Delitto d’inverno




 

Recensione di Marina Morassut


Autore: John Banville

Traduzione: Irene Abigail Piccinini

Editore: Ugo Guanda Editore

Genere: narrativa gialla

Pagine:  336

Anno di pubblicazione: 2021

Sinossi. 1957, contea di Wexford, Irlanda. In una fredda notte d’inverno, nella biblioteca di Ballyglass House, elegante residenza degli Osborne – famiglia protestante molto in vista – viene scoperto il cadavere di un prete cattolico ucciso da una pugnalata alla gola. Chi può aver colpito padre Thomas Lawless, un uomo benvoluto da tutti? Dalla capitale arriva per indagare l’ispettore Strafford, anch’egli di famiglia protestante, un’eccezione in polizia. A Dublino il sovrintendente Hackett è molto preoccupato; l’arcivescovo McQuaid esercita infatti pressioni non troppo velate per insabbiare il caso: i preti irlandesi non muoiono di morte violenta. Mentre la neve continua a cadere implacabile, Strafford si trova da solo a indagare in un ambiente ostile, dove tutti sembrano avere qualcosa da nascondere e forse, più degli altri, proprio la vittima…

Recensione

Il dolore. Un dolore che arriva da lontano ma che è ancora lancinante in questa terra martoriata che è l’Irlanda e che sarà la corrente sotterranea che percorre lo scheletro di tutto il romanzo.

Un dolore feroce e violento fino alla fine e che non porta a niente che l’uomo possa cambiare. Tutto è già predestinato e le cose andranno come è scritto che debbano andare. Per gli uomini, ma soprattutto per le donne, in questa Irlanda del 1957.

Nessuno potrà scappare al suo destino, che sia uno stalliere, un signorotto di campagna o un trentacinquenne ispettore di polizia di Dublino, a cui dicono sempre, forse intendendolo come complimento, che non assomiglia ad un poliziotto irlandese, e che ancora si chiede se intraprendere la carriera dell’avvocatura, come avrebbe voluto il padre, avrebbe cambiato qualcosa nella sua vita.

Ed ecco l’angosciante sensazione di essere uno dei tanti cavalieri erranti su questa terra, con l’armatura non più lucida, ma che continua a battersi per… cosa? Giustizia? Verità?

Ed in questo sì, quantomeno nella ricerca della verità nonostante tutto, che questo noir di Banville può essere accostato al Chandler americano e al Simenon francese.

E se Chandler ci racconta la violenta Los Angeles degli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso, e Simenon la sua Francia soprattutto con Maigret e la “borghesizzazione” del genere giallo, Banville mette in piazza la sua Irlanda tutta, non nascondendo gli scandali più tragici del dopoguerra, non dimenticandosi di tirare in ballo gli uomini della Chiesa, corrotti e corruttori, i bambini innocenti e depredati della propria fanciullezza ed innocenza e le donne, misconosciuti esseri, importanti quanto la mobilia di casa, che ancora dopo la 1a Guerra Mondiale dipendevano in tutto e per tutto dall’uomo di famiglia. O la faida tra protestanti e cattolici.

Delicato eppur incisivo, senza nessuno spreco di parole e nello stesso tempo senza lesinare amore per la propria terra natia anche quando porta alla luce lo sporco, che sia della millenaria Chiesa o più semplicemente insito nell’essere umano, con una vena particolarmente ricca nel descrivere l’inverno, la fauna ed il paesaggio del sud-est dell’Irlanda, dove ambienta il suo romanzo, vicino alla natia Wexford.

Un giallo ben calibrato, con un ispettore di polizia di Dublino, St. John Strafford, che vorremmo inaugurasse una serie, tanto è perfettamente in equilibrio tutta la struttura del romanzo giallo / poliziesco, con annesse stupende descrizioni paesaggistiche, tradizioni contadine irlandesi, dove non mancano screzi tra signorotti di campagna e rozzi campagnoli.

