Elegante da morire




Renata Molho


DETTAGLI:

Editore: Baldini+Castoldi

Genere: Noir

Pagine: 192

Anno edizione: 2024

Sinossi. Milano, sbadata e rampante. Giorni nostri. Un cadavere giace nella toilette di un noto ristorante. L’acqua del rubinetto corre, il rotolo di carta igienica pure, e lo stiletto di una décolleté griffata affonda nel corpo esanime dell’illustre defunta. Lei, Madame Jesais Tout, ma all’anagrafe Gaetana Pizzuto; lei, direttrice onnipotente di una patinata rivista di moda, che decide ascese e cadute con un cenno del capo; lei, che «un tempo era buona, ma poi ha dimenticato tutto»; ebbene, lei ora viene avvolta in un tappeto afghano e chiusa nel freezer, per occultarne l’omicidio prima che la gente mormori. E quando Ignazio Scognamiglio, ispettore sgualcito e incline alla disfatta, sarà assoldato sottotraccia alla ricerca di colpevoli e moventi (a profusione), in passerella sfileranno rivalità antiche e figli rinnegati, portinaie chiromanti e parvenu dell’haute couture, fenomenologie del merletto e vendette servite gelide. Intessendo un noir che è anche satira tagliente, l’autrice realizza un affresco ironico e corale, quello della moda tutta brillio ma con i suoi chiaroscuri – lì dove «è tutto falso, la fantasia è altrove» – qui restituita con spensierata, ma a tratti tenera, efferatezza. Come si dice, «Adoro!»

 Recensione di Francesca Mogavero


È l’haute couture, bellezza! 

Qui i mortali diventano dei e alla stessa velocità precipitano nel Tartaro della dimenticanza e dello stigma sociale. Bastano una parola di troppo e uno schiocco di dita – con le unghie rosso Chanel od ovunque ci porti l’armocromia.

Qui tutto è permesso, a patto di non interrogarsi troppo né lasciarsi smuovere dalle emozioni, ché, si sa, ridere e piangere è roba da povery e poi tocca passare sotto i ferri del chirurgo plastico per cancellarne i segni. Ed “è tutto falso, la fantasia è altrove”.

Ambizione, ambizione e nessuno spiraglio per un moto di sincera felicità, di debolezza, di odio dichiarato e tradotto in azione. O forse sì?

Jesais Tout giace tra gli stucchi e gli ori del ristorante più à la page, ma anche la sua morte – il sangue che fa pendant con il colore dei capelli, il rotolo della carta igienica e l’acqua del rubinetto che continuano a scorrere incuranti, inesorabili come i tempi di una rivista, come le tendenze – sembra un’installazione d’arte contemporanea, tanto all’avanguardia e audace quanto priva di spiegazioni.

È il fatto, è la forma a contare. E la postura, la rifrazione della luce sullo stiletto firmato, lo sguardo congelato in un ultimo flash che trasuda glamour e botulino.

Jesais Tout è morta, è stata assassinata, ma c’è un momento per tutto, per la nuova stagione e per le indagini, per le lacrime artificiali e un nuovo corso delle cose, per i toni pastello e i cadaveri eccellenti. Anche tirare le cuoia – sempre con eleganza, si badi – è infatti un evento, una circostanza tutt’altro che casuale, semmai un party esclusivo per pochi eletti, schedulato con cura. Mica si fa così su due piedi, improvvisando.

Così, la cara salma è arrotolata a mo’ di involtino primavera-estate in un tappeto afghano e stipata nel “freezer numero 13”, in attesa, e il caso è affidato al detective privato Ignazio Scognamiglio – l’ufficialità, a volte, è tanto chiassosa e volgare!

Un pesce che fuor d’acqua più di così non si potrebbe, volenteroso e disperato, stazzonato e sul lastrico, infima pedina di un universo parallelo popolato di lurex e seta, santoni e insospettabili confidenti, scrittori a tavolino e ciarlatani per vocazione, sogni soffocati dal cinismo per sopravvivere e traguardi sempre lì lì per sfumare, rapporti traballanti e reciproci favori profumati di minacce.

Chi ha ucciso l’editrice della rivista Cloud, la zarina da cui dipendono le sorti di stilisti, creativi, tessuti e accessori? E perché?

Ma soprattutto, è davvero necessario saperlo? È più importante far luce sul mistero o servirlo sul vassoio giusto, alla temperatura ottimale e con un adeguato contorno?

Con lo sguardo e la penna sartoriale di chi sa, vede e registra con stile, in Elegante da morire, Renata Molho mette in scena, con grottesco e divertito realismo, una corte di assurdi personaggi credibili e un vortice di situazioni verosimilmente stravaganti, regalandoci un delizioso noir pungente come un maglioncino sintetico, ma sofisticato e forte come un power suit di Armani… che non passa mai di moda.

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Renata Molho


è giornalista e saggista. Critica del costume e della moda per il quotidiano Il Sole 24 Ore, dal 1991 al gennaio 2012. Ha tenuto diversi corsi di giornalismo di moda (IULM, IED, Università di Urbino). È stata caporedattore di L’Uomo Vogue e editor at large di L’Uomo Vogue, Vogue Italia e Casa Vogue. È autrice della prima e unica biografia dello stilista Giorgio Armani, Essere Armani, edita da Baldini+Castoldi nel 2015 e tradotta in dieci lingue, e delle monografie 21 Costume National (2007) ed Etro (2014).

A cura di Francesca Mogavero

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