Di morte e d’amore




La prima indagine di Fortunata, tanatoesteta


Recensione di Antonella Bagorda


Autore: Stefania Crepaldi

Editore: Io Scrittore

Genere: giallo

Pagine: 197

Anno di pubblicazione: marzo 2022

Sinossi. La prima indagine di Fortunata, tanatoesteta, apprendista pasticciera, investigatrice suo malgrado. Le mani di Fortunata sono magiche. Sanno prendersi cura di uomini e donne, con dolcezza e premura. Lavano, vestono, abbelliscono e rasserenano, passano delicate sulla pelle e sul viso. C’è solo un problema: i corpi cui Fortunata provvede sono quelli dei defunti. Lei è infatti l’ultima discendente di una stirpe di becchini, la più antica di Chioggia. E suo padre, un uomo congelato nel dolore per la morte della moglie, vorrebbe che lei ereditasse l’impresa di famiglia. Per questo Fortunata è fin dall’adolescenza vittima dell’ignoranza e della superstizione dei suoi paesani. Il suo sogno sarebbe quello di diventare pasticciera, e mettere le sue mani così abili al servizio della gioia e della festa e non del lutto. L’occasione le si presenta quando viene assunta per uno stage nel catering dei fratelli Mengolin, famosi ristoratori veneziani. Per Fortunata potrebbe iniziare una nuova vita, ma il primo giorno di lavoro, durante lo sfarzoso matrimonio della figlia della famiglia Boscolo, il padre della sposa muore in circostanze poco chiare, e i sospetti sembrano convergere proprio sulla giovane tanatoesteta. Così Fortunata, per salvarsi, dovrà improvvisarsi investigatrice. E nel suo cammino così difficile il destino le offrirà uno strano alleato, un uomo misterioso quanto affascinante… Un romanzo giallo che intreccia sorrisi e dolori, con una protagonista piena di voglia di vivere e di amare che fa i conti con la malvagità e l’avidità del mondo, sullo sfondo magico di Chioggia, città magnifica che a volte sembra vivere di vita propria.

Recensione


Partiamo da un presupposto, e cioè che questa recensione potrebbe imboccare due strade molto differenti tra loro: una che porterebbe a recensire un romanzo giallo, ma è una strada dissestata e tanto difficoltosa da percorrere, e un’altra che porterebbe dritti dritti verso una destinazioneromance, che è la strada che a conti fatti sembra quella più giusta per inquadrare questo romanzo.

C’è il giallo? Sì. Ma non abbastanza.

C’è il romance? Sì. Tanto romance. Troppo romance. E dico troppo solo perché questo romanzo viene presentato come giallo.

Ma recuperiamo l’ordine.

Fortunata è una tanatoesteta poco più che ventenne che odia il suo lavoro e tutto ciò che lo riguarda, scongiuri e malelingue in primis, e che sogna di diventare pasticciera. L’obiettivo della sua vita parrebbe essere quello di riuscire a lavorare per i fratelli Mengolin, famosi ristoratori veneziani che si occupano di ricevimenti di gran lusso. E Fortunata ci riesce. Riesce a farsi convocare per una prova sul campo in occasione del matrimonio di una conosciutissima famiglia veneziana.

Durante il ricevimento, però, accade una tragedia: il padre della sposa muore all’improvviso tra la folla. Non sembra essere una morte naturale e Fortunata perde l’occasione di starsene all’ombra, com’è abituata a fare da una vita, e decide di esporsi avvicinandosi al corpo. Questo errore le costerà caro, e da tanatoesteta con il sogno della pasticceria si ritroverà a essere un’investigatrice improvvisata. Sarà così costretta a collaborare, fianco a fianco, con un uomo strano, sfuggente, affascinante; un uomo che le farà perdere la pazienza ma che potrebbe anche farle tremare il cuore.

