E’ stato breve




Recensione di Mirella Facchetti


Autore: Elena Mearini

Editore: Cairo

Genere: narrativa

Pagine: 208 nella versione a stampa

Anno di pubblicazione: 2017

Cesare Forti, cinquant’anni, ha ottenuto tutto il meglio dalla vita. Ha una famiglia felice, una posizione sociale invidiabile, tante persone attorno che in lui ritrovano l’uomo ideale. Ma questa favola positiva nasconde una realtà individuale assai diversa. Cesare non è l’uomo che appare, lui è altro dalla compiutezza, altro dalla forza. Saranno una donna e un ragazzino a rivelare la sua natura. Saranno una morte prima e un ricatto poi a porre il protagonista con le spalle al muro, faccia contro la verità. Cadono le maschere, e Cesare per la prima volta incontra il proprio volto. Quello vero, nudo, che non lascia via di fuga. Un uomo a metà, un padre interrotto.

RECENSIONE


È un romanzo duro, complesso, che parla di tradimento, non (solo) del tradimento tra marito e moglie, ma anche, soprattutto, del tradimento di valori.
Il tradimento di un padre che vincola il figlio e lo fa crescere lungo binari prestabiliti, binari che porteranno Cesare (il protagonista) ad una vita finta, riempita di maschere, finzioni e orpelli necessari per tenere lontana la realtà.

Il tradimento nei confronti di una figlia che non vuole altro che l’amore del padre, ma soprattutto il tradimento nei confronti di se stessi. Si tradisce se stessi nel momento in cui si vive una vita seguendo un percorso prestabilito, deciso da altri, senza avere la forza e il coraggio di cambiare, fare le proprie scelte.

È un viaggio nella coscienza di un uomo, è una storia di rinascita, che arriva però senza sconti, senza lieto fine, in modo duro e vero.

È l’incontro con personaggi oppressi dalla solitudine, quella solitudine figlia, a volte, dell’incapacità di trovare un proprio posto nel mondo, che affonda le sue radici fin nell’infanzia

Da ragazzino… avrei voluto appartenere a una delle due squadre, anch’io giocatore tra due porte improvvisate con legni di fortuna. Lo avrei fatto, se non fosse stato per la paura di sbagliare un tiro, mancare il goal, mostrare un talento da riserva anziché da campione. Ci vuole coraggio, per affrontare il rischio della panchina. Il mio, non ho saputo trovarlo, e ancora oggi resta un oggetto smarrito”.

Bellissimo poi, il rapporto che si instaura tra il protagonista e il ragazzino/ricattatore che chiede, semplicemente, di essere amato da un padre, e poetico il modo di descrivere il senso di solitudine, il bisogno di essere amati, attraverso il ricordo, da parte del protagonista, dell’abbandono di un orso di peluche.

La scrittura traboccante di metafore in alcuni punti è veramente poetica.

Ecco, chi ho cercato di essere, l’amato per forza, una specie condannata a tradirsi. Per restare fedeli a se stessi bisogna rinunciare al consenso unanime, aderire a crepe, spacchi, imperfezioni che in pochi sosterrebbero. Se mostrassi i miei angoli sbeccati, nessuna mano vorrebbe più toccarmi. Ci sarebbe la paura di farsi male, un dito ferito, il taglio che brucia”.

È un miscuglio tra una realtà-finta e una finzione che si mostra più reale della vita vissuta fino a quel momento dal protagonista. È la necessità di abbandonare la menzogna nella quale ci si è barricati per vivere una vita Vera. È uno scoprire sentimenti reali grazie alla finzione (bellissimo il passaggio della partita di tennis in cui Cesare sente il dolore e la fatica del ragazzo che sta giocando e si rende conto di provare, per la prima volta, quello che dovrebbe provare un padre).

Non è assolutamente un romanzo semplice, entra dentro, la storia ha bisogno di sedimentare e la narrazione in prima persona avvolge il lettore e trasmette in modo forte il senso di smarrimento e di oppressione del protagonista.
Come detto, è un viaggio – nei pensieri, nei timori, nelle recriminazioni (contro se stesso) -, un viaggio duro, forte, ma che come ogni viaggio, alla fine, ti regala qualcosa.

Elena Mearini


Si occupa di narrativa e poesia, conduce laboratori di scrittura in comunità e centri di riabilitazione psichiatrica. Nel 2009 esce il suo primo romanzo Trecentosessanta gradi di rabbia, (Excelsior 1881) con cui vince il premio giovani lettori “Gaia di Manici-Proietti”; nel 2011 pubblica Undicesimo comandamento (Perdisa pop) con cui vince il premio Speciale UNICAM – Università di Camerino e il premio giovani lettori “Gaia di Manici-Proietti”. Nel 2015 pubblica il romanzo A testa in giù (Morellini editore) e firma due raccolte di poesie: Dilemma di una bottiglia (Forme Libere editore) e Per silenzio e voce (Marco Saya editore). Nel 2016 esce Bianca da morire (Cairo Editore).