Delitto ad arte




Recensione di Sabrina De Bastiani


Autore: Sara Kim Fattorini

Editore: SEM

Genere: noir

Pagine: 236 p.

Anno di pubblicazione: 2018

Sinossi. Al ritorno da un viaggio di lavoro in Brasile, David Fairchild, facoltoso uomo d’affari e grande collezionista d’arte, trova sua moglie Eleonora morta nella loro elegante residenza milanese, dov’è custodita la parte più preziosa della loro straordinaria raccolta. Il cadavere della donna è disposto in modo molto originale: fissato al pavimento con un robusto nastro adesivo, ricorda una celeberrima performance di Maurizio Cattelan. Sotto shock, oltre a denunciare l’accaduto alla polizia, Fairchild chiede al detective privato Guglielmo Corna di indagare sull’accaduto in parallelo alle forze dell’ordine. Dopo “La chimica dell’acqua”, Sara Kim Fattorini torna al giallo e al suo investigatore, il solido e acuto Guglielmo Corna. Questa volta il caso è ambientato tra Milano e Miami, nel mondo sfavillante dell’arte contemporanea, all’interno della sua élite inaccessibile, dove circolano molti soldi e molti vizi, e dove ciò che appare non è sempre come sembra.

Recensione

La prima evidenza è che Sara Kim Fattorini sta alla scrittura come Audrey Hepburn sta al cinema, e parlo in termini di classe, stile, eleganza innata e mai algida.

La seconda è che  Delitto ad arte è il suo Colazione da Tiffany.

Un romanzo, infatti, sfaccettato come un diamante, nel pieno senso di questa analogia, e altrettanto valevole.

Il contesto nel quale si sviluppa la storia e si muovono ed interagiscono I personaggi, è quello elitario e patinato dei collezionisti d’arte. Grazie ai fortunati “Il cacciatore di teste” di Jo Nesbo e la trilogia di Lisa Hilton da “Maestra” in poi, sappiamo essere questa un’ambientazione gradita ed accattivante, che, grazie alla propria originale verve ed al brillante talento descrittivo, Fattorini riesce a rendere particolarmente intrigante anche per chi è a digiuno o quasi di arte contemporanea, come l’investigatore Guglielmo Corna, alla seconda avventura da protagonista dopo il fortunato “La chimica dell’acqua”.

Tramite le domande, le perplessità e le conferme che Corna elabora investigando ed interrogando galleristi, collezionisti ed artisti, il lettore quasi senza accorgersene si trova immerso in quadri e sculture con naturalezza e spontaneità, in maniera fluida e mai didascalica; coadiuvato, in questa immersione sensoriale che si fa totale, dalla tela tessuta dalla cifra stilistica dell’Autrice, che dissemina il romanzo di suggestioni efficacissime e di grande effetto, descrizioni dove il confine tra parola e immagine si annulla

Guglielmo si era affacciato alla scala che dall’alto appariva come una perfetta spirale nera, con gradini in legno, che si avvoltolava su se stessa eterea come un segnale di fumo.

Ma perchè Guglielmo Corna si ritrova in questo mondo, che da Milano, fulcro ed epicentro della storia, lo porter finanche a Miami?

Ci si ritrova perchè c’è un delitto.

Quello di Eleonora Fairchild, uno sguardo che interrogava il mondo e si faceva interrogare senza dare risposte, donna enigmatica, appassio-ossessionata collezionista d’arte, trovata assassinata nel suo appartamento con una modalità che richiama un’installazione artistica del maestro Cattelan.

Perse conoscenza.

E l’ultimo suo pensiero non fu rivolto al suo fedele e dolcissimo marito.

E c’è chi lo chiama per indagare,appunto il fedele, dolcissimo e anziano marito della vittima, David Fairchild,

Osservando con attenzione Fairchild, a Corna parve di cogliere nella fitta trama di rughe del suo volto un motivo uguale a quello che il nastro disegnava sul corpo di sua moglie

conscio che l’assassino appartenga alla ristretta cerchia del milieu degli intenditori d’arte, un piccolo mondo nel quale ci si conosce tutti, che è come dire nel quale nessuno conosce nessuno. E conscio che la patina luccicante che come una polverina magica sembra avvolgere tutti, non sia poi così difficile da soffiare via.

(…) quel mondo era diventato un bosco coperto di neve e pieno di lupi

Rivelare?

Sì. A tempo debito.

Movente, modi e colpevole. Un plot giallo dove nulla è lasciato al caso, teso, rigoroso e sorprendente, dove ogni elemento, anche se apparentemente secondario, trova giustificazione e funzione strutturale.

Svelare?

Doppiamente sì.

Ed è proprio nello svelare, e nel come lo fa, che Sara Kim Fattorini, imprime un ulteriore valore aggiunto al suo romanzo. Nello svelarsi progressivo di ognuno dei personaggi, che l’autrice attua attraverso una sorta di montaggio alternato, il lettore scopre via via la differenza tra una maschera indossata in pubblico e la nudità di quando si è soli con se stessi, o perlomeno si pensa di esserlo.

Ogni personaggio ha un suo ruolo “pubblico” e un codice di comportamento che lo fa sentire accettato e con il quale si presenta, con la naturalezza e convinzione di chi da tanto ormai indossa una maschera che non si accorge più di averla addosso.

Camaleonti contestuali e ambientali

A Milano il lusso e la ricchezza erano come sussurrati, qui decisamente esibiti.

David, in America, dichiarava a gran voce di essere milionario.

Come un’opera d’arte che viene studiatamente esposta alla luce più adatta, all’angolazione più idonea a far sì che si mostri al meglio, così pure mette in scena i suoi personaggi la talentuosa e arguta Fattorini, giocandogli però il tiro di svelarne la vera natura, come un esperto d’arte che con la sua expertise riesca a dimostrare come un quadro considerato capolavoro, a conti fatti possa rivelarsi una crosta.

Su tutto questo lo sguardo attento e disincantato,ma non amaro e vinto, di Guglielmo Corna, investigatore empatico e razionale. Delicato nel trattare casi e persone, determinato a chiudere i primi e a comprendere i secondi.

Sara Kim Fattorini


Sara Kim Fattorini è nata a Seul, in Corea del Sud, nel 1972. Adottata da una famiglia milanese, è cresciuta nel capoluogo lombardo. La chimica dell’acqua, il suo primo romanzo, è stato pubblicato da SEM nel 2017, poi riproposto da Feltrinelli in edizione tascabile.

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