Esistenze dondolanti




Sinossi. Partendo da un mondo distorto, fatto di radici oscure, generato dalle proiezioni dei presagi e dei terrori che sfuggono alle menti dei protagonisti, gli orrori divengono tangibili, anche se sotto forma di presenze indefinibili, seppur dedotte da un mondo infestato dall’ignoto. Tuttavia, le paure peggiori divengono estensione di noi stessi che le amplifichiamo, ombre esterne proiettate dalla nostra stessa bestialità, dove il punto focale si sposta di continuo, senza mai essere messo a fuoco. Così, vediamo inquietanti statue di cera che rivelano una macabra interiorità, esecrabili riti frammisti a grottesche e oscene sperimentazioni chirurgiche, loop temporali, orride realtà striscianti, viaggi su battelli attraverso acque che acqua non sono, sfidando la fisica e il senso del reale. Questi e altri racconti ci portano in località inesistenti, contenitori di una densa quanto perturbante materializzazione di suggestioni che strizzano l’occhio, nel vero senso fisico del termine, all’inquietudine.

 Esistenze dondolanti

sopra il brodo nero

di Antonio Pilato

Horti di Giano 2023

Weird, pag.178

 Recensione di Alessio Balzaretti

Iniziando questa recensione, trovo opportuno spendere due righe per inquadrare il genere weird in cui si posiziona questa raccolta di racconti di Antonio Pilato.

In realtà, dietro questo termine anglosassone, si nascondono nientemeno che autori del calibro di Edgar Allan Poe e Lovecraft, quindi due colonne portanti della letteratura capaci di fondere l’horror al fantasy, esplorando le paure dell’uomo, spingendosi nella sua psiche più profonda e nelle suggestioni che ne definiscono i limiti.

Il gotico, il macabro, l’ossessione, l’incubo, sono solo alcuni dei contesti in cui il genere weird trova ispirazione. Ma soprattutto è nel lato oscuro della quotidianità che si nascondono le ispirazioni più succulente per un romanziere che si cimenta in questo tipo di letteratura.

Esistenze dondolanti sopra il brodo nero è una raccolta di racconti brevi che portano il lettore in viaggio all’interno di mondi inesistenti ma possibili, simili tra loro ma estremamente diversi, come se ad ogni angolo dello stesso paese o della stessa cittadina, iniziassero storie tanto assurde quanto terrificanti.

Una galleria d’arte che nasconde una sala di torture, una famiglia che parte per un viaggio da cui solo un componente farà ritorno, una fabbrica i cui macchinari si alimentano degli operai che li fanno funzionare, un malato psichiatrico che racconta la realtà dal suo punto di vista e avanti così, verso tante piccole esistenze che potrebbero vivere nello stesso luogo ad insaputa l’una dell’altra.

Queste esistenze, apparentemente normali, dondolano sopra un liquido nero e putrescente, protetti da una barriera sottilissima come la superficie di un fluido. E sopra di esse ci sono delle entità pronte a spingercele dentro, fino a farle affogare, utilizzando l’inganno e la curiosità che l’uomo a sempre manifestato verso il male.

Antonio Pilato è un giovane autore dalle idee chiare e da un lessico in perfetta sintonia con il weird. Molto prolifico da quando ha deciso di mettere nero su bianco le sue idee, ogni anno produce raccolte o romanzi che stanno ridando ossigeno ad un genere letterario rinascente.

Il suo stile non è facilissimo da assorbire e risulta sicuramente meno scorrevole della narrativa classica.

Malgrado la moltitudine di racconti, i personaggi sono tutti originali, mai uguali l’uno all’altro, e non tanto per i nomi stravaganti che gli vengono affibbiati, quanto per le loro personalità ben definite.

Non tutte le storie raccontate mi hanno appassionato e se potessi dare un consiglio da lettore ad autore, suggerirei di selezionare e concentrarsi maggiormente su quelle vicende dove non manca il colpo di scena.

Unico appunto deciso che mi sento di fare è sulle prefazioni.

Sicuramente è importante per un autore emergente raccogliere approvazione da voci autorevoli, tuttavia è pericoloso presentare ad un lettore il proprio lavoro aprendo con due sviolinate di tale portata.

Le aspettative diventano altissime e quindi diventa difficile da sopportare l’errore su un tempo verbale alla seconda riga. Unico piccolo neo di tutta la raccolta

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Antonio Pilato


(Ravenna, 11 Marzo 1990) è uno psicopedagogista e scrittore italiano. Fin da bambino si appassiona alla letteratura dell’orrore, leggendo in casa e a scuola i romanzi brevi della serie Piccoli brividi di R. L. Stine. Terminati gli studi liceali, s’iscrive all’Università di Bologna, laureandosi in Scienze del Comportamento e delle Relazioni Sociali nel 2013, e in Psicologia delle Organizzazioni e dei Servizi nel 2015. Nel frattempo, inizia a conoscere più da vicino la prosa di S. King, leggendo diversi romanzi e alcune raccolte di racconti. Dal 2016, la sua visione della letteratura si allarga ad altri autori, primi fra tutti H. P. Lovecraft e T. Ligotti, i quali influenzeranno non poco i suoi pensieri e il suo immaginario, portandolo a laurearsi una terza volta nel 2018, questa volta in Pedagogia, e a dedicare la sua tesi di laurea proprio al tema dell’infanzia insita nei contesti della letteratura dell’orrore. Dal 2018 inizia a scrivere, preso da una forte ispirazione innata e arcana, una serie di racconti di genere weird che traggono ispirazione, oltre che dai suddetti scrittori, anche dalla penna di molti altri autori, come E. A. Poe, A. Christie, C. A. Smith, R. W. Chambers, E. S. Gardner e H. Murakami. Nel 2020 pubblica la sua prima raccolta di racconti, l’antologia intitolata Incubi grotteschi di esiliati sognatori, mentre nel 2021 pubblica il suo secondo libro, la novella Scienza ritegno. Nel 2022 pubblica, in collaborazione con Andrea Berneschi, Michele Borgogni, Simone Cicali e Francesco Primitivi, Europa Nera: Storie che confinano con la nostra, secondo volume dell’omonima serie antologica e nel 2023 un suo racconto è stato inserito all’interno dell’antologia Terrorea – Materia Corporis (Horti di Giano).