Il dramma è dappertutto in questo nuovo romanzo di Banville. Ci appare dapprima nella magione del signorotto del luogo, il colonnello Osborne, dove è avvenuto l’assassinio del parroco, Padre Lawless, o più semplicemente Padre Tom. Assassinato alle prime luci dell’alba. Pugnalato.

Il colonnello invita l’ispettore ad interrogare il non lontano campo di zingari, senza aver ancora capito che non c’è stato scasso, nessuno è entrato dall’esterno.

Un parroco all’apparenza molto amato, cattolico, ammazzato in casa di una famiglia protestante molto in vista. La Chiesa non vuole pubblicità. La polizia di Dublino, invitata ad intervenire vista l’importanza del caso, sembra doversi piegare alle ragioni di prudenza e al volere delle più alte sfere.                                                                                                 E in tutto questo, forse l’unico che vuole scoprire e rendere pubblica la verità è l’ispettore Strafford, che ha un passato che ultimamente viene a galla come un rigurgito acido, stimolato anche dalla similare condizione economico-sociale del colonnello Osborne.

La matassa da sbrogliare è intricata e l’ispettore sente di essere stato abbandonato dal suo superiore in questo sperduto villaggio, nel pieno del periodo natalizio e nel bel mezzo di bufere di neve e ghiaccio, e che la sua tecnica investigativa, in un caso come questo, non porterà a capire la causa scatenante che ha portatoall’omicidio di un parroco, nonostante l’intelligente lavoro messo in atto dall’ispettore, che disvelerà un po’alla volta gli incastri e le relazioni interpersonali che corrono sotterranee in questo piccolo villaggio irlandese dove tutti si conoscono e dove il male, nonostante tutto, ha continuato ad albergare senza che il vivere quotidiano ne fosse realmente coinvolto e consapevole. Almeno fino all’omicidio.

Le chiacchere con i probabili protagonisti della vicenda, l’empatia per le vicende personali e perfino la comprensione del tutto sembra sfuggire all’ispettore, mentre l’assassino è pronto a colpire ancora, pur di nascondere il suo segreto.

In questo romanzo Banville accenna anche al suo anatomopatologo Quirke, protagonista di una serie di stupendi romanzi pubblicati con lo pseudonimo di Benjamin Black, quando l’ispettore Strefford chiede che ad analizzare il corpo del defunto parroco sia proprio Quirke, che però al momento è in vacanza. Peccato. Un’occasione mancata per far incontrare in un unico romanzo questi due uomini tormentati e amareggiati E speriamo che questo suggerimento giunga fino a Banville e che questo grande scrittore irlandese possa fare presto questo regalo ai suoi lettori.

 

A cura di Marina Morassut

libroperamico.blogspot.it

 

John Banville


John Banville è nato a Wexford, in Irlanda, nel 1945.Banville è conosciuto per la sua prosa precisa e fredda, caratterizzata da un’inventiva Nabokoviana, e per l’umorismo nero del suo spesso malizioso narratore. Scrive nel «The New York Review of Books» fin dal 1990. Nel catalogo Guanda sono presenti: La spiegazione dei fatti, La notte di Keplero, Atena, L’intoccabile, Eclisse, L’invenzione del passato, Ritratti di Praga, Il mare (vincitore del Booker Prize 2005), Isola con fantasmi, La lettera di Newton, Teoria degli infiniti, Un giorno d’estate, Il buon informatore, Una educazione amorosa, False piste, La musica segreta, La chitarra blu, Il cerchio si chiude e, della serie dedicata all’anatomopatologo Quirke Dove è sempre notte, Un favore personale, Congetture su April e Delitto d’inverno. Ha anche scritto, sotto lo pseudonimo di Benjamin Black, La bionda dagli occhi neri. Tra i numerosi riconoscimenti, ha ricevuto anche il Premio internazionale Nonino nel 2003 e il Premio Principe delle Asturie per la Letteratura nel 2014.

 

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