tratti dalle opere dantesche e in particolare dalla “Commedia” per decifrarne i rimandi, le allusioni e i richiami col fine di strutturare una cronologia corrispondente alla verità storica anche se spesso Dante modifica date e avvenimenti per motivi poetici.

 

 

Alessandro Barbero


Scrittore e storico italiano. Laureato in Storia Medioevale con Giovanni Tabacco, nel 1981, ha poi perfezionato i suoi studi alla Scuola Normale di Pisa sino al 1984. Ricercatore universitario dal 1984, diventa professore associato all’Università del Piemonte Orientale a Vercelli nel 1998, dove insegna Storia Medievale. Ha pubblicato romanzi e molti saggi di storia non solo medievale. Con il romanzo d’esordio, Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle gentiluomo, ha vinto il Premio Strega nel 1996. Collabora con La Stampa e Tuttolibri, con la rivista “Medioevo”, e con i programmi televisivi (“Superquark”) e radiofonici (“Alle otto della sera”) della RAI. Tra i suoi impegni si conta anche la direzione della “Storia d’Europa e del Mediterraneo” della Salerno Editrice. Tra i suoi titoli più recenti ricordiamo: Lepanto. La battaglia dei tre imperi (Laterza 2010), Il divano di Istanbul (Sellerio 2011), I prigionieri dei Savoia (Laterza 2012), Le ateniesi (Mondadori)

 

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