Fortunata è un personaggio originale, e questo non è assolutamente da mettere in dubbio. È una ragazza che ha a che fare tutti i giorni con la morte, da quando è nata, e il cui padre sembra avere già chiaro il suo futuro; è convinto che sarà proprio sua figlia a prendere le redini dell’attività di famiglia e a portarla avanti per altre generazioni. Ma Fortunata è stanca di vivere nell’ombra, nascosta nei suoi tutoni neri e sotto i suoi cappellini da baseball, per evitare che l’ignoranza popolare la calpesti sotto le sue suole fatte di superstizione e preconcetti; per questo prende coraggio e decide di andare contro le certezze del padre e di tentare di costruirsi il futuro che davvero desidera, lontano da morte e lacrime.

La trama di questo romanzo è fortemente gialla. Sprizza giallo da tutti i pori. Lo sviluppo, però, non mantiene le promesse.

Il caso da seguire c’è ed è anche abbastanza intricato, ma l’autrice accende i riflettori più sui sentimenti della protagonista, sulle sue delusioni, sulla sua rabbia, sulle sue debolezze, sulle sue cotte sentimentali che sull’indagine in sé.

Se dovessi fare un paragone direi che la scrittura della Crepaldi segue molto la linea dei romanzi della Gazzola. Entrambe presentano come gialle delle storie che in fondo lo sono, ma prima di essere considerate tali appartengono a un genere rosa tendente al romanzo di formazione.

Quindi, tornando a noi, Stefania Crepaldi scrive un romanzo leggero, leggibile da chiunque, senza particolari picchi di tensione e con una bella protagonista che potrebbe diventare senza alcuna difficoltà un personaggio seriale. E il finale aperto, per fortuna non troppo aperto, lascia intuire una concreta intenzione di riproporre ancora ai lettori questa buffa e coraggiosa tanatoesteta.

Al di là dei dubbi sul genere in cui inserire questo romanzo, c’è uno scoglio contro cui ho sbattuto e che mi ha fatto tanto male: la scelta di far parlare la città di Chioggia. L’autrice ha deciso di sfondare con prepotenza la quarta parete e di lasciare che Chioggia parli col lettore, gli dia consigli su cosa guardare, dove guardare, chi seguire, a cosa stare attento, consigli che a volte sembrano quasi degli ordini. Purtroppo non ho gradito il gioco. I capitoli in cui è la città a parlare vanno a sostituire una narrazione onnisciente che avrebbe dovuto portare la nostra attenzione su situazioni che Fortunata non può raccontarci, perché non le vede, non le conosce. E l’idea di far parlare la città avrebbe anche potuto funzionare, si tratta di una scelta originale e simpatica, ma il linguaggio che è stato scelto di affidarle non mi ha convinto. Come non mi ha convinto il fatto che Chioggia riesca a dirmi anche ciò che succede per le strade di Venezia; lì il gioco si è definitivamente rivelato un flop. Peccato.

Per il resto si tratta di un libro pulito, scorrevole, di una storia ben studiata e originale, soprattutto ben scritta.

Ricordiamo che si tratta dell’esordio di una bravissima editor, con un romanzo arrivato nei primi dieci posti del concorso letterario Io Scrittore 2020. Una professionista dell’editing che ha avuto il coraggio di passare dall’altro lato della barricata e di lanciarsi anche lei in pasto ai lettori. Per questo le faccio il mio più grande in bocca al lupo e resto in attesa delle sue prossime mosse.

Ah, quasi dimenticavo il domandone finale.

Consiglio la lettura di questo romanzo? Se non siete in cerca di un giallo carico di tensione e colpi di scena, sì. È una storia piacevole che si legge con leggerezza e fluidità

Stefania Crepaldi


è nata ad Adria nel 1987. La sua forte passione per la lettura l’ha portata a trasformare in pochi anni il suo blog in un vero progetto imprenditoriale. Oggi dirige l’agenzia editoriale Editor Romanzi, dove lavora come chief editor di narrativa e consulente editoriale. Collabora con numerosi autori, molti dei quali pubblicano con importanti case editrici italiane o hanno raggiunto importanti traguardi con il self publishing. È autrice del manuale “Lezioni di narrativa. Regole e tecniche per scrivere un romanzo” (Dino Audino Editore, 2021). Nel 2020 è arrivata tra i primi dieci al torneo letterario IoScrittore (Gruppo GeMS).

 

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